È cessata del tutto, poco prima della mezzanotte, l’attività parossistica dei quattro vulcanetti di fango che si sono aperti nel cortile di una palazzina di via Salso 40, a Paternò. I piccoli crateri si sono formati intorno alle 19.45 di ieri, dando vita a una colata fangosa che ha invaso il garage della casa e ha percorso oltre 250 metri lungo la strada, rendendola impraticabile sia per i mezzi a ruote sia per i pedoni. In poco più di un’ora sarebbero stati emessi oltre 40 metri cubi di fango.
Immediati sono scattati i controlli da parte di vigili del fuoco, polizia municipale e tecnici del Comune per verificare che non fosse necessario evacuare la famiglia Sambataro, che abita nell’immobile. Via Salso, però, è stata interdetta al traffico con un’ordinanza del sindaco Mauro Mangano. A una ditta privata, nel frattempo, è stato affidato il compito di rimuovere il fango attraverso un mini-escavatore. L’intervento è proseguito oggi, quando gli operai dell’azienda hanno realizzato una sorta di argine. In modo tale che se dovesse riproporsi lo stesso fenomeno la colata possa dirigersi più a valle, verso il serbatoio naturale delle Salinelle dei Cappuccini. A queste operazioni si sono aggiunte le attività di alcuni volontari che, muniti di pala e secchiello, hanno aiutato a sgomberare il cortile e il garage di casa Sambataro.
«Gli studiosi hanno misurato la temperatura di acqua e fango (undici gradi), per capire se l’attività fosse ancora in corso – spiega il primo cittadino Mangano – e hanno constatato che al momento i fenomeni sono cessati, anche se non è possibile sapere con certezza se ricominceranno. Negli ultimi mesi l’attività delle Salinelle si sta spostando verso est. Un fatto che negli ultimi 50 o 60 anni non si era mai manifestato». E che accade, invece, proprio all’indomani dell’inserimento delle Salinelle tra i geositi di interesse nazionale e mondiale. «Devono rimanere attrazioni turistiche e non dobbiamo rischiare che diventino pericolose per la cittadinanza», aggiunge Mauro Mangano.
Non pare preoccupato, però, Daniele Sambataro. Suo padre e sua sorella abitano nella casa al centro delle cronache. «Erano da poco passate le 20 di ieri sera – racconta – quando mia sorella mi ha chiamato chiedendomi aiuto. Io e mio fratello siamo arrivati sul posto ma non siamo riusciti a intervenire subito. Non ci è sembrato che ci fossero pericoli». Loro, del resto, si definiscono «tranquilli. Conviviamo con le Salinelle», conclude. Ad agosto l’allarme è scattato per l’apertura di tre bocche sempre nella stessa zona, anche se all’esterno dell’abitazione.
Da parte sua Rosa Anna Corsaro dell’Ingv precisa che «l’attività delle Salinelle è da sempre monitorata, trattandosi di un fenomeno di vulcanesimo secondario. L’Etna è in una fase di degassazione». Il geologo Orazio Caruso, uno dei massimi conoscitori delle Salinelle, poi, spiega il perché dell’apertura di queste nuove bocche: «Il gas ha trovato una via d’uscita, trovandosi di fronte alla permeabilità della roccia. È evidente che ha trovato poi una sorta di tappo, che non le ha permesso di manifestarsi come accade al solito. Non credo che allo stato attuale – conclude l’esperto – la presenza dei vulcanetti sotto le case esistenti possa rappresentare un pericolo per la loro stabilità».
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