Rigassificatore a Melilli, la Erg si ritira I sindacati: «Colpa della politica assente»

Una decisione che era nell’aria da tempo. La Erg abbandona il progetto per la realizzazione di un rigassificatore nell’area industriale di Melilli, nel Siracusano, e lo fa alla vigilia delle dimissioni del governatore regionale Raffaele Lombardo. Comitati e associazioni ambientalisti esultano dopo «sette anni di una gigantesca battaglia ingaggiata contro i mostri Erg e Shell». Per Confindustria, il ritiro della società genovese metterebbe a rischio lo sviluppo del polo industriale siracusano e dell’intera economia della provincia. A fare eco agli industriali è la Uilcem – Unione italiana lavoratori chimica energia manifatturiero – preoccupata per le ricadute occupazionali dello stop al progetto: «Rinunciare a un investimento del genere vorrebbe dire rinunciare al futuro di questo territorio». Ma il gruppo Shell, partner di Erg nell’investimento, potrebbe decidere adesso di correre da solo.

Era il 23 febbraio 2005 quando, attraverso la costituzione di una joint venture – la Ionio gas – le due società annunciavano l’intenzione di avviare l’iter autorizzativo per l’impianto. La cui costruzione – secondo le ottimistiche previsioni di allora – sarebbe dovuta «iniziare nel 2007, per entrare in produzione nel 2010». Il sito prescelto era quello della raffineria Isab Nord – a quel tempo controllata da Erg, mentre oggi all’80 per cento detenuta dal colosso russo Lukoil – in cui, tra il gennaio 2007 e il dicembre 2009, secondo i dati del Dipartimento regionale di protezione civile, si sono succeduti ben 96 incidenti industriali che hanno allarmato i cittadini dei comuni limitrofi. Solo da ultimo, nel mese di giugno, la rottura di un oleodotto di Isab ha causato lo sversamento di circa 450mila litri di cherosene nel torrente Cantera di Augusta.

Da allora ha avuto inizio la lunga lotta del comitato No rigassificatore di Melilli, insieme con altre associazioni ambientaliste siracusane, per impedire che il terminale fosse istallato in quell’area carica di fattori di rischio: tra cui l’elevata sismicità, la vicinanza ai centri abitati e la presenza di strutture industriali vetuste. Una battaglia rafforzata dal risultato schiacciante di due referendum consultivi, a Priolo e Melilli, attraverso cui i cittadini hanno manifestato – con una percentuale di voti plebiscitaria – di non volere un altro impianto a rischio d’incidente rilevante nel loro territorio già saturo.

Oggi, nonostante le opposizioni, manca solo l’autorizzazione unica della Regione Sicilia. Ma, dopo sette anni di lungaggini burocratiche, lunedì scorso Erg ha deciso di mollare. Alla base della scelta della società, «i profondi mutamenti degli scenari sia energetici che economico-finanziari intervenuti a seguito della crisi iniziata nel 2008 e l’attuale configurazione delle attività del gruppo», spiega la stessa in un comunicato ufficiale. Il mercato del gas non sarebbe più appetibile per la compagnia che punta sul business delle energie rinnovabili. Ma il retroscena della decisione di Erg – come fonti aziendali raccontano a CTzen – rivela dell’altro: «In un Paese normale non avremmo aspettato sette anni per avere una risposta dalla Regione – sostengono – Certa politica ha strumentalizzato la vicenda e non abbiamo avuto alcuna autorizzazione benché avessimo tutte le carte in regola».

Un’ipotesi a cui la Erg non è la sola a credere. «E’ tutta colpa della classe dirigente, del presidente Lombardo e dei deputati regionali che rappresentano questo territorio, che non hanno mai portato avanti questa rivendicazione», sostiene Emanuele Sorrentino, segretario generale del sindacato Uilcem Siracusa. E oggi «in un mondo che cambia così velocemente, gli scenari mutano e non si può chiedere alle imprese di attendere tempi biblici», aggiunge Aldo Garozzo, alla guida di Confindustria Siracusa, fino al dicembre 2011 amministratore non esecutivo di Erg, nonché presidente dell’autorità portuale di Augusta dall’ottobre 2009 ad oggi.

Adesso la palla passa a Shell, che potrebbe decidere di portare avanti l’investimento da sola, rilevando la quota di Ionio gas liberata da Erg, oppure ricercando una nuova partnership. Dal gruppo non è ancora arrivato nessun chiarimento. «Come presidente di Confindustria Siracusa esprimo amarezza per la decisione di Erg e mi auguro che il progetto vada avanti e continui indipendentemente dagli azionisti», commenta Garozzo. Che sul futuro della zona industriale siracusana in crisi, nella auspicata riconversione da polo petrolchimico a energetico, non ha dubbi: «Il rigassificatore completa un ciclo di trasformazione e ne va dello sviluppo dell’area industriale e della nostra provincia perché porta lavoro». Ma, in attesa di conoscere le prossime mosse di Shell, la Uilcem si dice già pronta a indire eclatanti azioni di protesta per fare pressione sulla politica: «Se non ci saranno novità in positivo – avverte Sorrentino – di sicuro metteremo in campo un’iniziativa di lotta».

La preoccupazione per i lavoratori da un lato, quella per la salute dei cittadini dall’altro. Motivazione, quest’ultima, che ha portato diverse associazioni siracusane a battersi contro la realizzazione dell’opera. «In molti non vogliono capire che il progetto è solo in una fase preliminare – rispondono dalla Erg – Tutte le opposizioni dovute alla pericolosità sono premature. E’ una discussione che viene dopo, in sede di progettazione esecutiva». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Emanuele Sorrentino: «Quella delle associazioni è un’opera di demagogia – attacca – la rigassificazione è un processo molto semplice e lineare». Ragion per cui, per il segretario della Uilcem «non ci sono particolari problemi di sicurezza». Secca arriva la replica di Eugenio Bonomo, del comitato No rigassificatore di Melilli: «I sindacati parlano di demagogia? Parlino pure, di strafalcioni ne hanno fatti tanti in questi anni». «Conoscono quanto noi il pericolo cui andrebbero incontro i lavoratori, le loro famiglie, la popolazione tutta e il territorio – conclude Bonomo – Sono solo e palesemente in malafede».

[Foto di Ionio gas]

Gianmarco Catalano

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