Rifiuti, chiesto rinvio a giudizio per Li Destri Ombre su appalto per la manutenzione mezzi

Pende una nuova richiesta di rinvio a giudizio su Anna Maria Li Destri, ex direttore dell’ufficio Ecologia del comune di Catania. Ancora una volta al centro dell’attenzione sono finiti gli appalti che ruotano attorno al servizio di nettezza urbana. Ed in particolare quello per la manutenzione dei mezzi per la raccolta dei rifiuti. La funzionaria è accusata di truffa aggravata, falso ideologico, abuso d’ufficio e turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente. Secondo i pubblici ministeri, avrebbe fatto in modo di assegnare indebitamente i servizi di riparazione dei veicoli alla ditta Puntese Diesel Service, di San Giovanni La Punta, per il triennio 2010-2013. La Procura ha acquisito elementi che lasciano ipotizzare una turbativa d’asta anche per la nuova gara d’appalto bandita per il 2014-2017. Anna Maria Li Destri è già stata rinviata a giudizio nel processo per l’appalto dello smaltimento e della raccolta dei rifiuti, attualmente in vigore, del Comune di Catania, assegnato all’associazione temporanea d’imprese Ipi Oikos. Vicenda per cui l’ex dirigente ha scelto il rito ordinario, a differenza degli altri imputati per cui sono già arrivate le richieste di condanna dei pm. Ad ottobre Li Destri è stata licenziata senza preavviso dal Comune.

Dalle indagini sull’appalto per la manutenzione dei mezzi della nettezza urbana – effettuate dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza a partire dalla primavera del 2013 – è emerso che Li Destri, nel ruolo di direttore del settore Ecologia e ambiente del comune abbia indotto in errore gli altri componenti della commissione di gara per aggiudicare i servizi di riparazione e manutenzione del parco mezzi della nettezza urbana alla Puntese Diesel Service. Per un importo di 4 milioni e mezzo di euro. La funzionaria avrebbe agito in concorso con l’amministratore dell’impresa, Antonino Amore, successivamente morto. Secondo la Procura, Li Destri avrebbe alterato diversi documenti necessari alla partecipazione alla gara d’appalto e in particolare una relazione di stima che certificava un volume d’affari della ditta Puntese nella misura prevista dal bando di gara. Invece l’impresa – che come ditta individuale era già stata assegnataria dello stesso servizio a partire dal 2006 – era stata trasformata in srl solo da un paio di mesi.

Per il nuovo appalto del triennio 2014-2017, pubblicato ad agosto del 2013, invece, i pm ipotizzano che l’ex dirigente abbia preparato un bando ad hoc per la stessa ditta, inserendo illegittimamente alcuni requisiti a pena di esclusione, come il fatto di «aver già effettuato pregressa attività di manutenzione di mezzi destinati alla raccolta dei rifiuti per un importo contrattuale di almeno 1,5 milioni di euro con lo stesso committente e lo stesso settore, nonché quella di possedere attrezzature specialistiche». Restrizioni che violerebbero l’articolo 2 del codice degli appalti e che sarebbero finalizzate «a consentire la partecipazione alla gara ad un’unica ditta riconducibile, ovviamente, alla Puntese Diesel». Altra irregolarità riguarda la richiesta di una particolare certificazione per la tutela dei lavoratori: la SA 8000, che – sottolinea il capitano Biagio Chisari della Guardia di finanza – «viene solitamente chiesta in quei Paesi dove le condizioni dei dipendenti sono più a rischio, rara nelle gare in Italia». Documento che, secondo i requisiti richiesti, doveva essere ottenuto prima della pubblicazione dello stesso bando, e di cui la Puntese si era dotata esattamente prima di agosto. Presunti illeciti su cui già in passato aveva posto l’attenzione il sindacato autonomo Fiadel.

Salvo Catalano

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