Lassessore alla Sanità della Regione Sicilia, Lucia Borsellino, ha emanato un decreto che approva un documento intitolato «guida per il paziente che si ricovera in ospedale». Un documento che nasce con lo scopo di fornire informazioni al paziente che è ricoverato in ospedale; informazioni relative sia allaccoglienza sia al rapporto tra paziente e personale sanitario. La guida dà subito lidea dellimpronta scelta per lelaborato. È specificato che le attese si svolgono in ambienti disagevoli e affollati dove i pazienti aspettano per ore un turno segnato su inaffidabili elenchi cartacei. Consapevoli delle problematiche, i nostri amministratori adottano la tecnica di Ponzio Pilato; non cercano una soluzione, ma specificano che la colpa ricade su medici e infermieri che non segnalano con insistenza alla Direzione il disagio.
Il documento continua precisando che in caso di affollamento in reparto, il paziente sarà messo in barella. Ancora Pilato insegna: non importa dellillegalità legata al ricovero in barella, al rischio per i pazienti, al fatto che gli utenti pagano per una sanità valida, che il sovraffollamento significa mancata assistenza. La soluzione è semplice, basta che il paziente cerchi di farsi assegnare una barella il più comoda possibile, e cosa più importante che solleciti il passaggio in un posto letto. Si deduce che a volte un medico o un infermiere dimentica di avere un letto libero vuoto e non si occupi del trasferimento.
Lapice del paradosso si raggiunge nelle informazioni legate alla degenza. Si parla della figura dellinfermiere. È chiaramente specificato che questo professionista ha due compiti. Il primo di eseguire procedure e tecniche e il secondo di sorveglianza dei degenti. Sorvolando sul secondo punto, precisando solo che gli infermieri non sono polizia penitenziaria e che quindi si occupano dell’assistenza e non di sorveglianza, si arriva al primo compito. Il documento, rilevando la mancanza di personale ausiliario (che lo Stato prevede tramite un accordo Stato Regioni), autorizza quello che, per la magistratura Italiana, è definito demansionamento. Si dice ai pazienti che per le pulizie igieniche, non avendo O.S.S., si possono rivolgere agli infermieri. Continuando nella lettura sorge una domanda: se poco personale ausiliario significa sopperire con infermieri, quando il testo dice: «per svolgere questi compiti è necessario che gli infermieri siano in numero sufficiente (e questo non è sempre vero)», chi sopperisce alla mancanza di infermieri che già svolgono lattività propria e quella del personale ausiliario? Resta solo la figura del medico! Questi ultimi potranno essere adoperati facilmente anche perché hanno una grande virtù. Nelle raccomandazioni e comportamento è letteralmente specificato che gli infermieri (e solo loro) avranno cura di cambiarsi i guanti. Perché mentre le mani degli infermieri possono trasmettere infezioni, quelle dei medici, essendo geneticamente modificate, non hanno questo problema.
È doveroso ringraziare tutti quelli che con tanto impegno hanno partorito questo memorabile atto. Lassessore Borsellino e Prof. Pagliaro Luigi – Prof. Garattini Silvio – Dr. Greco Giuseppe- Prof. Remuzzi Giuseppe – Dr. Merlino Giovanni -Dr. Murolo Giuseppe – Dr.ssa Agnello Vittoria – Prof. Attanasio Massimo – Prof. Leone Salvino – Dr.ssa Argo Antonella – Dr. Bonarrigo Agatino Franc – Dr. Borsellino Nicolò – Dr.ssa Bosio Silvia – Dr. Candela Pasquale – Prof. Cavallaro Sebastiano – Prof. Di Raimondo Francesco – Dr. Di Tommaso Giuseppe – Dr.ssa Furnari M. Grazia – Dr. Giordano Francesco – Prof. Palazzo Adriano Mario – Dr. Pilato Salvatore – Dr. Tinè Fabio – Dr.ssa Traina Rosalia.
Le su citate persone hanno fornito preziose indicazioni mettendo a disposizione le loro conoscenze, così si legge dal decreto. Le domande sono: quanti di loro si sono mai occupati di assistenza? Quanti hanno subito un ricovero in barella? Quanti subiscono lattesa nelle sale affollate e fatiscenti soffrendo improponibili liste dattesa su fogli di carta improvvisati? Mi viene in mente un proverbio della tradizione siciliana: Crapi e lapi lassa fari a cu ni sapi. Questo decreto lascia il sapore in bocca della sconfitta. Leggendo questo testo si percepisce la mancata capacità da parte degli amministratori di risolvere le problematiche.
Fino a ieri larma più usata da parte della Dirigenza era «non lo sapevo». Oggi invece è agghiacciante vedere che si ufficializza una nuova linea di condotta: conosco i problemi ma non so risolverli, quindi cittadini cercate di difendervi come meglio potete. Si cerca di legalizzare quello che per anni si è cercato di combattere: mala sanità, mancata
professionalizzazione degli infermieri, rischio clinico e riduzione delle liste di attesa.
Lunico commento che mi sento di esprimere è che la sconfitta riguarda il governo della nostra Sicilia. Un bravo assessore, quando ha consapevolezza di non riuscire, quando si rende conto di non avere le capacità di risolvere i problemi dei cittadini, non dice «arrangiatevi» (cosa della quale i cittadini sono già esperti), ma carico di dignità si dimette per permettere a chi, si sente capace di operare nel migliore dei modi, di provare a risolvere i problemi e non a «lavarsi le mani». Termino citando una frase del nostro eroe: «A fine mese, quando ricevo lo stipendio, faccio lesame di coscienza e mi chiedo se me lo sono meritato». Facciamoci tutti questo esame.
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