Manca la copertura, mancano i principi di costituzionalità, insomma requisiti non da poco per la Corte costituzionale, che ha bocciato di netto la decisione della Regione siciliana di stabilizzare quattromila unità del personale Asu con delle norme inserite nelle Finanziarie del 2021 e del 2022 e nelle variazioni di bilancio e nella legge di stabilità regionale 2022-2024.
A impugnare gli articoli, ponendo la questione di legittimità, era stata direttamente la presidenza del Consiglio dei ministri. Secondo i giudici contabili, oltre a mancare un’adeguata copertura finanziaria, sarebbe anticostituzionale avere esteso al personale Asu gli stessi principi che hanno portato alla stabilizzazione degli Lsu in servizio nei vari Comuni.
«Stavamo aspettando questa sentenza – dice il capogruppo della Dc all’Ars, Carmelo Pace – Adesso possiamo riproporre la stabilizzazione nel modo più corretto. L’avevamo detto in tempi non sospetti che bisogna seguire l’iter normativo giusto per porre fine al lungo periodo di precariato di questi lavoratori, gran parte impegnati nei Comuni».
Più allarmato il collega Pippo Laccoto, presidente leghista della commissione Salute, che auspica «che il governo regionale avvii immediatamente la necessaria interlocuzione con il governo nazionale per giungere ad una risoluzione della vicenda. È indispensabile che la Regione intervenga ai massimi livelli per far comprendere che la stabilizzazione di 4600 Asu siciliani non è un mero fatto tecnico, ma assume una grande rilevanza sociale dopo tanti anni di precariato e di incertezze. Dobbiamo dare una risposta a questi lavoratori che da quasi trent’anni rendono servizi indispensabili nei Comuni ma, al tempo stesso, senza nessuna garanzia dal punto di vista della tutela previdenziale».
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