Cariche della polizia all’indirizzo di un gruppo di studenti, giunti nei pressi del teatro Politeama per contestare il premier Matteo Renzi, arrivato in città in vista della chiusura della campagna referendaria. Sarebbe stato fermato e poi rilasciato anche un 18enne, di nome Giorgio, che è stato portato via dagli agenti. Ad essere stato portato in questura sarebbe – riferiscono fonti vicine ai promotori del corteo – uno studente del liceo scientifico Cannizzaro. I manifestanti raccontano di essere stati colpiti sulle dita con il manganello.
Sono
centinaia gli studenti in protesta – 600 secondo gli organizzatori – partiti da piazza Verdi. Cantano cori contro il presidente del Consiglio e segretario del Partito Democratico: Il nostro No lo vedi per le strade, il 4 dicembre il tuo governo cade. All’altezza dell’incrocio tra via Mariano Stabile e via Ruggero Settimo è stato dato alle fiamme, in mezzo alla strada, un fantoccio di Matteo Renzi. Imponente il dispiegamento delle forze dell’ordine, che ha praticamente circondato il corteo, bloccandolo temporaneamente poco più indietro di via Principe di Belmonte.
«Noi come studenti ci siamo schierati sin dall’inizio contro la Buona Scuola e anche contro altre riforme, come il Jobs act – dice Claudio, studente del liceo Garibaldi. Siamo alla chiusura della campagna referendaria e Renzi è qua a Palermo non a caso. Non hanno mai nascosto che dal Sud prendono pochi consensi e quindi serviva da parte loro una maggiore sensibilizzazione per raccogliere voti. Vanno bene i cambiamenti, ma non questi».
Il corteo ha poi fatto dietrofront, e si è sciolto una volta tornato davanti al Teatro Massimo. Da parte dei passanti e dei presenti le reazioni alle proteste studentesche sono contrastanti. C’è chi ad esempio è d’accordo con l’intervento delle forze dell’ordine, chi ritiene
assurdo impedire di arrivare al Politeama. Dopo le cariche i poliziotti non ci stanno a passare per i cattivi. «Noi siamo qua per difendere le istituzioni e quindi la libertà di tutti – dice un agente. Ci vedono come dei nemici o un ostacolo, ma non è così, la democrazia e il diritto che attuano manifestando ci sono grazie a noi e al nostro lavoro». Un edicolante invece se la prende con la «martellante» campagna per il referendum. «Non ne possiamo – dice – ma Renzi viene sempre qua. Evidentemente gli piace Palermo ma noi non ne possiamo più di lui qui».
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