Riforma rifiuti, i sindacati temono per i posti di lavoro «Riassunti solo dipendenti indispensabili per le ditte»

Non sono soltanto i sindaci ed essere sul piede di guerra sul fronte dei rifiuti. A puntare il dito contro la nuova riforma targata Contrafatto, che alla ripresa dei lavori dell’Assemblea approderà nelle commissioni parlamentari, è questa volta l’area di Democrazia e Lavoro della Cgil Sicilia. Secondo il sindacato, a differenza della precedente normativa regionale in materia di rifiuti che «preservava i posti di lavoro, nel nuovo ddl non c’è alcun accenno alla salvaguardia degli attuali livelli occupazionali».

«La norma – attaccano dal sindacato – prevede che a seguito dell’attivazione delle aree metropolitane, sarà trasferito anche il personale amministrativo in servizio assunto a seguito dei concorsi». Secondo il sindacato, se la norma dovesse mantenere questo assetto, sarebbero esclusi tutti gli amministrativi operanti nelle Ato e assunti prima del 2007, «quando non era previsto il concorso perché le Società d’Ambito sono società di diritto privato».

La riforma, che alla ripresa dei lavori dell’assemblea dovrà essere affrontata in tempo per non sforare i sei mesi di proroga concessi da Palazzo Chigi, ridisegnerà il volto della gestione del ciclo integrato dei rifiuti, accompagnando il processo conclusivo del sistema delle discariche. Il ciclo dei rifiuti passerà, dunque, dalla raccolta allo smistamento della differenziata, che verrà trattata in impianti di compostaggio per quanto riguarda l’umido, di riciclo per la plastica, il vetro, la carta, e infine prevederà la valorizzazione del secco indifferenziato attraverso i termovalorizzatori o gli impianti di liquefazione dei rifiuti

«Sul fronte dei livelli occupazionali – sottolinea ancora Francesco Notarnicola, Democrazia e Lavoro di Ragusa -, si tratta di una penalizzazione che ricade interamente sui lavoratori, perché la riforma non prevede alcuna programmazione sul fronte delle nuove assunzioni. Il nostro timore è che le aziende che parteciperanno alle gare possano puntare alla diminuzione delle unità da assumere. Senza contare che il ddl accenna soltanto al tema della differenziata, senza però definirne il quadro organizzativo e occupazionale. Se è vero, infatti, che il ciclo del rifiuto sarà composto da diverse fasi, perché non prevedere la possibilità di assorbire il personale già in servizio in tutte le fasi, dalla raccolta al trattamento del rifiuto differenziato, fino alla termovalorizzazione?».

L’organizzazione sindacale, dunque, si dice preoccupata anche per il futuro degli operatori che si occupano della raccolta perché, stando a quanto scritto nella bozza approvata in giunta, «dovrebbero transitare presso i gestori del servizio, nel rispetto dell’analisi del fabbisogno e della sostenibilità finanziaria, previa risoluzione del rapporto di lavoro in essere. In sostanza, saranno riassunti i dipendenti indispensabili alla ditta che che si aggiudicherà la gara a evidenza pubblica, che potrebbero essere meno rispetto al personale già in servizio, e comunque solo in presenza della sostenibilità finanziaria».

Insomma, «nessuna garanzia per i lavoratori» è l’accusa del sindacato, che ricorda che si tratta di un comparto che conta circa 11mila unità che, se non riconfermate, «influenzeranno la condizione socio-economica delle famiglie e dei territori, contribuendo ad alimentare il disagio economico e nuove forme di povertà». «Chiederemo un’audizione in commissione, non appena il ddl sarà discusso all’Ars alla ripresa dei lavori – conclude Anna David, Democrazia e Lavoro Messina -, anche se sinceramente davanti a una riforma che si preannuncia come un disastro per i lavoratori, mi chiedo in che modo possano modificarla per garantire i livelli occupazionali».

Miriam Di Peri

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