Rifiuti, il disastro della Sicilia: 2 miliardi di debiti. Pagheranno i siciliani con l’aumento delle bollette

da Salvatore Petrotto
riceviajmo e pubblichiamo

Oltre due miliardi di debiti nel settore dei rifiuti in Sicilia, così come accertato dalla Corte dei Conti. Tutti soldi a carico dell’Erario che continueremo a pagare noi cittadini a causa delle malversazioni, le assunzioni clientelari, le spese inutili, le delibere contro legge, un’insopportabile illegalità diffusa e quant’altro!

E Confindustria Sicilia?

“Ormai, più che occuparsi di imprenditoria, si occupa di politica! Anzi, si comporta come una forza politica: controlla un assessorato regionale, importanti posti di sottogoverno e altro ancora. Come mai nessuno si pone il problema dell’incompatibilità tra il ‘Partito’ di Confindustria Sicilia, che ormai è tale, e la gestione dei rifiuti in Sicilia?”

Le amare considerazione virgolettate le abbiamo lette tra le colonne di LinkSicilia Da anni, il vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, gestisce la più grossa discarica di rifiuti che c’è in Sicilia, quella di Siculiana.

Discarica che era un piccolissimo immondezzaio comunale e che, con un artificio legale e giudiziario, è stata ampliata per cento volte; grazie ad una legge regionale risalente al 2006, è diventata una sua enorme proprietà privata.

Dopo di ciò, in tutta la Sicilia, sono proliferate altre discariche private e sono state chiuse tutte quelle pubbliche. Sono stati realizzati altri impianti privati per la raccolta dei rifiuti in maniera indifferenziata ed il loro riciclo. Cosicché, l’intero settore dei rifiuti è stato interamente gestito da una lobby che ha fatto quadruplicare i costi di raccolta e smaltimento di tutti i tipi di rifiuti, in quasi tutta la Sicilia.

Il tutto è avvenuto, attraverso delle proroghe illegali di appalti per svariate centinaia di milioni di euro, dal 2007 ad oggi. Tali proroghe sono state assicurate, come ho avuto più volte modo di scrivere, violando la legge n. 62 del 2005 e le successive modifiche che disciplinano proprio l’istituto delle proroghe e dei rinnovi dei contratti in scadenza.

Si tratta di leggi che stabiliscono il limite tassativo di sei mesi delle proroghe e dei rinnovi dei contratti in scadenza, relativi a tutti i servizi pubblici Nel caso nostro, in Sicilia, tali proroghe hanno abbondantemente superato i sei anni!

Il tutto è avvenuto senza mai celebrare gare d’appalto e, soprattutto, senza tenere conto di una miriade di sentenze del Consiglio di Stato, delle deliberazioni dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici, dei continui richiami dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato; e dulcis in fundo, infischiandosene, non solo delle leggi nazionali, ma anche delle direttive dell’Unione Europea sulla libera competizione tra le imprese. Alla faccia del libero mercato!

Tali illegalità sono state commesse, lo ripeto, in tutta la Sicilia, grazie alle coperture politiche, e non solo, che hanno fatto gridare allo scandalo la Corte dei Conti.

Anche la commissione parlamentare nazionale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, per il caso Sicilia, nel 2010, si è espressa in questi termini attraverso il suo presidente, Gaetano Pecorella: “La gestione dei rifiuti in Sicilia è un caso unico di disfunzione organizzata”.

Lo crediamo bene. Quando tutto ciò che è pubblico diventa privato, in barba alle leggi ed alle volontà popolari, è un disastro economico, oltre che ambientale! Le privatizzazioni selvagge, in Sicilia, hanno riguardato non solo il settore dei rifiuti, ma anche la gestione dell’acqua, attraverso il ‘furto’ non proprio legalizzato, da parte di alcune spa, totalmente private, che si sono impadronite di decine di miliardi di euro di impianti idrici e fognari, oltre che delle dighe.

Il tutto è avvenuto anche grazie al vitale sostegno di Confindustria Sicilia che ha inciso fortemente, con i suoi uomini e le sue donne, dentro i Governi regionali. In questo settore non mancano scelte legislative in pieno contrasto con le norme statali ed europee in materia ambientale, di libero mercato e libera concorrenza.

I risultati non esaltanti ottenuti in Sicilia in materia di rifiuti e di privatizzazione dell’acqua pubblica li conosciamo tutti.

Montagne di rifiuti nei paesi e nelle città con gravissimi problemi di carattere igienico sanitario. Acque pubbliche di sorgente cedute gratuitamente alle multinazionali per imbottigliarle e venderle a caro prezzo, come dimostra il caso Nestlé-Acqua Vera-Santa Rosalia a Santo Stefano Quisquina. Mentre ai cittadini viene rifilata dentro le case, e spacciata impropriamente per acqua potabile, una imbevibile e per niente commestibile acqua dissalata, proveniente dal dissalatore di Gela, città del Presidente Rosario Crocetta e per giunta pagata undici volte in più, ad esempio, rispetto a Milano!

Per non citare l’inquinamento delle falde e dei mari come il caso di Agrigento che ha costretto la Magistratura ad intervenire, con tanto di sequestro delle condotte fognarie e relativo avviso di garanzia, notificato al diretto responsabile di tali disastri ambientali, l’ex amministratore delegato di Girgenti Acque ed ex amministratore anche dell’ACOSET di Catania, un’altra società privata per la gestione dei servizi idrici del catanese.

Quest’ultimo, uomo dell’ex Presidente della Regione Raffaele Lombardo, è subentrato nel 2006, all’ACOSET di Catania, quale amministratore, al posto di Angelo Lombardo, fratello proprio del presidente della Regione e diventato incompatibile in quanto eletto parlamentare nazionale.

Anche al successore di Angelo Lombardo, nella società per la gestione dei servizi idrici dei paesi pedemontani del catanese, Giuseppe Giuffrida, sono state rivolte le attenzioni di più di un pentito di mafia e del Maggiore dei Carabinieri, Lucio Arcidiacono, nel corso di alcune udienze del processo, ancora in corso, a carico di Raffaele ed Angelo Lombardo.

Ci riferiamo allo stesso Giuffrida, catapultato in provincia di Agrigento dai fratelli Lombardo per costituire Girgenti Acque, assieme all’imprenditore agrigentino, Marco Campione. Il Campione, attuale azionista di maggioranza di Girgenti Acque, con il suo 51%, secondo Arcidiacono, era ed è impresa di riferimento di personaggi non esattamente cristallini.

Sentite cosa dichiara l’ufficiale dei Carabinieri in un’udienza a carico dell’ex presidente della Regione e suo fratello. Secondo il Maggiore dei ROS, Lucio Arcidiacono, “sarebbero diversi gli appalti milionari concessi alle ditte collegate a Campione, sia sotto il governo regionale di Lombardo che prima con Totò Cuffaro”. Appalti gestiti con un semplice sistema di spartizione: “Il 20 per cento alla mafia, il due alla politica e il resto all’imprenditoria”.

Nel processo a Raffaele e Angelo Lombardo è stata depositata “un’informativa sui rapporti con l’imprenditore Campione e Luigi Cilia dell’Mpa di Canicattì, uomo molto vicino, fino al suo arresto, a Vincenzo Lo Giudice’’.

Quest’ultimo, Vincenzo Lo Giudice, ex assessore regionale ai lavori pubblici è uscito dal carcere qualche settimana, dopo avere scontato 10 anni per concorso in associazione mafiosa.

L’attenzione del Maggiore va, soprattutto, al rapporto tra la Girgenti Acque dell’imprenditore e la Acoset, l’azienda catanese per la gestione idrica “di cui Angelo Lombardo è stato consigliere dal 2004 al 2006”.

Confindustria ha governato con Raffaele Lombardo, con l’assessore regionale Marco Venturi, già vice presidente di Confindustria Sicilia. Adesso, il partito di ‘Confindustria, sta continuando la sua esperienza di governo con Linda Vancheri che occupa sempre la casella delle ‘Attività Produttive’. Quali siano queste Attività Produttive in Sicilia, da 5 anni a questa parte, noi non lo sappiamo!

Piuttosto abbiamo sperimentato a nostre carissime spese la pessima gestione dei rifiuti, il cui ciclo, per niente virtuoso, è di fatto in mano, proprio ad uno degli uomini di punta di Confindustria Sicilia, il suo vice Giuseppe Catanzaro e ad una lobby che ruota attorno a lui.

Noi conosciamo montagne di debiti e di rifiuti, inquinamento e tasse sulla spazzatura che noi Siciliani, nel migliore dei casi, paghiamo per 4 volte in più rispetto al resto d’Italia!

Noi conosciamo solo le bollette dell’acqua che paghiamo 11 volte in più rispetto a Milano e con i risultati ben noti: acqua dissalata, maleodorante e per niente potabile, dentro le case e mari del tutto inquinati!

Noi abbiamo solo registrato, in questi anni di governi – Lombardo prima e Crocetta adesso, targati anche Confindustria Sicilia – la chiusura della FIAT di Termini Imerese, mentre al suo posto si sono insediate una miriade di promesse, chiacchiere e tanta disoccupazione!

Noi abbiamo semplicemente registrato il mancato utilizzo, negli ultimi 5 anni, di oltre 6 miliardi di euro di fondi europei destinati, anche, alle piccole e medie imprese.

Soldi, in maniera delittuosa non spesi, perché l’intento era ed è quello di favorire le grandi imprese e le multinazionali a discapito del tessuto economico – produttivo siciliano. Soldi sottratti, in questi anni di profondissima crisi, a decine di migliaia di piccoli imprenditori siciliani.

Poi ci sono le accuse di mafia gratuite. Ci riferiamo alle accuse di infiltrazione mafiosa lanciare dal presidente Rosario Crocetta all’indirizzo di migliaia di persone, giovani, donne, bambini ed anziani che hanno protestato per l’ennesima volta contro il MUOS di Niscemi.

E’ sempre la stessa tecnica! Quando i loro equivoci e sporchi giochini sono scoperti, dei ben individuati professionisti dell’antimafia degli affari, ad esempio, reagiscono sempre con le loro classiche e strumentali denunce di mafia, presentate alle autorità giudiziarie e presso tutte le Prefetture Siciliane.

In questo modo hanno di fatto spazzato via una miriade di piccole imprese, a colpi di informative antimafia, il più delle volte fallaci e prive di fondamento.

L’obiettivo, adesso, è quello di papparsi tutti i fondi europei non spesi, non solo nei settori dell’Ambiente, dei rifiuti e dell’acqua, ma anche della formazione professionale.

E per le poche, superstiti, piccole e medie imprese c’è solo da rivolgersi ai nuovi e vecchi monopolisti dei fondi pubblici, quelli di Confindustria Sicilia, per ricevere, magari, ulteriori ‘carcagnati ni lu mussu’.

Per i fondi europei, non vi preoccupate che Confindustria sa come spenderli e come spremerci, provocando altri disastri economici ed ambientali!

 

Redazione

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