Rivolta siciliana, onore alla Padania

I tg nazionali continuano a ridimensionare (se non a tentare di screditare) la portata delle Cinque giornate siciliane. La rivolta organizzata dal Movimento dei Forconi che si sta estendendo a macchia d’olio in tutta la regione e che sta unendo in un unico grido di battaglia agricoltori e autotrasportatori, artigiani e marinerie, commercianti, studenti e tanti siciliani stanchi di una classe politica indecente, spaventa non poco. E hanno ragione: basta pensare che la Regione siciliana presieduta da, Raffaele Lombardo – solo per citare un esempio – a fronte della gravissima crisi che investe gli agricoltori dell’Isola, non ha trovato di meglio che ‘foraggiare’ l’azienda agricola e l’azienda agrituristica della stessa moglie di Lombardo, elargendole, complessivamente, circa 400 mila euro. Queste è l’idea dell’ ‘Autonomia’ che hanno i governanti sicilianI: impadronirsi delle risorse pubbliche e saccheggiarle.
Ora, però, tutte queste cose stanno venendo fuori. E questo spaventa tutta la politica siciliana truffaldina e mafiosa perché è contro tutti i partiti esistenti. Spaventa i poteri forti della Sicilia – mafia in testa – perché mina alle basi un sistema di potere contorto. Spaventa i grossi mezzi di informazione che da essi sono controllati. Non a caso, proprio stamattina, i poteri forti della Sicilia chiedono alla magistratura di indagare sul movimento. Dimenticando che i primi ad essere indagati dovrebbero essere i personaggi che, negli ultimi cinque anni, in Sicilia, si sono arricchiti con la gestione truffaldina dei rifiuti e dell’acqua. Acqua che, in barba al referendum, in Sicilia continua ad essere gestita dai privati. Agli amici della Padania promettiamo che nei prossimi giorni racconteremo – per citare un esempio emblematico – come ad Agrigento e provincia viene gestita ancora oggi il servizio idrico.
Non ci stupisce dunque che ci siano in atto tentativi di infangare una lotta che nasce dalla gente. In questo buio, una luce brilla sopra le altre: il quotidiano La Padania dedica un importate articolo in prima pagina alla rivolta siciliana. Cosa che la maggior parte della carta stampata nazionale più famosa non sta facendo se non per menzionare qualche incidente. Onore al merito. Sarà che, nonostante tutto, i padani hanno molte più cose in comune con i siciliani di quanto si pensi.

A cominciare dalla battaglia contro uno Stato unitario che non ha funzionato e contro tutti gli ascari e i ladri (siciliani e padani) che per decenni (e ancora oggi) hanno venduto e vendono la loro terra e la loro gente ad un potere centrale asservito a tutto tranne che al bene comune. Del Nord come del Sud. Loro vogliono il federalismo. Noi lo abbiamo già con lo Statuto siciiano, anch’esso venduto e tradito.
Una battaglia comune dietro ogni velo di maya.

Il nostro giornale vuole avviare una collaborazione i colleghi della Padania. Per raccontare quello che in Sicilia viene tenuto nascosto. E cioè, per esempio, a quanto ammonta il vero deficit della Regione siciliana che va oltre i 5 miliardi di euro. Soldi che, alla fine, non potranno che essere pagati dal resto d’Italia – e in particolare dal Nord Italia – perché la Sicilia è stata ormai ridotta in ‘bolletta’ (dalle nostre parti in ‘bolletta’ significa sull’orlo del dissesto finanziario).

Luisa di San Frediano

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