Riflessioni sul Piano regolatore generale di Messina

dal presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Messina
Santi Trovato
riceviamo e volentieri pubblichiamo

L’Ordine degli Ingegneri di Messina di seguito prospetta un’analisi sui piani urbanistici della città di Messina, approfondendo in termini tecnici un tema importante e cruciale per il territorio cittadino rispetto a sviluppo edilizio e assetto ambientale. Questo Ordine, tramite una propria commissione urbanistica, si propone come interlocutore a supporto della fase avviata dal nuovo governo della città.

In passato, l’Amministrazione “Provvidenti” mediante la formazione dell’Ufficio Piano, mise mano alla nuova variante al PRG (Piano Regolatore Generale) che fu adottata nell’aprile 1998, successivamente approvata nel settembre 2002 con l’Amministrazione “Leonardi”.-

Il progetto di rielaborazione totale dello strumento urbanistico è stato redatto avendo a riferimento le considerazioni rese dal Consiglio Regionale dell’Urbanistica nell’ottobre 1993 in merito alla cosiddetta “variante Urbani”.- I rilievi venivano mossi in ordine a problemi di carattere geomorfologico dei suoli, a criteri seguiti per poter procedere al ridimensionamento tanto delle attrezzature turistiche, che delle zone residenziali e produttive, altri rilievi venivano posti riguardo alle soluzioni adottate per il collettore ad ansa e il raddoppio del raccordo autostradale per risolvere il nodo del traffico e del sistema infrastrutturale, questione di fondamentale importanza per la città di Messina.-

I nodi centrali del PRG rivisto e aggiornato dall’Ufficio Piano, attraverso cui si intendeva organizzare la città, si identificavano essenzialmente in 5 sistemi policentrici di area e l’individuazione dei piani guida (Piani Particolareggiati all’interno dei sistemi), precisamente: il sistema urbano esistente, quello produttivo-turistico, il sistema produttivo integrato e quello dei servizi territoriali ed il sistema dei flussi e della viabilità.

Oggi quello strumento urbanistico ha vanificato l’uso dei sistemi in quanto per la mancata redazione dei piani urbanistici esecutivi, sia di iniziativa pubblica che privata sono venuti meno quei concetti ispiratori articolati sui principi della tutela ambientale, della valutazione del suolo come risorsa finita, del recupero e valorizzazione del patrimonio pubblico, storico ed edilizio in genere.

L’effetto della conseguenziale errata pianificazione è stata l’espansione edilizia in forme incontrollate ai margini del contesto urbano, che si è caratterizzata principalmente nella zona nord, bloccata per decenni dalla zona stralcio del piano Tekne (1976-1998) in previsione del collegamento stabile del ponte sullo Stretto. Grandi localizzazioni di edilizia economica e convenzionata sono comparsi anche nella zona sud caratterizzata data la vicinanza delle attività connesse del polo ospedaliero del Policlinico e delle nuove attività commerciali di Tremestieri.

Il problema sollevato oggi al PRG rappresenta il sopra-dimensionamento e per taluni casi l’incongruenza rispetto all’uso del suolo in quei sistemi di area presi a base del modello urbanistico di riordino e che oggi risultano fallimentari nel proprio intento.

Le forzature sulle espansioni collinari e gli eccessi di trasformazione delle aree, soprattutto in territori idrogeologicamente ad alto rischio, sono anche frutto della manipolazione che lo strumento urbanistico ha subito in Consiglio Comunale (circa 750 emendamenti) al momento della sua adozione.

L’alto numero degli emendamenti tra di loro scollegati e privi di una logica urbanistica d’insieme, hanno probabilmente, finito per stravolgere la previsione originaria del piano, con gli effetti distorsivi da più parte denunciati.

Dopo dodici anni, oggi il Piano necessita di urgenti correzioni a causa di una pianificazione dai risultati devastanti, connotati solo da una cementificazione propensa a realizzare edifici e poco attenta a prevedere strade, reti fognanti, acquedotti, parcheggi e zone a verde.

La cultura dell’edificare, nella nostra città, è sempre stata quella di ‘cementificare’ a tutti i costi, nel tentativo di impossessarsi con forza di un posto in prima fila verso l’incantevole scenario dello Stretto, senza rispetto di nulla e di nessuno, solo con l’intento dell’affare e dell’improvvisazione.

Oggi il PRG rappresenta il fallimento per eccellenza, incapace di dare quelle risposte idonee all’imprenditoria, alle professioni e alla politica, disegnato solo per rimandare ai posteri, la formazione di piani esecutivi di iniziativa pubblica e privata, nel tentativo di riordinare e riqualificare le più belle zone della città, tralasciando soprattutto i villaggi al destino dell’abbandono, senza aver provveduto a mettere mano a nessun dei piani particolareggiati previsti dalle norme di attuazione rendendoli inefficaci con decadenza dei relativi vincoli espropriativi, i cui valori storici e ambientali rappresentano roba di poco conto.

(foto tratta da colapesce.xom.it)

Sono necessari interventi urgenti per dare vigore e vivibilità ai villaggi, per creare nuove centralità in armonia fra loro, avviando interventi di recupero del tessuto edilizio degradato e prevedendo una nuova politica per la casa con adeguate opere di urbanizzazioni.

Sarebbe utile dettare nuove regole, semplici prive di quei strumenti attuativi che hanno bloccato il recupero nei contesti degradati, l’affaccio al mare, la riqualificazione della zona falcata, la dismissione ed il riutilizzo delle aree militari e delle ferrovie. Sono tutte occasioni mancate alla riqualificazione ambientale, al riordino urbanistico-edilizio e alla localizzazione di attrezzature compatibili con la fruizione del mare.

I piani particolareggiati di risanamento delle zone centrali della città invase dalle baracche e metafora del degrado, adottati in epoche ormai remote dal Consiglio comunale e scaduti nel maggio 2012, sono relativi a luoghi sfortunati, da visitare solo nel periodo elettorale e mai più.- Diversamente in queste zone si potrà procedere ad una rimodulazione dei piani per rispondere alle nuove esigenze abitative e relativi servizi utilizzando anche capitali privati con ricorso al partenariato pubblico-privato.-

I piani di zona perimetrati nella cartografia del PRG hanno rappresentato il vano tentativo per trasferire quella cubatura di alcune aree a rischio idrogeologico, verso zone più appetibili, dove le procedure di “trasloco” sarebbero legittimate dal pubblico interesse.-

Le zone turistiche ricettive, di espansione mista residenziale-commerciale e direzionale, subordinati ai piani quadro e la successiva formazione dei piani esecutivi, sono stati la vera complicazione del PRG, un rompi capo, non solo per gli utenti ma soprattutto per i titolati al rilascio delle autorizzazioni tecnico-amministrative.-

Il prodotto finale è evidente nelle zone B di completamento, in quelle aree localizzate ai margini del Piano Borzì, soprattutto lungo la riviera nord, dove spiccano palazzi con sei piani f.t. oltre piano in deroga e locali sottotetto, edificati solo da lottizzazioni speculative e dove gli interventi di recupero edilizio rappresentano briciole per i soli nostalgici sentimentali.

Le zone centrali, le cosiddette zone B1 del centro città, non hanno consentito l’edificazione di quel prodotto edilizio di qualità che avrebbe dovuto caratterizzare la città metropolitana dello Stretto, la dove, si doveva e poteva sfruttare in modo limitato l’utilizzo del suolo, edificando in altezza e utilizzando la restante parte in aree a verde e parcheggi.- Non si può sottacere, il divieto assoluto all’edificazione dei comparti, il cui completamento avrebbe ridato dignità e stile agli isolati del vecchio piano Borzì, pensato nella sua tessitura regolare sia in pianta che in elevazione.

Le zone A e B devono rappresentare un’occasione importante per riqualificare il patrimonio edilizio esistente utilizzando la cosiddetta “volumetria premiale” per interventi di ristrutturazione a sostegno della messa in sicurezza e/o riduzione del rischio sismico e idrogeologico, ed altresì interventi mirati dal punto di vista della qualità architettonica e dell’efficienza energetica, mediante l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile e delle tecniche costruttive della bioedilizia, coerentemente con le caratteristiche storiche, architettoniche, paesaggistiche e ambientali ed urbanistiche delle zone ove tali immobili sono ubicati.

Una seconda importante problematica attiene agli insediamenti abusivi da recuperare (sorti generalmente lungo le fasce costiere e nei villaggi collinari) che sono stati perimetrali e classificati zone B5 che prevedono l’attuazione attraverso piani particolareggiati. Dette zone sono stati un fallimento assoluto. Nessun piano esecutivo è stato posto in essere, come pure le zone C2 di espansione per l’edilizia economica e popolare, le zone C3 di espansione mista residenziale, commerciale e direzionale non hanno mai avuto una reale attuazione per l’incongruente normativa di attuazione.

La recente delibera “salva-colline” nell’intento di trasferire la volumetria residua verso le zone ZIS e ZIR dovrà tenere conto della necessità di redigere appropriati piani particolareggiati redatti nel rispetto delle specifiche peculiarità di zona e che comunque rappresenta solo una goccia nel mare, di un disordine urbanistico proliferato negli anni.-

Oggi più che mai, l’Amministrazione “Accorinti” deve ridisegnare e un nuovo strumento urbanistico più idoneo e completo, che tenga presente le nuove esigenze del piano paesaggistico, delle nuove norme di carattere ambientale, del piano di assetto idrogeologico e di protezione civile, che mediante le proprie norme di attuazione miri soprattutto a dare quelle risposte “condivise” dall’interesse collettivo, nel rispetto di ciò che rimane ancora di integro, delle sue valenze storiche e paesaggistiche, con il coraggio di garantire un utile e tanto auspicato riordino urbanistico.

 

Redazione

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