Il Movimento 5 stelle e Riscossione Sicilia tracciano un primissimo bilancio di Ripartimpresa, il progetto, lanciato dieci giorni fa, che permette a imprese e liberi professionisti siciliani di compensare le cartelle esattoriali con i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione. Le richieste di compensazione ammonterebbero già a 70 milioni di euro.
«I numeri – commenta Antonio Fiumefreddo, amministratore unico di Riscossione Sicilia – sono più che lusinghieri. Specie se si raffrontano i 70 milioni di euro richiesti in compensazione in pochissimi giorni, con i miseri 114mila euro compensati l’anno scorso». Molte le telefonate alle nove sedi provinciali della società partecipata dalla Regione di imprenditori che chiedono informazioni sul servizio. Per questo Riscossione Sicilia ha chiesto alla Regione l’attivazione di un numero verde appositamente dedicato e annuncia di voler organizzare corsi per spiegare le opportunità del progetto a commercialisti e avvocati.
Il Movimento 5 stelle cita in particolare due grosse aziende siciliane che avrebbero fatto richiesta di compensazione. «Una, operante nel settore caseario, punta a recuperare cinque milioni di euro di crediti dalla pubblica amministrazione per sanare parte delle sue pendenze». L’altra «opera nel campo dei servizi di pulizia e ha chiesto di compensare i 40 milioni di euro di crediti che vanta con gli Ato, con il suo debito complessivo di circa 30 milioni di euro». Per il deputato regionale Giancarlo Cancelleri Ripartimpresa può essere anche «la risposta alla denuncia di ieri dell’Ance sull’enorme problema determinato dalla lentezza della pubblica amministrazione nel pagare le imprese in Sicilia, con ritardi di quasi sette mesi, a fronte di termini fissati per legge di 60 giorni».
Per presentare la richiesta bisogna che i crediti – nei confronti di Stato, Regioni, Comuni e aziende sanitarie e ospedaliere – siano non prescritti, certi, liquidi, esigibili e, soprattutto, certificati. I debiti che possono essere azzerati sono Iva, contributi previdenziali, Ici, Tari, Tasi e multe automobilistiche. Sanando i debiti previdenziali (motivo che non permette il rilascio del Durc) ad esempio, molte imprese potrebbero nuovamente partecipare agli appalti. Secondo i dati raccolti dal M5s e forniti da Banca d’Italia, Ministero dell’Economia e Finanze e Unimpresa, in totale la pubblica amministrazione deve a 46mila aziende siciliane circa 12 miliardi di euro.
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