«Quello di oggi è un evento simbolico per accendere i riflettori su questo posto, che ci auguriamo diventi presto il museo di Catania vista la sua posizione nel cuore della città antica e popolare, che a due passi dal Castello Ursino sembra quasi chiudere un circuito». A parlare è Maria Costanza Lentini, direttrice del Polo regionale per i siti culturali di Catania, in occasione dell’inaugurazione, venerdì 16 giugno, della mostra archeologica Katane tra mito e rito. Testimonianze cultuali di Catania greca, ospitata all’interno dei locali dell’ex Manifattura tabacchi di Catania, in piazza San Cristoforo.
«Un primo passo per evidenziare le potenzialità che potrebbe avere questo edificio all’interno della città se venisse utilizzato», chiarisce la direttrice che auspica l’inizio dei lavori di riqualificazione entro gennaio 2018. In esposizione vasi corinzi, attici e greco orientali, terrecotte di età classica, statuette, ceramiche arcaiche e numerosi oggetti recuperati dal deposito votivo di piazza San Francesco. Che, come spiega Fabio Caruso, curatore della mostra e ricercatore dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali del consiglio nazionale delle ricerche, «è uno dei più grandi di tutto il Mediterraneo antico, su cui hanno lavorato generazioni di archeologici». «Abbiamo semplicemente fatto una scelta sul materiale da esporre al pubblico – continua lo studioso – Un assaggio rispetto a tutto quello di cui ci occupiamo, perché siamo convinti che Catania merita un museo archeologico tutto suo, come tutte le altre città siciliane».
«Siamo coinvolti nella mostra perché studiamo da anni questi materiali, che conosciamo molto bene – aggiunge la collega Antonella Pautasso -. Nel deposito ci sono migliaia di esemplari, molti in ottimo stato di conservazione, che vanno dall’inizio del sesto secolo al terzo avanti Cristo». In parte studiati, classificati e pubblicati grazie a un lavoro collettivo, in cui sono stati coinvolti anche alcuni studenti. «Quando si lavora tutti insieme si ottengono risultati piacevoli – osserva ancora Caruso – ed è un segnale importante ospitare la mostra proprio qui, nel secondo complesso più grande e ricco di storia dopo il monastero dei Benedettini».
L’esposizione è legata alla mostra didattica Le terrecotte greche. Per chi? Perché? Come?, versione italiana dell’esposizione francese Les terres cuites grecques. Pour qui? Pourquoi? Comment? organizzata, nel 2016, dall’Université de Lille 3, Sciences Humaines et Sociales, e dal Learning Center. «Dall’inizio dell’anno scolastico i ragazzi di tutte le scuole potranno partecipare al laboratorio di modellazione a matrice con i professori del Liceo artistico Luca Zuppelli e Maria Eleonora Bonincontro, che ha realizzato le bambole all’ingresso della sala didattica» – commenta Pautasso, che svela come già quest’estate i bambini del grest potrebbero avere un assaggio in tema di disegno e modellazione.
«È una bella mostra a cui il Comune partecipa con dei pezzi rilevanti la cui sede naturale è il Castello Ursino», afferma Orazio Licandro, assessore ai Saperi e alla bellezza condivisa. «Questa struttura è magnifica – conclude – e se diventasse uno dei luoghi sempre aperti e ricchi di attività la città continuerebbe a guadagnare posti in classifica».
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