Rubrica/Incontri particolari-Con Platone nel mondo delle Idee

I nostri piedi sembrano volare sulla strada e, ad un tratto, ci imbattiamo in uomo con due spalle larghe che medita profondamente e guarda verso il cielo. Mi avvicino e gli chiedo:

– Cerca forse qualcuno?

Di colpo si volta, mi guarda intensamente e dice:

“Semmai qualcosa”.

– Qualcosa? E cosa?

“Qualcosa di vero. Qualcosa che possa essere definito essere nel vero senso della parola. Ah, mi scusi, non mi sono ancora presentato:Il mio nome è Platone”.

Molto piacere, io sono un viaggiatore che ama spendere il proprio tempo visitando luoghi e conoscendo persone interessanti. Mi scusi, ma vorrei tornare alla sua precedente affermazione. A cosa si riferisce quando dice qualcosa di vero?

“Mi riferisco semplicemente a qualcosa di stabile, di immutabile, di eterno e che sfugge ad ogni tipo di mutamento”.

– E queste cose di cui lei parla hanno un nome? E soprattutto esistono?

“Certo che esistono. Io le ho chiamate Idee. Le Idee son quei modelli di cui le cose del nostro mondo sono soltanto le pallide copie, e al sommo di tutte le Idee esiste un’Idea suprema: Il Bene. Tutte le altre tendono verso quest’utlima”.

– Può farmi un esempio che mi chiarisca meglio le Idee?

“Certamente. Immagini di trovarsi di fronte alla più bella donna che abbia mai visto, così bella che sembra quasi Venere scesa in terra. Ora, lei sa meglio di me che questa qualità svanirà col passare del tempo e che quando questa donna invecchierà, perderà la sua qualità. Invece, in un mondo lontanto da qui chiamato Iperuranio esistono delle Idee immutabili come, ad esempio, l’Idea della bellezza,o della giustizia o ancora del coraggio che rimangono immutabili e hanno in se stesse la pienezza dell’essere”.

– E noi uomini come potremmo definirci?

“Noi siamo schiavi imprigionati in una caverna. Crediamo di conoscere la verità, ma in realtà vediamo soltanto ombre”.

– E cosa possiamo fare per tornare ad essere liberi?

“Dobbiamo avere il coraggio di saper vivere da uomini liberi, ma soprattutto di morire da uomini liberi, come il mio maestro Socrate. Alla nostra morte l’anima riuscirà a liberarsi dal carcere del corpo e potrà tornare a contemplare nuovamente le idee”.

 

 

Lorenzo Marciante

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