Priolo non è più solo la «città delle industrie», ma negli ultimi anni è diventata anche quella dei fenicotteri rosa. «Mi piange il cuore a vedere così la riserva, se potessi la riaprirei già domani mattina ma ci sono questioni di sicurezza e di burocrazia che vanno rispettate», dice a MeridioNews Fabio Cilea, direttore della Riserva naturale orientata Saline di Priolo.
L’area, lo scorso 10 luglio, è stata distrutta da un vasto incendio. Adesso, si pensa già alla riqualificazione e alla fruizione del sito. Da un lato, con i volontari che si sono organizzati per ripulire dai rifiuti che si erano accumulati e, dall’altro, con la convocazione per la mattinata di domani di una seduta in commissione Ambiente all’Ars richiesta dal deputato siracusano del Pd Giovanni Cafeo.
«Un impegno da parte della politica nella direzione della ricostruzione post-incendio della riserva», commenta Cilea che è stato invitato direttamente dalla presidente della commissione Giusy Savarino. Insieme a lui, a essere auditi saranno tutti i soggetti interessati al destino della riserva: il coordinatore del comitato Amici della Riserva naturale di Priolo Alessandro Biamonte, il direttore generale Erg Power generation Srl Giancarlo Bellina, il direttore generale della Isab Lukoil Srl Durov Oleg, il direttore Enel di Augusta Michele Vinci, il direttore della Versalis Spa di Priolo Giorgio Tuccio, il direttore della Sonatrach Raffineria Italiana Srl Rosario Pistorio e il direttore della Sasol Italy Spa Sergio Corso.
L’idea sarebbe quella di elaborare una strategia comune per snellire e semplificare l’iter burocratico e gli interventi e, al contempo, trovare le risorse necessarie per rendere di nuovo fruibile il sito naturalistico. «Dai preventivi che siamo riusciti a elaborare in questi giorni – annuncia Cilea – siamo consapevoli che per riaprire la riserva sono necessari circa 450mila euro che servirebbero soprattutto per la ripiantumazione della flora e per la ricostruzione dei casotti». Le fiamme hanno devastato 50 ettari di bosco, molta vegetazione, i percorsi costruiti e i capanni di osservazione. «Per rendere fruibile di nuovo il sito, abbiamo cominciato a lavorare su due fronti – spiega il direttore della riserva – da una parte sulla quantificazione del danno e, dall’altra, sull’impostazione dell’iter burocratico da seguire».
Per rimettere in sesto quello che a più riprese è stato definito il «polmone verde di Priolo», Cilea ha previsto tre step di interventi che domani porterà sul tavolo della commissione dell’Ars. «Innanzitutto bisogna partire da ciò che si è salvato, cioé il capanno numero tre e il mulino. Per rendere fruibile almeno questo primo sentiero della riserva, è necessario tagliare gli alberi carbonizzati che, al momento, costituiscono un pericolo perché con il vento potrebbero cadere». Un intervento a medio termine permetterebbe di riaprire una parte un po’ più vasta dell’area. «Per questo – aggiunge – bisogna ricostruire il capanno numero uno e un ponticello che collega tra loro due sentieri».
Lo step più corposo e costoso impone infine la risistemazione del viale delle Tamerici e del capanno di osservazione più importante. «Nel caratteristico tunnel di alberi alcuni germogli sono già rinati – fa notare Cilea – La fase più importante sarebbe ricostruire il capanno di osservazione che rappresenta la punta di diamante di tutta la riserva: la palafitta costruita sull’oleodotto che permette di guardare da vicino i fenicotteri».
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