Riserva di Maccalube: la verità sulla gestione di Legambiente

da Giuseppe Arnone
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ritengo vomitevole ed angosciante la continua strumentalizzazione dei lutti e dell’immenso dolore per la perdita di due giovanissime vite che viene operata per ottenere spazio sui giornali e coprire l’evidente incapacità a governare la Sicilia.

Sono personalmente il soggetto più indicato a fornire una testimonianza, assolutamente documentata, in merito alle vicende che riguardano Maccalube.

Seppur oggi sono distantissimo, per le ragioni che più avanti accennerò, dall’attuale gruppo dirigente di Legambiente Sicilia, fui io, quasi venti anni addietro, prima a condurre le trattative con il Governo e l’Amministrazione regionale e poi a firmare la convenzione di affidamento della Riserva di Maccalube, e quindi a procedere alle assunzioni ed a definire le regole di gestione.

Ero il Presidente di Legambiente Sicilia, nonché il legale rappresentante al momento di quelle decisioni, nella prima metà degli anni ’90.

Dunque, quando, da Presidente di Legambiente Sicilia, proposi di gestire le Riserve naturali, inclusa quella di Maccalube, l’idea che ci condusse, che esternammo in tutte le sedi, era quella di tutelare le risorse naturali ed ambientali innanzitutto da scriteriati interventi e comportamenti dell’uomo. E, quindi, di valorizzare e rendere fruibili alla cittadinanza tali risorse.

Spiego meglio il concetto: quando ottenni per Legambiente le Riserve delle Maccalube e dell’Isola dei Conigli, a Lampedusa, non ci proponevamo, né la Regione ci chiedeva, di proteggere l’incolumità dei visitatori da gravissimi pericoli che potevano venire dalla fruizione di quel patrimonio naturalistico.

Adesso si tende a ribaltare la frittata, ed a presentare – con un operazione mediatica squallidissima, condotta in prima persona dal presidente della Regione, Rosario Crocetta – la gestione di Legambiente come finalizzata a garantire la pubblica incolumità. Sarei stato proprio un pazzo scriteriato a firmare le convenzioni di affidamento delle Maccalube se questa fosse stata, anche lontanamente, una delle finalità.

È sufficiente andare a prendere gli atti ufficiali dei Decreti di Istituzione delle Riserve Naturali presso il Consiglio per la Protezione delle Riserve e dei Parchi Naturali, funzionante da almeno un quarto di secolo presso l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente (e composto dalle migliori competenze scientifiche delle nostre università), per verificare che mai nessun organismo aveva individuato i vulcanelli delle Maccalube come un sito che potesse creare pericoli mortali e rischi fatali per i visitatori. Basta acquisire tali atti e tutto sarà chiaro e la smetteremo con le balle e la strumentalizzazione dei bimbi morti.

Certo, nelle ore successive alla tragedia vi sono stati scomposti interventi di esponenti di Legambiente che, invece di tacere, in preda all’evidente turbamento per la tragedia, hanno avviato polemiche miopi, insensate e prive di logica, poi – va dato loro atto – immediatamente e saggiamente rientrate.

Ha perfettamente ragione il dirigente regionale Gullo quando dichiara alla stampa, dopo la tragedia, che “i vulcanelli non avevano mai dato nessun problema”, come pure sagge e veritiere sono le parole del Prefetto Nicola Diomede – che opera in Prefettura ad Agrigento da decenni – quando ricorda che non era mai successo nulla di comparabile.

Tornando alle dichiarazioni incredibili del Presidente Crocetta, solo adesso apprendo, dopo essermi occupato per anni, dall’inizio degli anni Novanta in poi, delle Maccalube, che esisterebbe un’area ove i visitatori non erano ammessi perché “destinata alla ricerca scientifica”. Sono affermazioni gravissime, quelle di Crocetta, perché frutto di enormi bugie, di squallidi ed indegni tentativi di strumentalizzare per bieche finalità politiche questa immane tragedia.

La tragedia delle Maccalube può essere paragonata ad un’onda anomala che uccide i bagnanti sulla spiaggia della Riserva dell’Isola dei Conigli, pure ultimamente gestita da Legambiente: se un tale evento succedesse, Crocetta sarebbe capace di dire che Legambiente doveva prevedere – quale Ente Gestore – pure le onde anomale ed i maremoti!

Mi pare opportuno immediatamente, proprio mentre esprimo la mia indignazione per l’operato di Crocetta in questa vicenda, chiarire le ragioni per le quali la mia distanza è da tempo abissale dall’attuale gruppo dirigente regionale di Legambiente.

Mentre io sono nato incendiario, e tale sono rimasto (per cambiare il mondo, per realizzare i miei ideali), gli incendiari di un tempo oggi sono divenuti pompieri. Talmente pompieri da isolarmi e mettermi fuori dal Direttivo regionale di Legambiente immediatamente dopo note, pesantissime, iniziative giudiziarie, quali intercettazioni dei miei telefoni, perquisizioni notturne della mia abitazione, sequestro dei miei computer, richieste di condanna a nove anni di carcere, tutte iniziative conclusesi con bellissime sentenze assolutorie.

I neopompieri di Legambiente, con in testa il Presidente Fontana, hanno isolato e messo fuori l’incendiario. Così magari i miei potenti nemici, in ogni sede, son rimasti contenti, prendendo pure atto, con soddisfazione, che questi pompieri mi hanno pure revocato gli incarichi di difendere l’associazione contro collusi e malfattori da me denunziati.

Ma noi incendiari amiamo troppo la verità, che riteniamo, come si diceva una volta, sempre rivoluzionaria. E la verità è quella che ho appena descritto.

Ma vi è di più. Si è attaccato il criterio mediante il quale l’Ente Gestore Legambiente ha selezionato le persone, ovvero gli ambientalisti, da impegnare a Maccalube. Legambiente, contrariamente a quanto si è scritto in questi giorni, ha sempre investito nella Riserva delle Maccalube la professionalità e l’intelligenza di un ottimo geologo, il dottor Marco Interlandi, storico ambientalista agrigentino.

Interlandi, per anni, è stato formalmente il direttore retribuito della Riserva delle Maccalube. Poi, si è deciso, nell’ambito del progetto unitario di gestione delle riserve della Provincia di Agrigento, di spostare Interlandi dalle Maccalube alla Riserva della Grotta di Sant’Angelo Muxaro, e tale spostamento non ha comportato – ribadisco nell’ambito della unitarietà delle politiche di tutela e di valorizzazione seguite da Legambiente ad Agrigento – il venir meno del contributo tecnico e scientifico del geologo Interlandi rispetto alle Maccalube. Questo concetto va rimarcato con forza: le due Riserve distano meno di dieci chilometri, e gli uffici della Riserva di Aragona sono sempre stati il baricentro di queste attività.

Un’altra sciocchezza riguarda i cosiddetti strumenti di monitoraggio per la ricerca scientifica sui vulcanelli: mai nessuno ha parlato di tale strumentazione come essenziale per garantire l’incolumità pubblica da rischi mortali, e neanche da rischi di minor rilievo. Se così fosse stato, non avremmo avuto (io per primo) nessuna difficoltà a convincere, ad esempio, l’ex Presidente Totò Cuffaro, che ad Aragona era di casa, affinché la Regione finanziasse un intervento così “essenziale”.

Nessuno ha mai pensato di monitorare i vulcanelli per prevenire rischi mortali di questo tipo: quelle strumentazioni dovevano servire a scopi di ricerca scientifica e di ulteriore valorizzazione di una Riserva divenuta un’importante risorsa economica per il territorio di Aragona.

Il fenomeno dei ribaltamenti, dovuto ai gas, sino a ieri poteva, tutt’al più, recare ai visitatori il danno di infangare qualche abito, imprigionare qualche scarpa, impaludare qualche caviglia o giù di lì. Questa è l’esperienza vissuta sino a ieri. Ed è anche sufficiente consultare le rassegne stampa dei giornali locali del secolo scorso, prima e dopo l’ultima grande guerra, per rendersi conto che il Prefetto Diomede ha proprio ragione: in quei luoghi non è mai avvenuto nulla di comparabile, la tragedia non era in alcun modo prevedibile.

Dimenticavo: i fenomeni dello scorso agosto 2014 erano fenomeni del tutto ordinari, come sempre avvenuti, che non lasciavano per nulla presagire ciò che è avvenuto.

Tanto dovevo per amore di verità e per rispetto della memoria delle giovanissime vittime di un destino crudele. Rimango a disposizione per ciò che la Commissione vorrà ritenere.

Foto tratta da grandangoloagrigento.it

 

 

 

Redazione

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