Un rifugio per animali dei clochard: il progetto di Caritas «File di nuovi poveri, serve una struttura da 500 posti letto»

«Per quanto possiamo avere a cuore gli animali, abbiamo pensato di trovare una sistemazione per loro così da provare ad agevolare i senzatetto che non accettano di lasciare la strada solo per non abbandonarli». È Salvo Pappalardo, il responsabile delle attività della Caritas di Catania, a spiegare a MeridioNews il senso del progetto avviato in collaborazione con volontari e associazioni animaliste del territorio etneo per trovare un rifugio per cani e gatti di cui si prendono cura i clochard. «Dei circa settanta che noi assistiamo con l’unità di strada dell’Help center – spiega Pappalardo – dodici hanno degli animali e, nello specifico, nove hanno cani e tre gatti. Può sembrare banale ma per molti di loro diventano dei compagni di vita, spesso gli unici, da cui non vogliono separarsi». E nelle strutture, qualora ci fosse un posto libero (cosa che al momento non è visto che, come verificato dal nostro giornale, i centri che potrebbero accoglierli sono tutti già pieni), gli animali non potrebbero entrare. «In qualche caso, anche i parenti con cui riusciamo a riallacciare i contatti e che sarebbero disposti a ospitarli almeno temporaneamente – aggiungono dalla Caritas – non hanno però intenzione o non possono avere in casa degli animali». 

Il progetto dell’organismo diocesano prevede una serie di collaborazioni con associazioni animaliste (tra cui le AristoGatte) e con privati e volontari che si sono messi a disposizione per accogliere cani e gatti. «I randagi sono come me, anche per questo li accolgo tutti e non rifiuto mai nessuno», ha raccontato uno dei senzatetto che da anni cura una ventina di cani randagi in un terreno nella zona del Porto Rossi. «Spero un giorno di potere ottenere in maniera ufficiale uno spazio da dedicare a loro – aggiunge l’uomo – e di coinvolgere tante altre persone senza fissa dimora in una piccola attività di cura degli animali che ci permetta anche di sostenerci». Nel frattempo, nel giro di ogni sera, l’unità di strada non fa mai mancare un sacchetto con gli avanzi di cibo per i suoi cani e, qualche settimana fa, ha anche ricevuto una sostanziosa donazione. «Quello che abbiamo oramai constatato in questi anni di servizio per le strade è che i senzatetto hanno un grande
supporto emotivo nella presenza di un cane o di gatti
. Al punto che – sostiene Pappalardo – a volte, pur di non perderli preferiscono restare
fuori dai circuiti familiari o associativi di accoglienza». 

Con questo progetto i clochard potrebbero continuare a frequentare gli animali anche mentre sono presi in carico da un’associazione o da volontari ma «avrebbero anche la possibilità di sentirsi liberi di accettare di intraprendere un
percorso
– dice il responsabile della Caritas – per rendersi autonomi e per potere in futuro anche riprendere i loro cani e gatti, una volta usciti dalla struttura o dalla comunità». Intanto, il primo passo sarebbe entrarci. E, al di là delle eventuali scelte di vita individuali, bisognerebbe mettere a loro disposizione i luoghi. A Catania, invece, nonostante si continuino a fare sgomberi da marciapiedi, pensiline, banchine, casette giocattolo nei parco giochipiazze (l’ultimo quello di piazza della Repubblica), non c’è ancora nemmeno un dormitorio comunale. Solo nelle ultime settimane, sembra tornata in campo l’idea di realizzarlo nel bene confiscato di via Delpino a Librino. Questo però dopo che l’assessore ai Servizi sociali Giuseppe Lombardo, dopo anni di attesa, aveva ammesso che si erano accorti che è «troppo decentrato»

«La verità è che in una città come Catania ci vorrebbe una struttura da cinquecento posti letto – denuncia Pappalardo – Perché oltre alle necessità dei senzatetto ci sono anche i migranti, i transitanti e poi ci sono le emergenze che nascono dalla quotidianità». E di cui i volontari della mensa della Caritas (che è attiva ogni giorno dal lunedì alla domenica compresi i festivi) in piazza Giovanni XXIII nella zona della stazione centrale, si accorgono per primi. «Tra chi viene da noi per un pasto si continuano ad aggiungere tutti i nuovi poveri – conclude il responsabile della Caritas – Persone che, in questo momento, dormono in macchina. E intere famiglie che sono ospitate da amici o parenti perché a causa della crisi hanno dovuto chiudere piccole attività commerciali o artigianali, o ancora nuclei che sono stati sfrattati per gli affitti morosi o i mutui non pagati. Una situazione complessa che si fa sempre più drammatica». 

Marta Silvestre

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