Rete ospedali, critiche al piano del governo Musumeci «Troppi reparti a Catania», malumori dalle altre città

Quel tic tac è un sottofondo sempre più insistente per l’assessore Ruggero Razza. Il conto alla rovescia è sempre più stringente ed entro il prossimo 30 giugno la bozza della nuova rete ospedaliera dovrà essere esaminata dal ministero della Sanità a Roma. All’appuntamento con la ministra Giulia Grillo, Razza vuole arrivare quanto più preparato possibile. E così ecco che proprio ieri in assessorato si sono incontrati il direttore generale, Mario La Rocca, insieme alle sigle sindacali di categoria. Molte le critiche mosse alla nuova rete ospedaliera che, rispetto alla pianificazione targata Gucciardi (ma mai diventata realtà) aggiunge appena 75 posti letto a livello regionale. «Ma si tratta – precisa La Rocca – di numeri virtuali, perché quel piano alla fine non è stato posto in essere. Rispetto alla situazione attuale, i posti letto in più sono quasi 1.700». Di cui circa 800 posti letto per acuti. Ma a lasciare scettici una parte dei sindacati è soprattutto il fatto che non si conoscono ancora i numeri della sanità privata.

«Abbiamo presentato le nostre relazioni a livello territoriale, ma dall’assessorato hanno assicurato che lo spazio per ulteriori nostre osservazioni è aperto – dice Riccardo Spampinato (Cimo Sicilia) – la bozza di rete arriverà in Sesta Commissione all’Ars nella seconda settimana di luglio».

Guardando ai territori, alcune situazioni specifiche cominciano ad emergere, nonostante la bozza sia ancora un work in progress. Critiche arrivano da diverse realtà locali, la coperta è ancora una volta troppo corta ed ecco che dalla costa fino all’entroterra, da Palermo, fino a Trapani, passando per Bronte, Augusta e Paternò, in molti storcono il naso davanti alle ventilate novità che rischiano di tramutarsi in provvedimenti concreti.

Nell’Agrigentino e nel Siracusano, sottolineano ancora dalla Cimo Sicilia, alcune unità operative scompaiono o vengono ridimensionate. È il caso della Radioterapia a Siracusa, dell’Oncologia di Agrigento, dell’Ematologia al Papardo di Messina, della Chirurgia Vascolare a Ragusa. «Si tratta di Unità Operative – aggiunge Spampinato – ridimensionate mentre avrebbero meritato maggiore attenzione e più posti letto. Abbiamo ribadito la necessità che il presidio di Villa Sofia-Cervello sia un Hub di secondo livello, per la posizione strategica che ricopre sia nella provincia di Palermo che in quella di Trapani». Certo, ammettono ancora dal sindacato, «l’impianto è sostanzialmente positivo, ma l’assessorato va aiutato a valutare alcune cose».

La situazione nel Palermitano
Come detto, viene considerato un errore classificare Villa Sofia e Cervello in due ospedali di primo livello, invece che in un unico Hub di secondo livello. Tra le modifiche che i sindacati chiedono a Razza di operare, per il trauma center dell’azienda ospedaliera si chiede l’assegnazione di 8 posti letto, mentre in astanteria risulterebbe necessario il raddoppio degli attuali 14 posti letto, come previsto dal decreto Gucciardi.

Passando invece all’Arnas Civico, viene tagliata la Pneumologia, pur mantenendo i due dipartimenti di terapia intensiva respiratoria (Utir) e di Endoscopia Bronchiale, insieme ai 30 posti letto da gestire. motivo per cui le sigle sindacali chiedono «su quali criteri viene tagliata quella di ARNAS Civico e perché si determini una tale evidente asimmetria per bacini geografici (2 a Palermo, mentre ne sono previste 3 a Catania, 3 a Messina, 1 a Siracusa, 1 a Caltanissetta e 1 a Trapani)». Una «asimmetria geografica» confermata anche sul fronte della Medicina nucleare, che al Civico viene declassata a struttura semplice, lasciando una sola unità complessa a Palermo, a fronte delle 4 previste a Catania, una a Messina, una a Siracusa, una a Caltanissetta e una ad Agrigento.

E ancora «l’apparente scomparsa della Cardiologia pediatrica – scrivono ancora i sindacati nella relazione presentata a Razza -, sebbene sia unica nella Sicilia Occidentale e anche nella previsione dell’attivazione dell’unica Cardiochirurgia pediatrica regionale, appare incomprensibile».

«A fronte di tali inspiegabili tagli – aggiungono i sindacati – si assiste alla introduzione di una Neurochirurgia Pediatrica con quattro posti letto in una struttura che non è adeguata ad ospitare questo tipo di attività, una terza struttura complessa di Radiologia dalle funzioni non specificate e una unità operativa complessa di servizio infermieristico (unica in Sicilia)».
I medici si dicono infine preoccupati dalla scelta di creare un Dipartimento Interaziendale di Emergenza, che fa capo sia al Civico che al Policlinico. «Non vorremmo – concludono – che la storica vocazione urgentista della principale area di emergenza del meridione fosse fagocitata dall’ormai dilagante ingerenza dell’Università».

Ma nel capoluogo, fuori dalle beghe interne dei maggiori poli ospedalieri, le cose non vanno meglio. Per esempio sul fronte della Medicina Trasfusionale dell’Asp, che viene assegnata alla struttura privata del Giglio di Cefalù, in difformità alla normativa vigente. Il Giglio di Cefalù è protagonista di un’altra polemica, legata questa volta all’unità operativa semplice di Salute Mentale, che anche in questo caso per norma non può essere allocata entro una struttura privata. Sul fronte della Pediatria, infine, cinque sono le unità complesse previste nel Palermitano, nonostante se ne prevedano 8 a Catania e 6 a Messina. Anche questa volta, «l’asimmetria geografica» è data non soltanto dall’estensione territoriale, ma anche dai giovani pazienti: 185mila nel Palermitano, 166mila nel Catanese, 80mila nel Messinese.

I malumori tra Agrigento, Caltanissetta e Ragusa
Ad Agrigento succede che l’unità operativa complessa di Oncologia si indicata senza posti letto, mentre l’oncologia con posti letto viene classificata come semplice. Vengono indicate 6 Chirurgie generali, ma gli ospedali nell’Agrigentino sono soltanto 5.

Nel Ragusano, a Vittoria, la Chirurgia vascolare (unica nel territorio) viene declassata da unità complessa a semplice, mentre vengono mantenute due strutture complesse di Oculistica a Ragusa.

Nel nisseno a insorgere è invece la conferenza dei sindaci, che lancia un allarme a proposito dei «tagli di posti letto, nessun incremento del budget dell’Asp per risolvere le carenze di organico di medici e infermieri, l’azzeramento totale di interi reparti che rimangono solo sulla carta, essendo previsto il numero di zero posti letto».

«Non va meglio – proseguono i sindaci – nei presidi di zone disagiate con croniche carenze di personale e la mancata attivazione dei pronto soccorso autonomi, a Mussomeli con il declassamento della chirurgia e un numero esiguo di posti letto in pediatria. Tutto questo prefigura la demolizione di un progetto che era stato costruito nel tempo, mettendo in discussione il servizio di elisoccorso e la centrale operativa 118».

Miriam Di Peri

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