«In merito alla vostra richiesta, vi confermiamo che le attività presso l’impianto per il trattamento meccanico-biologico a Bellolampo sono già oggetto di indagine ambientale». Poche righe, quelle firmate dal dipartimento Attività produttive e impatto sul territorio dell’Arpa, che la dicono lunga sulla questione nella discarica palermitana, che dovrebbe a breve ospitare 1500 tonnellate di rifiuti provenienti da Catania, in difficoltà dopo la chiusura del sito di Grotte San Giorgio a Lentini. Una decisione, quella supportata dalla Regione, che appena cinque giorni fa aveva dato l’ok al trasferimento dei rifiuti etnei, che aveva subito destato non poche perplessità.
Perplessità esplicitate da una richiesta di annullamento del decreto regionale presentata dal consigliere del Movimento 5 stelle Antonino Randazzo che, negli scorsi giorni, aveva scritto alle istituzioni interessate per segnalare l’impossibilità materiale da parte di Bellolampo di ricevere un ulteriore carico imprevisto di spazzatura. Vero è che lavori per l’ampliamento della terza vasca, in attesa di quelli per la costruzione della settima, potranno dare ampio respiro all’azione della Rap. E la situazione di emergenza in città sta lentamente rientrando dopo un agosto e un inizio settembre infuocati sul piano dei rifiuti per le strade. La discarica, però, sta ancora pagando il dazio delle crisi degli ultimi anni, con il piazzale antistante all’impianto di trattamento meccanico-biologico attanagliato dalle cataste di rifiuti abbancati lì nei momenti di saturazione di Bellolampo, per evitare di lasciarli a ridosso delle vie cittadine.
E a proposito dell’indagine: risale al 20 settembre, appena quattro giorni prima della decisione della Regione, l’ultimo sopralluogo effettuato dall’ufficio Coordinamento di polizia giudiziaria dell’Arpa che nella sua relazione aveva dipinto uno scenario piuttosto preoccupante. «I piazzali esterni del Tmb risultano tutti occupati da rifiuti provenienti dalla raccolta indifferenziata della città di Palermo – si legge nel documento – nonché una parte di sopravaglio e sottovaglio provenienti dal sistema di piattaforma dello stesso impianto, che resta in attesa del conferimento in discarica». Quest’ultima è la parte di rifiuti lavorata quotidianamente dal Tmb, depositata poi all’esterno del capannone in attesa del definitivo conferimento.
«L’intero piazzale, senza soluzione di continuità, risulta occupato dai rifiuti che superano anche altezze di circa otto metri e non esiste una divisione tra le diverse tipologie di rifiuti (indifferenziato o parzialmente trattato) – continua la relazione – si può ipotizzare che nell’intero piazzale siano depositate circa 40mila tonnellate di rifiuti abbancati, gradualmente, sin dal settembre 2020». Dall’azienda fanno sapere che la situazione dei piazzali subirà una forte accelerazione una volta completata la trafila burocratica per l’inizio dei lavori di ampliamento della terza vasca bis, per la quale sarebbe tutto pronto, con tanto di gara espletata e persino materiali acquistati. Ancora una volta, però, si aspetta la Regione che adesso dovrà anche risolvere la grana della possibile nuova collocazione dei rifiuti catanesi.
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