‘Rosso Malpelo’, dai banchi alla vita vera

Si è tenuta ieri, presso la Federazione Nazionale della Stampa (FNSI) la conferenza su “Rosso Malpelo”, nuovo film di denuncia sullo sfruttamento minorile di Pasquale Scimeca, nelle sale ad aprile. Presenti, oltre al regista stesso, il Segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, il cineasta Bernardo Bertolucci e Don Luigi Ciotti dell’associazione Libera.

La pellicola, interamente girata nel territorio ennese e più precisamente tra Sperlinga e la miniera Grottacalda-Floristella, è una rivisitazione della nota novella di Giovanni Verga, seguendo la corrente del neo realismo di Visconti e Rossellini, assunta a metafora dello sfruttamento dei bambini costretti a lavorare nelle miniere, “prerogativa” oggi dei Paesi del sud America e dell’Asia.

Ma “Rosso Malpelo” è anche parte di un ambizioso progetto in collaborazione con il sostegno della Cgil, di Libera, Arci, Agis Scuola rivolto ai piccoli di due comuni boliviani di Atocha e Cotagaita nel Potosì, regione mineraria tra le più depresse del Paese, dove vengono ancora sfruttati molti minori che fanno parte di quell’esercito di un milione di bambini e adolescenti minatori denunciato dall’Oil (l’Organizzazione Internazionale del Lavoro) e che rappresenta una tra le più intollerabili forme di sfruttamento umano. Progetto condiviso dagli attori, dai tecnici e da tutti i lavoratori che hanno reso possibile la realizzazione del film prestando la loro opera con paghe al minimo sindacale. Sarà infatti aperto un conto speciale presso la Banca Etica, dove si verserà l’intero incasso del film, oltre ai proventi della vendita dei diritti televisivi.

Liberarli dal lavoro e garantirgli cibo e scuola è l’obiettivo che si prefigge il regista siciliano, attraverso il progetto “Cento scuole adottano 1000 bambini”, che prevede le proiezioni in anteprima in cento scuole di tutta Italia nel corrente mese. Si tratta di un’iniziativa molto valida per sensibilizzare i ragazzi e spalancare i loro occhi dinanzi a qualcosa che non immaginano, non conoscono: un mondo così lontano ma anche così vicino, che altri hanno avuto la sfortuna di abitare sin dalla nascita. Per fermarsi a riflettere ed essere solidali, per lo meno col pensiero.

Interessante il discorso di presentazione di Scimeca: “Secondo i dati forniti dall’ UNICEF oggi nel mondo vi sono 218 milioni di bambini che lavorano. Con le loro piccole mani cuciono le scarpe con le quali camminiamo, i palloni con i quali giochiamo, fanno i tappeti che arredano i nostri salotti, lavorano nei campi e nelle fabbriche, raccolgono immondizie, chiedono l’elemosina, si prostituiscono. Tutte forme di sfruttamento odioso, inumano, che non dovrebbero più esistere, ma che purtroppo alimentano una parte notevole del sistema economico mondiale.
Tra tutte le forme di sfruttamento, quello dei bambini che lavorano nelle miniere è senza dubbio il più odioso e intollerabile. Perché in miniera i bambini sono costretti a lavorare al buio, dentro cunicoli che sprofondano nelle viscere della terra, senza aria né luce, in ambienti malsani, in promiscuità con uomini che a causa del caldo spesso lavorano nella più completa nudità.
Per i bambini è naturale avere paura del buio, delle ombre, dei fantasmi, dei rumori improvvisi. Entrare in una miniera provoca un senso di spaesamento, di alienazione dalla realtà che sconvolge e atterrisce persino gli adulti, provate a pensare cosa può succedere nella mente di un bimbo di nove anni che per guadagnare un dollaro o due è costretto a passarvi l’intera giornata, le settimane, i mesi, gli anni. Ogni mattina, ogni santa mattina, quando spunta il sole sul civile Occidente e le madri accompagnano i loro figli a scuola, nel resto del mondo una moltitudine di piccoli esseri scende nel profondo della terra, scava minerali, trasporta pietre e carbone su e giù per anfratti e cunicoli, E quando viene sera e ritornano in superficie, il buio della notte li avvolge un’altra volta e ce li nasconde, a noi, che siamo ben felici di non poter vedere né sentire.”

E conclude con un forte interrogativo: “Ma quanti sono i bambini che ancora oggi lavorano nelle miniere? Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) sono più di un milione. Più di un milione. Mio Dio, quant’è più di un milione! Quanto una città. Un’intera città popolata da bambini che vivono sotto terra come topi, abbandonati a se stessi come cani randagi. E noi non riusciamo a vederli.”
Per riuscire a raggiungere il primo obiettivo, ovvero cinquecentomila euro per mille bambini, l’associazione decide dunque di partire dalle scuole “dove ci sono i giovani, gli insegnanti, i presidi, una bella fetta di quella società civile che vorremmo si indignasse e dove, d’altra parte, Rosso Malpelo si studia nei libri di testo”. Ogni scuola, con il ricavato dei biglietti venduti, adotterà un bambino liberato dalla schiavitù del lavoro nelle miniere.

Le scuole che vogliono aderire all’iniziativa di solidarietà e proiettare il film possono contattare la produzione cinematografica al seguente indirizzo di posta elettronica: nennella8@libero.it.
A dare il via al programma sarà la città di Catania in cui Venerdì 9 marzo si terrà l’anteprima siciliana del film “Rosso Malpelo” presso l’Auditorium del Centro Culturale “Le Ciminiere” alle ore 20.30. Per ulteriori informazioni, visitate il sito http://www.rossomalpelofilm.it/

Benedetta Motta

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