Riscossione, Fiumefreddo: «Non ci serve un euro» Vinciullo: «Evitare liquidazione? Rivedere bilancio»

La fine di questa legislatura sarà ricordata, tra le altre cose, per il ricorso alle lettere aperte tra i vertici dell’amministrazione, in una maggioranza ormai evidentemente ai limiti della capacità di dialogo. A prendere carta e penna è questa volta l’amministratore unico di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, che ha inviato una missiva al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, al presidente della Regione, Rosario Crocetta, e all’assessore dell’Economia, Alessandro Baccei, «per notificare loro che Riscossione Sicilia per la prima volta negli ultimi anni non ha bisogno di un solo euro di ricapitalizzazione».

«La rottamazione delle cartelle per le istanze che la società ha già introitato – sottolinea Fiumefreddo – produrrà un aggio in favore di Riscossione Sicilia pari a circa 50 milioni di euro. La partecipata regionale, dunque, non soltanto raggiunge l’attivo di bilancio, ma soprattutto potrà investire nella modernizzazione dell’infrastruttura tecnologica e anche dare lavoro senza dover pesare più sulle finanze regionali». «Un risultato straordinario», secondo Fiumefreddo, che invita i deputati regionali a prendere visione della situazione economica della partecipata «prima di decidere sulla liquidazione, evitando provvedimenti contra personam che creerebbero un danno enorme ai cittadini siciliani». Un concetto che Fiumefreddo ribadisce anche telefonicamente, sottolineando che «la società non ha bisogno neppure di un euro, questi 50 milioni che sono stati messi sull’ipotesi di finanziaria hanno sorpreso anche me, non li abbiamo mai chiesti». A cosa servono, dunque? «Questo – replica l’amministratore unico – dovrebbe spiegarlo l’assessore Baccei».

Ma il responsabile dell’assessorato di via Notarbartolo fa sapere che si tratta «di somme dovute dalla Regione a Riscossione Sicilia. Nessuno – sottolinea Baccei – ha parlato di ricapitalizzazione, si tratta semplicemente del pagamento di spese e procedure esecutive. Poi lui è libero di rifiutare, ma sono somme dovute per legge e che avevamo il dovere di inserire tra le previsioni di spesa».

In effetti, nella burrascosa audizione di Fiumefreddo in commissione Bilancio dello scorso 8 marzo, nessuno ha mai parlato di una ricapitalizzazione della società. In ogni caso, l’avvocato etneo aggiunge un tassello alla vicenda legata alla liquidazione. Anche Crocetta, negli scorsi giorni, aveva scritto un appello ai deputati affinché evitassero la fine della partecipata. Evidentemente si tratta di una partita su cui il parlamento tornerà a confrontarsi più volte di qua al 30 aprile, ultimo giorno utile per approvare il bilancio e la finanziaria.

Ad aprire uno spiraglio sul futuro di Riscossione è intanto proprio il presidente della Commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo, pur mantenendo una posizione critica nei confronti dell’amministratore: «A me quello che dice Fiumefreddo non interessa già da molto tempo – dichiara -. Mi interessa, invece, cosa scrive l’azionista di maggioranza, cioè la Regione, e per quanto mi riguarda attualmente ci sono impegnati in bilancio 26 milioni di euro, dei 32 richiesti da Crocetta. Se il presidente farà un passo indietro su quelle somme ne prenderemo atto, ma naturalmente il testo dovrà tornare in commissione per stabilire a chi destinarle. Mi chiedo perché abbiano chiesto quelle somme se non ne avevano bisogno. In ogni caso è una buona notizia per il bilancio asfittico della Regione, che può contare non soltanto sui 26 milioni impegnati, ma anche sui 66 milioni previsti per l’anno prossimo e sui 32 milioni per il 2019».

Ma se dalle parti della maggioranza si va avanti a lettere aperte, è il leader dei Cinquestelle siciliani, Giancarlo Cancelleri, a intervenire sulla vicenda, spezzando una lancia in favore di Riscossione: «I siciliani – ha detto – hanno bisogno di un sistema di riscossione che sia più vicino alle esigenze della gente e Equitalia non lo è. La liquidazione di Riscossione Sicilia significa gettarci nelle braccia di Equitalia, un mostro mangiateste da cui tutta Italia sta cercando di scappare. L’azienda non va ricapitalizzata ma non va neanche dismessa in questo modo. Se Fiumefreddo non piace lo cambino, ma non possiamo buttare il bambino con l’acqua sporca. Spero che l’Aula ci ripensi». Secondo Cancelleri, infine, «la decisione di liquidare Riscossione è un regolamento dei conti fatto sulla base delle esternazioni di Fiumefreddo, che dovrebbe occuparsi di Riscossione e non di fare politica, ma oggi – conclude il deputato – la politica sta rispondendo nel modo più stupido che è quello della vendetta trasversale».

Miriam Di Peri

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