Una dozzina per sganciarsi dal passato e mettere le basi per una profonda riorganizzazione della gestione delle aree naturali. La giornata odierna potrebbe essere importante per il futuro dei siti protetti in Sicilia. In quarta commissione all’Ars, quella che si occupa di ambiente e territorio, dovrebbe arrivare a conclusione – con tanto di voto su testo ed emendamenti – il disegno di legge sulla riserve regionali. La riforma, annunciata da Nello Musumeci all’inizio della propria avventura a palazzo d’Orleans, a differenza di altre – destinate a rimanere nella pancia di sala d’Ercole spesso per la fatica di farle digerire non solo all’opposizione ma anche a quella che fino a poco tempo fa era la maggioranza – pare avere buone probabilità di essere esitata. L’obiettivo è riuscire a portarla in Aula in maniera autonoma, prima che si torni a discutere di finanziaria. Nella consapevolezza che, girata quella boa, ad attendere tutti ci sarà la campagna elettorale.
Arrivare ai comizi di fine estate potendo parlare di ambientalismo da una nuova prospettiva rappresenterebbe un buon argomento un po’ per tutti. Tanto per il centrodestra quanto per il Movimento 5 stelle. Sul testo della riforma i partiti sembrano avere trovato la quadra, tramite una rivisitazione sintetica di quattro ddl targati Pd, autonomisti, cinquestelle e Diventerà bellissima. La principale novità è costituita dalla costituzione di SiciliaNatura, ente di diritto pubblico dotato di autonomia sul piano organizzativo e patrimoniale e sottoposto alla vigilanza dell’assessorato al Territorio. Da questa cabina di regia centralizzata passerebbe la gestione delle riserve naturali, ma anche di geositi e dei siti che fanno parte della rete Natura 2000, il programma di tutela degli habitat promosso dall’Unione europea.
L’ingresso sulla scena di SiciliaNatura servirebbe anche a sanare quello scisma nella gestione delle aree naturali che nell’isola va avanti da decenni, tra riserve la cui gestione è in capo a enti pubblici – Regione, tramite l’ex Azienda foreste demaniali, ed ex Province – e altre affidate alle associazioni ambientaliste. Con una ripartizione diversificata e che risente anche del peso specifico delle singole realtà, in Sicilia a occuparsi di riserve regionali – poco più di una ventina in tutto – sono state finora Legambiente, Wwf, Lipu, Rangers, Cai, Italia Nostra, Gruppi Ricerca Ecologica (Gre) e il Cutgana, il centro di ricerca legato all’Università di Catania.
«Noi siamo contenti di questa legge, farà fare a tutto il settore uno scatto in avanti – dichiara a MeridioNews Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – Essere riusciti a trovare la quadra su un testo snello è importante, perché è importante portare a casa la legge per poi attendere gli atti amministrativi che nel dettaglio andranno a regolare il lavoro di SiciliaNatura». È consapevolezza diffusa che le riserve in questi anni gestite dalle associazioni stanno meglio di quelle in mano a Regione ed ex Province. Tuttavia, ciò non spaventa gli ambientalisti. «Il patrimonio umano e di esperienza maturato in questi lustri continuerà a essere funzionale alle riserve, non verrà disperso», sottolinea Zanna. Il riferimento è alla norma che prevede che il personale delle associazioni migri dentro il nuovo ente, formando un bacino di lavoratori con contratti di natura privatistica, esaurito il quale la Regione sarà chiamata a indire bandi pubblici per le future assunzioni.
«Per la Lipu il disegno di legge è una buona opportunità per avere un approccio organico sulla tutela delle aree naturali – commenta il delegato per la Sicilia Antonino Provenza – ma come tutti gli strumenti è importante l’uso che se ne farà. Da questo punto di vista, il nostro auspicio è che non si facciano passi indietro nell’ambito della protezione degli habitat. Le riserve fin qui gestite dalla Lipu, ma anche quelle curate dalle altre associazioni, sono stati esempi dell’attenzione che segue la passione, nonostante mezzi finanziari non importanti». Tra i compiti che spetteranno al nuovo ente ci sarà anche quello del rilascio dei pareri relativi alle Vinca, le valutazioni d’incidenza ambientale che la legge richiede quando si presentano progetti che in qualche modo possono interferire con gli ecosistemi delle aree protette. Negli ultimi anni, sono spesso finite al centro dell’attenzione nell’ambito delle valutazioni ambientali in campo energetico.
Il disegno di legge prevede che SiciliaNatura – a cui spetterà la redazione sia del piano di gestione unico delle riserve che dei singoli piani dei siti della rete Natura 2000, e che riporterà i comitati-scientifici all’interno dei Parchi regionali – sarà guidata da un direttore generale, che a sua volta potrà contare su un comitato d’indirizzo. Quest’ultimo sarà composto da dieci figure: tre designate dalle Università, due dalle associazioni, due da Anci Sicilia e tre provenienti dai dipartimenti regionali. «La Sicilia vanta una percentuale di territorio tutelato tra le più alte d’italia. Segno tangibile del patrimonio naturalistico e della variegata biodiversità che custodisce – dichiara a MeridioNews il deputato cinquestelle Giampiero Trizzino – I Parchi e le riserve naturali, insieme alle aree della Rete Natura 2000 e tutti gli altri modelli di tutela sono uno strumento indispensabile per custodire e valorizzare questa ricchezza. Con il disegno di legge che ci proponiamo di approvare, offriamo alla Sicilia l’opportunità di dotarsi di un modello di gestione nuovo, più economico per le casse della Regione e al contempo più incisivo in termini di operatività. Mi auguro – conclude Trizzino – che la politica siciliana metta da parte i colori dei partiti di appartenenza, per votare all’unanimità una legge importante come questa».
Il primo passo verso l’approvazione di un ddl che non sembra dispiacere a nessuno dovrà essere compiuto questa mattina. Al vaglio della commissione Ambiente ci saranno anche una decina di emendamenti al testo. Tra correttivi di refusi, frutto delle commistioni dei vari testi presentati durante la legislatura, e proposte più concrete. Una di queste potrebbe riguardare una modifica nelle procedure per individuare il direttore generale, con una proposta che punterebbe a ridurre la discrezionalità nella scelta da parte dell’assessorato ancorandola invece a una natura maggiormente concorsuale.
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