Sequestrata, su richiesta della procura di Agrigento, la discarica e l’attiguo impianto di contrada Matarano a Siculiana, gestito dalla Catanzaro Costruzioni. Il provvedimento, emesso dal giudice per le indagini preliminari Francesco Provenzano, è stato eseguito dai carabinieri per la Tutela dell’ambiente nucleo operativo ecologico di Palermo e dal nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Agrigento.
L’atto giudiziario chiude una prima fase di indagini, avviate nel 2018, coordinate dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e dalla sostituta Alessandra Russo. Al centro della vicenda ci sono le presunte irregolarità tecnico-amministrative dell’impianto e le conseguenti ricadute delle stesse sul territorio, in termini di contaminazione del suolo e delle acque e di pregiudizio per l’ambiente e per la salute pubblica.
Tre le persone finite indagate: si tratta dei gestori dell’impianto riconducibile all’ex presidente di Confindustria Sicilia Giuseppe Catanzaro e ai suoi fratelli. Nella relazione tecnica della procura vengono indicati: «limiti di contaminazione regolarmente superati, con emissioni laterali di biogas provenienti dalle vasche post operative, con l’emersione di indici di potenziale contaminazione delle acque sotterranee, senza l’attivazione delle dovute procedure di rientro». L’impianto di discarica, in ragione del servizio di pubblica utilità è stato, su indicazione del gip, consegnato a due amministratori giudiziari. Questi avranno l’incarico della gestione dell’impianto «con riferimento alle commesse provenienti da enti pubblici o, comunque, aventi carattere pubblicistico, purché nel rispetto della normativa ambientale e al fine di regolarizzare l’attività».
Giuseppe Catanzaro da qualche mese non è più un dirigente della Catanzaro Costruzioni. «Ho deciso di lasciare il mio ruolo di dirigente dell’azienda di famiglia per agevolare la conoscenza dei fatti – aveva reso noto – rispetto a quanto riferito da privati interessati alla commissione regionale d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia e riportato nella relazione conclusiva sul ciclo dei rifiuti approvata il 16 aprile scorso».
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