Riscossione in Sicilia: “Era meglio quando c’era la mafia…”

La riscossione dei tributi in Sicilia? “Era meglio quando c’era la mafia, i Salvo per intenderci…”.  E’ con una frase ad effetto shock, sicuramente provocatoria, che si apre il nostro viaggio nella giungla del sistema della riscossione in Sicilia. A pronunciarla è Loredana Novelli (nella foto), responsabile per la Sicilia e la Campania de “La Nuova tutela del cittadino”, associazione nata a Marsala, nel 2008, per difendere la gente comune dai ‘soprusi vessatori” dei signori delle tasse. Un sistema che sembra completamente impazzito e non solo in Sicilia. Leggiamo tutti i giorni cronache funeste che ci raccontano di suicidi e di disperazione a causa di cartelle esattoriali esorbitanti, ipoteche discutibili  e fermi amministrativi degni di Verre. Un sistema palesemente malato che, però, nessuno sembra volere curare. Si chiami Equitalia o  Serit o Riscossione Sicilia (di cui Equitalia detiene il 10%), poco importa. Ciò che importa è che le storture di queste società sono talmente ‘pesanti’ da avere scatenato una vera e propria protesta sociale. Che, però, i politici continuano ad ignorare:

“I politici non si sono mai fatti carico del problema perché è chiaro che andiamo a toccare i fili dell’alta tensione. Equitalia per cominciare che in Sicilia detiene il 10% della società di riscossione dei tributi nell’Isola, l’ex Serit ora Riscossione Sicilia, per intenderci. Ma, dietro a questi nomi ci sono interessi grossi. Prova ne sia il fatto che tutti sanno che i cittadini sono ingiustamente stritolati da questo sistema, ma nessuno fa niente” dice Novelli a LinkSicilia.

“Immagini che Attilio Befera, numero uno di Equitalia, ha querelato il nostro  presidente, Angelo Di Girolamo (che senza indugi definisce la società di risscossione “un’associazione a delinqure”, ndr). Ma il procedimento- spiega l’esponente de La Nuova Tutela del Cittadino- è stato archiviato nonostante la nostra contrarietà. Volevamo arrivare al dibattimento per raccontare al giudice, nel dettaglio, tutte le loro malefatte. Ma non c’è stato nulla da fare”.

Novelli, quindi elenca una serie di problemi alquanto gravi: “Lo sappiamo dalle cronache quotidiane: centinaia di imprenditori portati al suicidio, uccisi praticamente da questo sistema folle. Ieri un noto albergatore di Lipari, ieri l’altro a Ferrara, ma cosa sta succedendo? Stiamo a guardare un Governo Nazionale, che cerca di attribuire un posto ad ogni pedina, stiamo a guardare un Governo Regionale che cambia Assessori come fossero degli abiti?

“La gente muore e nessuno fa nulla.  Le cartelle pazze, di cui si è tanto parlato, sono solo a punta dell’iceberg. Il dramma sono le  ipoteche arbitrarie che portano al fallimento di aziende e alla disperazione, l’ assenza di trasparenza, le rateizzazioni chiuse in anticipo in danno dei cittadini. Ci sono casi in cui a conti fatti, i cittadini si sono ritrovati a pagare fino a 5mila euro in più rispetto al debito. Errori? Troppo alto il numero dei casi per parlare di errori…”.

E mentre l’associazione si batte per la chiusura di Serit Sicilia, la politica, per usare un eufemismo, sonnecchia: “Si appropriano di questo tema solo in campagna elettorale, ma poi se ne fregano. Cos’altro dobbiamo vedere? Capisce perché dico che era meglio quando c’era la mafia? Ai tempi dei Salvo, la maggior parte delle pratiche e dei negoziati andavano a buon fine. Oggi il sistema vuole il sangue dei cittadini e lo ottiene. Per questo ci battiamo con tutte le forze che abbiamo, e su base volontaria. Io, il presidente e con noi anche Margherita Pagliaro a Messina e Marcello Robotti a Palermo. Grazie alla nostra determinazione siamo riusciti a fare risarcire numerosi cittadini in giro per l’Italia, ma invitiamo tutti a denunciare per stanare questi lupi. Una lotta quotidiana che abbiamo condotto in silenzio. Ma ora è tempo di uscire allo scoperto. Siamo dinnanzi ad una ingiustizia scandalosa, eppure sull’argomento c’è troppa omertà. Abbiamo tanto da raccontare. Casi che fanno venire i brividi e che gridano giustizia prima che vendetta”.

Ce li faremo raccontare tutti. Uno ad uno. Invitiamo i lettori, qualora fossero rimasti vittime di queste storture, ad unirsi a LinkSicilia in questo viaggio alla scoperta dell’ingiustizia. Perché non è un Paese (o una regione) civile quello che prevede un sistema di riscossione che getta nella disperazione i suoi cittadini. E, non lo è, quel Paese (o quella regione)  che costringe a rimpiangere i fratelli Salvo…

Antonella Sferrazza

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