«Confermiamo che i sacchi del video del sub sono quelli della struttura creata dal Comune di Catania per il canale di gronda». Così Michele Maltese, comandante della Capitaneria di porto etnea annuncia l’esito delle prime indagini di oggi sui sacchi di cenere lavica ritrovati sul fondale marino da un sub al largo del lido Bellatrix, al lungomare etneo. «Dal punto di vista della preoccupazione maggiore, cioè quella che si tratti di una discarica di materiale, ci sentiamo abbastanza sicuri da escluderlo», continua il comandante.
Che si basa sulle analisi volute dalla stessa Capitaneria lo scorso anno, quando sono iniziati i lavori del Comune di Catania per il tunnel sottomarino della fogna pluviale cittadina. «Queste analisi, condotte dall’Arpa, hanno confermato che si tratta di materiali inerti, come previsto dal progetto – continua Maltese – I documenti da noi acquisiti a suo tempo, infatti, prevedono che la parte finale di questo tubo di scolo sia coperta da un manufatto con materiali inerti, i sacchi appunto, anziché essere scavata nella roccia». Materiali che dal Comune chiariscono essere sabbia vulcanica. «Adesso, coordinati dalla procura, faremo anche nuove verifiche amministrative – conclude il comandante – Per sapere quanto possono rimanere questi sacchi e quando devono essere tolti».
E non è solo la Capitaneria di porto a ricordare come del caso ci si fosse già occupati in passato. «Lo stanzino di casa mia dà proprio sul tratto di mare dove sono stati fatti i lavori – racconta Andrea, un sub residente in zona – Ricordo di una nave che è stata lì ferma per mesi a calare i sacchi, impossibile non vederla». Dalla terra così come sott’acqua. «La zona è molto frequentata dai sub, anche per le escursioni didattiche – continua il cittadino – Che c’erano i sacchi si sapeva, anche perché si trovano non troppo in profondità, a circa 30 metri».
E diversi sub ne erano a conoscenza anche per i disguidi provocati dai lavori alle loro immersioni. «Per un periodo nel litorale, proprio prima del golfo di Ognina, c’era tanta sporcizia – racconta Andrea – Si vedeva proprio un gioco di correnti d’acqua sporca molto probabilmente dovuto ai lavori sul fondale». Niente a che vedere, però, con un pericolo ambientale, sottolinea il sub: «L’impatto ecologico dei sacchetti è senza dubbio nullo rispetto ad altre opere come le draghe al porto di Catania, che alterano il fondale creando una secca che prima non c’era».
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