Lo sciopero della Reset che era in programma domani è stato sospeso. Alla base del provvedimento la convocazione dei sindacati per giorno 22 alle 16. Eventuali manifestazioni sono quindi state rinviate a quella data. La protesta è legata alle promesse dell’amministrazione in merito all’aumento delle ore di lavoro e sull’applicazione di tutta una serie di indennità contrattuali che ad oggi non hanno avuto, sottolineano i sindacati, ancora seguito. I rappresentati di categoria chiedono il passaggio immediato dei lavoratori a 40 ore settimanali e il ripristino di tutti gli istituti connessi alla normale applicazione del contratto di lavoro, sia sotto il versante economico sia normativo.
Per raggiungere questo obiettivo i sindacati ritengono «indispensabile attivare anche la cosiddetta mobilità interaziendale con tutte le società partecipate del Comune di Palermo a cominciare dalla Rap, le cui carenze d’organico sono ampie e certificate rappresentando da sola, sia sotto il profilo dei servizi da rendere alla città, che da quello puramente numerico, una quantificazione minima di trecento unità lavorative». Le segreterie che su tale argomento hanno già incontrato il vicesindaco e assessore alle Partecipate, Sergio Marino, nelle settimane passate, dovendo acquisire le risposte che l’assessore si era impegnato a fornire su tale materia, si sono autoconvocate per il 10 gennaio a Villa Trabia. In assenza di riscontro hanno comunque pianificato alcune giornate successive di presidio dell’assessorato. La manifestazione avrebbe visto la partecipazione di tutte le sigle sindacali in un corteo che sarebbe partito dal Politeama per dirigersi a piazza Pretoria. I sindacati coinvolti sono Cgil, Cisl, Uil, Asia-Uiltrasporti e Cisal, Ursas, Alba e Usb.
Rimangono inoltre al centro della vertenza i temi della liquidazione della retribuzione di dicembre non ancora saldata ai lavoratori, aspetto su cui si evidenzia ancora una volta la diversificazione di trattamento con le altre partecipate, il pagamento delle rate di Tfr arretrate e la problematica delle festività soppresse impropriamente pianificate, ai fini della fruizione, dall’impresa. Quindi resta da discutere «il tema dell’organizzazione del lavoro e quindi di una razionalizzazione dell’uso delle consistenti risorse impegnate nelle prestazioni straordinarie da utilizzare dopo il raggiungimento del normale orario di lavoro a 40 ore». Su tutta la vertenza le segreterie confermano «la volontà di mantenere aperto il dialogo sindacale» ma chiariscono che verrà «coltivato anche il contenzioso in sede legale».
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