Rubrica/New York New York. La requisitoria del prof. Saviano

E se fosse tutto inutile? Il vertice di Bruxelles è terminato da poche ore, e ci rimane impressa la dichiarazione del premier italiano Mario Monti, che si lascia scappare: “Può darsi che tutto questo non basti…”. I giornali parlano di un’Europa “germanica”, più rigore, disciplina e sanzioni per chi non rispetterà le linee di bilancio del nuovo trattato.

La sensazione è che i leader riuniti a questi vertici siano “out of touch”, perché i mali che hanno scatenato la crisi globale non sono annidati sulle pensioni che vogliono smantellare o le tasse che vogliono aumentare.

Giovedì sera siamo andati alla New York University per andare ad ascoltare un dibattito tra Roberto Saviano e l’economista Nouriel Roubini, sul tema della crisi economica internazionale e in particolare sui suoi effetti negli Stati Uniti e in Italia. Lo scrittore di Gomorra ha appena terminato di insegnare alla NYU un corso sulla mafia, che gli ha permesso di vivere a New York negli ultimi mesi senza più sentirsi, come in Italia, un uomo braccato e sotto scorta 24 ore su 24. Ma anche alla NYU le misure di sicurezza erano al massimo livello per un evento che ha visto prima Saviano e poi Roubini, condannare il sistema finanziario ed economico che ha creato questa crisi.

Saviano ha iniziato ringraziando chi gli ha permesso questa esperienza a New York, quindi soprattutto la storica Ruth Ben Ghiat del dipartimento di studi italiani della New York University e il direttore della Casa italiana Zerilli Marimò Stefano Albertini.

Molto pessimista, l’intervento di Roubini. Per l’economista della NYU, gli interventi fiscali senza lo stimolo alla crescita non vinceranno la crisi e non daranno chance all’Europa, anche se ha poi detto di stimare Monti definendolo l’unica possibilità che resta all’Italia per farcela. Per Roubini, la crisi non è stata causata dalla prevedibile bolla immobiliare scoppiata in America, ma le cause arrivano molto prima, su un sistema economico che ha accentuato le ineguaglianze, riducendo il potere di acquisto dei salari e costringendo la classe media ad indebitarsi sempre più per poter sostenere un tenore di vita dignitoso. Per Roubini, l’economia mondiale in questo momento è come un areo che è rimasto ad alta quota in stallo e se non arriverà subito più potenza è destinato a precipitare.

L’intervento di Saviano è stato un “j’accuse” contro le grandi banche, soprattutto americane, per la loro complicità con la criminalità organizzata per il lavaggio del denaro sporco. “Immensi flussi di denaro” che le mafie hanno fatto confluire nel sistema finanziario col riciclaggio di capitali provenienti dal narcotraffico e da altre attivitá illecite. Durante la breve parte dedicata alle domande, che il pubblico doveva scrivere su bigliettini letti dalla moderatrice Ben Ghiat, Saviano ha attaccato il precedente governo Berlusconi: “Per la situazione italiana – ha detto Saviano – i mercati sono responsabili, ma una responsabilità ancora maggiore ce l’ha il governo, posso dire per fortuna, precedente”. E ancora: “Il governo Berlusconi non ha preparato il Paese in nessun modo a difendere la propria economia da questa crisi internazionale. Anzi, sino a pochissimi mesi fa venivano diffuse attraverso i media dichiarazioni sdrammatizzanti. Vere e proprie menzogne”. E Saviano vede anche un disegno strategico nella decisione del governo Berlusconi di dare le dimissione e lasciare il posto al governo tecnico di Mario Monti: “La cosa più complessa – ha affermato Saviano – è che il governo italiano non è stato sconfitto in elezioni e quindi la strategia della ex maggioranza, secondo me, è quella di mettersi da parte, mostrare che chi li ha sostituiti porta avanti politiche drastiche, drammatiche, e tornare come coloro che non avrebbero mai fatto operazioni del genere”.

Soluzioni per la crisi? Saviano ha detto che lui non ha la formula magica, ma nel riferirsi al denaro liquido delle mafie che circola e droga l’economia mondiale, ha ribadito che i media hanno una funzione importantissima nella mobilitazione dell’opinione pubblica e che i movimenti come Occupy Wall Street stanno tenendo sotto pressione le banche e possono portare al cambiamento. Per Saviano, questi miliardi di dollari di denaro sporco che avvantaggia solo le imprese di imprenditori mafiosi come il capo camorrista Michele Zagaria arrestato due giorni fa, devono essere recuperati per ristabilire le regole economiche e favorire le aziende di imprenditori onesti che invece vengono messi fuori gioco perché schiacciati da imprenditori mafiosi e dalle loro convinvenze con la politica.

Il seguito lo lasciamo alla forza delle parole pronunciate da Saviano all’NYU, sperando che contribuiscano ad alimentare il fuoco dell’ indignazione del 99% degli americani, così come degli italiani e degli europei, cioè di noi tutti vittime di un sistema economico e finanziario avvelenato.

Dopo i ringraziamenti per chi gli ha permesso di insegnare e vivere a New York in questi ultimi mesi, Saviano inizia dicendo di essere “come ossessionato dallo sguardo rivolto all’economia criminale: al riciclaggio del denaro sporco, a dove finissero i capitali della criminalità organizzata. Quindi in realtà verso questa crisi internazionale non ci sono arrivato con un modello interpretativo da economista o da storico dell’economia. Ci sono arrivato con uno sguardo macchiato o condizionato dall’osservatore di denaro sporco, dal denaro che non lascia traccia. Meccanismi complessi da osservare, difficile da disegnare. Che raramente vengono scoperti e discussi nelle aule di tribunale e nell’inchieste giornalistiche. E’ piú facile arrestare un boss, perché ha fatto degli omicidi, è più facile sequestare della cocaina, è più facile sequestare un bene immobile, una villa, un palazzo una barca. Ma è difficilissimo individuare il denaro contante, la liquidità. Vale la pena ora fare un’analisi quanto all’interno di questa crisi economica, conti una gestione scellerata da parte del sistema finanziario legale rispetto ai capitali criminali. Le banche europee e statunitensi lavano tra i 500 e i mille miliardi di dollari di denaro sporco ogni anno… In un decennio sono stati lavati tra i 2500 e 5000 milardi di dollari che sono passati negli istituti finanziari americani e messi in circolo. Quindi se sommiamo l’evasione fiscale ai narco dollari, parliamo di 100 miliardi di dollari l’anno, che fanno appunto un trilione in 10 anni. Dagli anni Novanta ad oggi – e questa è una cifra che riguarda il denaro scoperto e osservato dalle inchieste – sono entrati negli Stati Uniti 5.5 trilioni di dollari provenienti da estorsioni, narcotraffico, traffico di essere umani e altre operazioni criminali. Di questi, 500 miliardi di dollari sporchi che entrano ogni anno attraverso le banche americane eccedono di misura le entrate nette di tutte le compagnie tecnologiche del Paese. Queste entrate annualmente superano i trasferimenti netti dei maggiori produttori petroliferi, dell’industria militare e dell’industria aereonautica. Stiamo parlando quindi non, come si crede, di un problema marginale, ma stiamo parlando del problema. Non è un’economia marginale, questa è l’avanguardia dell’economia”.

“Spesso si pensa che questo discorso sia lontano da noi… Credi che i tuoi occhi difficilmente possano incontrare questo tipo di operazioni. Una delle più grandi banche americane, Citibank, deriva una alta percentuale dei suoi profitti dai servizi offerti ai criminali e dai conti su cui depositano i loro soldi. Le banche statunitensi hanno sviluppato un elaborato set per trasferire fondi illeciti negli Stati Uniti. Investendoli in business legali o trasformandoli in bond del tesoro e dunque legittimandoli. Nonostante le denunce e le richieste di più controllo pubblico sulle operazioni bancarie, le banche continuano le loro pratiche, la somma di denaro riciclato aumenta perché né i governi né, tantomeno, le banche hanno interesse a minare gli alti profitti che tengono in vita la loro sempre più fragile economia. La prima cosa da sapere, o meglio quello che ho sempre utilizzato osservando questi fenomeni, è che il riciclaggio viene fatto dalle banche maggiori. Le attività del riciclaggio non riguardano un singolo individuo, ma vengono portate avanti con il supporto degli alti livelli delle istituzioni finanziarie stesse. Succede spesso che quando beccano un dirigente che magari ha fatto un’operazione troppo veloce, quel dirigente viene considerato un dirigente infedele e quindi la banca dice: è colpa sua. E’ colpa di quello sportello, è colpa di quel direttore è colpa di quel funzionario. Quasi mai quel funzionario coinvolge gli alti livelli. In cambio del silenzio avrá una buona assistenza legale e una buona protezione…”.

“Ma c’è un caso che voglio raccontare. È il caso di Raoul Salinas, fratello dell’ex presidente messicano, e Citibank. Raul Salinas ha riciclato in Citibank 200 milioni di dollari. Quando Salinas è stato arrestato ed è venuto alla luce lo scandalo del furto di fondi governativi, Amy Elliot, il suo consulente personale alla Citibank, dichiarò: ‘Qual è il problema, tutti sapevano in Citibank che questi soldi di Salinas provenivano dai fondi governativi che aveva rubato in Messico, perché ve la prendete adesso con me che ho solo fatto da mediatore?’ Citibank, uno dei maggiori riciclatori e una delle maggiori banche con 180 mila impiegati nel mondo e 700 miliardi di asset dichiarati e oltre 100 miliardi in conti segreti e uffici che offrono servizi di private banking in 30 Paesi…”.

“Negli ultimi venti anni la crescita bancaria delle attività illecite ha tolto risorse a quelle lecite. E’ questo l’elemento fondamentale. Cioè qui non si stratta solo di rispondere come risponderebbero i cinici, o quelli che ascoltando questo mio discorso potrebbero dire: ‘Ma dai su, adesso fai il moralista, ma il mondo funziona così fratello, ma che ti credi che quando bisogna fare soldi, che quando deve girare l’economia devi chiedere come questo denaro è stato fatto e chi l’ha fatto? Il danaro è danaro punto. Io, direbbe un broker spietato, non ho ammazzato nessuno. Io non voglio neanche sapere… Ecco questo modo di pensare, di agire questa incapacità delle banche, anzi non volontà di accertare le origini del denaro, ha sicuramente infettato il sistema. Il sistema finanziario è stato spesso sostenuto dai governi con l’obiettivo di far cresce l’economia, dare credito agli imprenditori… Insomma non costruire ricchezza ma costruire sviluppo. In questo modo è esattamente il contrario. Ecco quello che io direi al broker spietato che direbbe che è stato sempre così, il denaro ha sempre una origine ambigua, ha sempre a che fare con il sangue e l’orrore, io gli risponderei: in realtá, questo veleno toglie spazio alla forza del danaro per l’impegno del talento…”.

“Mentre la speculazione e il debito degli Stati gioca un ruolo chiave nel minare gli standard di vita, il multi trilionario sistema di riciclaggio mantiene in vita e alimenta la prosperità dell’Europa e Stati Uniti. Almeno prima della crisi. James Petras, il sociologo che ha studiato il sistema di riciclaggio negli Stati Uniti, aveva intuito che tutto questo veleno non poteva costruire un sistema finanziario ed economico solido.

Tutte queste notizie sono uscite, nessun giornale le ha ignorate, né qui né in Europa. Ma non con lo scandalo e il peso reale. Questa roba riguarda noi, qualsiasi persona che ha avuto un credito respinto, vuole aprire un’impresa e non ci riesce, fanno storie per un negozio… cioè questa storia non riguarda semplicemente la morale, ma la gestione delle risorse.

In Italia si è appena chiuso un processo molto importante in cui è emerso che l’ex vice ministro dell’economia del governo Berlusconi (Cosentino, ndr), garantiva, secondo le accuse, che il sistema finanziario italiano, o una parte di esso, desse denaro ad imprese legate ad organizzazioni criminali che non meritavano formalmente questi finanziamenti, perché non avevano la solidità economica, ma il sistema finanziario italiano elargiva denaro a queste imprese proprio perché sapeva che dietro c’era il denaro sporco. Che è quanto di più sicuro nei momenti di crisi possa esistere. Più sporco è il denaro e più sicuro è l’investimento… Mentre in Italia un viceministro all’economia può essere cosí vicino alla mafia, alla camorra, in America le cose sono un po’ più complesse. Per un politico che diventa mediatore di una cosa del genere, un politico così in alto, è tutto più complesso e più difficile, si pensa ad un altro tipo di mediazione. In qualche modo la politica deve allontanarsi per non sporcarsi in prima persona…”.

“Ma mai negli ultimi anni c’era stata negli Stati Uniti questa sorta di indignazione collettiva sul sistema finanziario. Lo scandalo Wachovia è stato un attentato al diritto. Nel marzo 2010, davanti alla corte distrettuale di Miami, la Wachovia firma una transazione su quella che viene definita la più grande violazione sulla segretezza bancaria della storia degli Usa. L’Istituto versa 110 milioni di dollari alle autorità federali americane per aver consentito una serie di transazioni collegate al narcotraffico e ha pagato una multa di 50 milioni di dollari per non aver vigilato su contante usato per una spedizione di 22 tonnellate di cocaina. Poi la banca è stata sanzionata perché non ha applicato le restrizioni anti riciclaggio al trasferimento sui conti correnti in dollari di 378 miliardi di dollari, una somma equivalente ad un terzo del Pil del Messico, provenienti dalle agenzie di cambio messicane con cui Wachovia faceva affari. Dichiara il procuratore generale Jeffrey Sloman: “Il diprezzo della Wachovia per le nostre leggi bancarie ha virtualmente dato ai cartelli internazionali della cocaina carta bianca per finanziare le loro attività.’ In totale, però, la multa equivale a meno del 2% per cento dei profitti che la banca ha ottenuto nel solo 2009, pari a 12.3 miliardi di dollari… La Wachovia è stata acquistata dalla Wells Fargo nel 2008 proprio mentre la Wells Fargo riceveva un finanziamento pubblico di 25 miliardi di dollari…”.

“Dinanzi a questo inferno, la risposta dell’individuo è: ma che posso fare? Di fronte ad ogni giorno quelli che ti ripetono, c’è la crisi dottore, ecco questa risposta eterna che è l’inizio della fine, c’è la crisi e quindi tutto sembra giustificare la mancanza di stipendi decenti, di investimenti decenti, ecco tutto questo sembra distruggere l’individuo. Schiacciato da poteri che sembrano quasi Dei maligni. E invece la storia di Wachovia è stata scoperta perché c’era un individuo, un giovane funzionario, si chiama Martin Woods, che lavorava alla Wachovia e credeva nel sistema democratico, un liberale americano che aveva fatto buoni studi e aveva vinto il posto con un concorso, ecco che viene messo allo sportello antiriciclaggio di quella banca. La sua applicazione è quella del principio del conosci il tuo cliente per individuare il denaro sporco, elemento fondamentale contro il riciclaggio del denaro. L’attività bancaria responsabile si è sempre basata sulla conoscenza del cliente e lo fa ancora. Quando Woods arriva alla Wachovia la prima cosa che nota è la mancanza di informazioni sui clienti… Alla banca nessuno si faceva le domande più elementari: è una vera transazione o è finta? … Invece di avviare una inchiesta, la Wachovia decide di isolare il suo esperto di antiriciclaggio… Woods trova nella collaborazione con la Dea il modo di mettere insieme i pezzi del mosaico. Un uomo fa bene il suo lavoro – e per fortuna non è la maggior parte del mondo che si è infettata – fa una relazione e la manda a chi di dovere. Inizia il governo americano a capire… Alla fine la Wachovia preferisce pagare invece che andare a processo….”

“Tra il primo maggio 2004 e 31 maggio 2007 la Wachovia ha fatto transitare un totale di 378 miliardi di dollari provenienti dal narcotraffico. Più di quanto spende l’intera amministrazione della Gran Bretagna. Tutto questo non è stato scoperto da un investigatore matto che ha deciso di fare un inchiesta e andare in tv etc. Tutto questo è stato scoperto dallo Stato e sono dati che si trovano ovunque. Ma la domanda è: tutto questo quanto conta sulla crisi economica? Può non contare? Può essere in fondo soltanto un dettaglio? Io non so dare davvero una risposta. Quello che mi sento di descrivere è un mondo, quello economico e finanziario, che ha progressivamente abbassato la guardia, ha rinunciato agli anticorpi, ai vaccini e si è fatto infiltrare dai capitali criminali , perché sono più facili, più immediati, più veloci. Tutto questo non ha permesso ai mercati finanziari di avere regole e nel tempo ha costruito l’onnipotenza dei sistemi bancari che non nascono più con l’obiettivo di costruire sviluppo e di essere istituti fondamentali che selezionano ricchezze, che permettono di sviluppare credito e di sviluppare imprese, territorio e cultura. Invece sempre di più l’unico obiettivo non è stato semplicemente quello di guadagnare, è stato guadagnare ad ogni costo. Che è qualcosa di ben diverso. Violando le regole, che non sono regole morali, ma sono regole che servono a far andare avanti il sistema, a selezionarlo, migliorarlo”.

“Ovviamente non ho soluzioni, magari le avessi. Sento che è necessario, e concludo, che nel piano internazionale ci sia un incontro vero, formale e profondo non solo tra le polizie, che fanno un ottimo lavoro, ma tra i governi che dovrebbero chiarire il ruolo dei conti off-shore di un sistema finanziario che permette di essere aggirato e portare qualsiasi denaro fatto con qualsiasi metodo all’interno del sistema economico legittimo. Io vengo da una terra dove l’imprenditoria legale è stata compromessa dalla falsa concorrenza dell’imprenditoria illegale. I boss della mia terra, con l’ultimo arrestato ieri, Michele Zagaria, sono imprenditori mafiosi, non mafiosi imprenditori. Questo significa che illegalità è un momento della legalità. Al Capone è un criminale i cui investimenti legali sono un momento della sua attività illegale. Michael Corleone vuole diventare un imprenditore e anche in questo caso il suo tentativo è un momento di una vita illegale. Oggi non è così: i mafiosi hanno una vita legale, imprese edilizie, rifiuti, trasporti, supermercati, ristoranti, case di moda, che usano momenti di crimine per difendere i propri affari e guadagnare sempre di più. Tutto questo comporta, e io spero che il nuovo governo italiano lo affronti e può farlo, che esiste un tesoro che può essere aggredito e che non può non essere aggredito in questa fase cosi difficile. Non è pensabile che in queste manovre non ci sia una voce per aggredire con più solerzia le attività finanziarie delle banche che hanno collaborato con loro. Costrigendo questi sistemi finanziari non solo a collaborare con i giudici e denunciare i loro funzionari infedeli, ma costringendo questi istituti finanziari ad aiutare l’imprenditoria legale che è stata sconfitta da quella illegale…”.

 

Pubblicato su Ameri Oggi l’11 dicembre 2011

 

 

Stefano Vaccara

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