Le giovani migranti obbligate a prostituirsi in Italia per riscattare il costo del viaggio della speranza cominciano ad avere meno paura dei riti voodoo a cui vengono sottoposte prima della partenza e una maggiore volontà di denunciare. Questo grazie all’editto del Re Oba Ewuare II di Edo Stato, nel sud della Nigeria, che li ha dichiarati nulli. È uno dei particolari emersi dalle intercettazioni della squadra mobile della questura di Catania che ha portato al fermo di una coppia di nigeriani: il 21enne Frank Josiah e sua moglie Edith Josiah, di 25 anni, che avrebbe svolto il ruolo di madame.
Tratta di persone, sfruttamento della prostituzione, anche minorile, e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I coniugi sono accusati di aver reclutato giovani in Nigeria e in Libia. L’inchiesta è nata dopo le indagini dell’operazione Revelation avviate sulla denuncia fatta, lo scorso aprile, da una minorenne nigeriana sbarcata a Catania l’11 ottobre del 2017 dalla nave militare francese Ducuing, insieme ad altri 134 migranti di varie nazionalità.
La minorenne sarebbe stata costretta a prostituirsi a Catania da un uomo di nome Frank, rintracciabile in un’abitazione nel quartiere San Cristoforo. Avendo dichiarato di essere maggiorenne, la ragazza è stata collocata in una comunità in provincia di Messina. Avvisata la madame avrebbe inviato il proprio marito Frank a prelevarla nella struttura. L’uomo l’avrebbepoi portata nell’appartamento della coppia dove sua moglie Edith l’avrebbe, nel giro di una settimana, avviata alla prostituzione per farsi restituire i 15mila euro di debito per il suo ingaggio.
Durante un controllo nella casa della coppia, gli agenti delle volanti della questura di Catania hanno trovato anche altre due giovani nigeriane, anch’esse con la stessa storia: sottoposte al rito voodoo nel loro Paese d’origine, sarebbero state costrette a prostituirsi in strada per ottenere i soldi necessari a pagare il debito del viaggio. Dalle intercettazioni, inoltre, è emerso che dopo i controlli la coppia avrebbe pensato di allontanarsi dalla città. È questo il motivo per cui la direzione distrettuale antimafia ha emesso e fatto eseguire il loro fermo. I due sono stati portati in carcere.
Una delle vittime avrebbe raccontato di avere lasciato la Nigeria all’età di quattordici anni a causa delle condizioni di disperata povertà della sua famiglia, accettando la proposta di una connazionale che si trovava già in Italia che le aveva offerto di farsi carico delle spese del viaggio verso l’Europa con l’accordo che qui avrebbe poi lavorato alle sue dipendenze come prostituta e con i guadagni avrebbe pagato il debito maturato.
Lo schema è quello ormai noto alle forze dell’ordine: la promessa di trovare un lavoro in Italia, l’organizzazione del viaggio verso la Sicilia e l’avvio alla prostituzione per ripagare il debito. Con la paura di malattia o morte dei propri cari imposta con riti tribali.
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