Regione, 400milioni da recuperare entro fine legislatura Musumeci: «Dalle opposizioni solo terrorismo psicologico»

Il nervosismo, questa mattina, in una sala blu di Palazzo d’Orleans particolarmente gremita di giornalisti, era piuttosto evidente. Il governatore Nello Musumeci ha convocato la stampa insieme all’assessore all’Economia Gaetano Armao, per fare chiarezza sui conti e sull’ammontare del disavanzo. «Avendo letto notizie da terrorismo psicologico, ho ritenuto opportuno convocare conferenza stampa» ha tagliato corto, senza girarci attorno. 

Il disavanzo? Complessivamente si parla di 7,3 miliardi di euro. Di questi, 400 sono i milioni che il governo dovrà recuperare al massimo entro la fine della legislatura per ripianare la situazione contabile. Ragione per cui ieri è arrivato a Palazzo dei Normanni lo stop a qualunque norma inserita nel collegato che prevedesse un impegno di spesa. Il pronunciamento della Corte dei conti è atteso per metà ottobre, ma fino ad allora l’Ars non approverà leggi che comportino oneri per le casse siciliane. 

È un Musumeci molto teso, quello che parla ai giornalisti, spiegando le ragioni del disavanzo, ossia la differenza tra entrate e uscite residue, da addebitare «al governo precedente, che non ha fatto il suo dovere, cioè certificare il disavanzo al 31 dicembre 2015, spalmando le somme nel trentennio successivo. Questa omissione – ha specificato – ha determinato che oggi tutti i residui non potranno essere spalmati in trent’anni, salvo un nuovo accordo da raggiungere con lo Stato. Cioè con quelle forze politiche che hanno preparato e consolidato la tegola finita addosso al governo contro cui oggi sparano a zero. Credo che la politica debba essere improntata a un grande senso di responsabilità, ecco perché al governo regionale sembrava giusto dare qualche elemento di chiarezza. Lo facciamo – ha sottolineato Musumeci – con la serenità che voi conoscete e con la consapevolezza che nei momenti di difficoltà la politica deve sapere offrire soluzioni e non tentare vergognose speculazioni».

Musumeci ha anche annunciato che non ci saranno più collegati alla Finanziaria. «Non li riproporremo più, pensavamo che un bilancio snello potesse essere una soluzione. Ma i collegati sono frutto del Parlamento e il governo per stile non interviene mai a commentare le sue proposte». 

L’attacco è in parte alla sua coalizione. Ma è soprattutto alle opposizioni e al Partito democratico, che in Sicilia ha governato fino al 2017. «Perché fare terrorismo? A che serve – ha chiesto il governatore – Noi speriamo in una corale mobilitazione per tirare fuori la Sicilia dal baratro in cui altri l’hanno costretta negli ultimi trent’anni. E invece qui qualcuno vuol tentare il gioco maldestro di farsi una verginità politica. Qualcuno da carnefice vuol far finta di diventare vittima. Sapevo che il popolo siciliano ha nel codice genetico l’innata vocazione alla teatralità, ma questo significa seminare sbigottimento e incertezza tra la gente. Forse ho fatto fin troppo il presidente istituzionale. Sono cattolico, ma ho due sole guance. Stiamo portando avanti una sorta di operazione verità sui conti, e man mano che emerge qualcuno si preoccupa di minimizzare pensando di gettare il pallone dall’altra parte».

Tante le riforme proposte dal governo che restano ancora in attesa di percorrere il loro iter parlamentare. Musumeci le elenca tutte. «Il ddl sui consorzi di bonifica che darebbe dignità ai lavoratori e serenità agli agricoltori; il riordino dell’istituto zooprofilattico, la riforma della polizia locale, gli interventi urgenti in materia di abusivismo lungo corsi acqua, la riforma dell’Ipab, il ddl sul tabagismo».

E poi la riforma dei rifiuti, già calendarizzata in Aula, ma non ancora discussa. «Cosa si aspetta – è lo sfogo di Musumeci – ad approvare la legge sui rifiuti? Si può fare in due settimane: perché si vuol tenere la Sicilia sotto la spada di Damocle? A chi serve dopo un anno non approvare questa legge? Per dire che il governo Musumeci non ha approvato la riforma o per garantire qualche posizione di rendita?».

Secca, a stretto giro, la replica del capogruppo Pd Giuseppe Lupo, secondo cui «il presidente Musumeci invece di governare continua a fare una strumentale opposizione a Crocetta. Riconosca piuttosto i suoi errori che hanno di fatto paralizzato il Parlamento con una legge finanziaria a puntate. Aspettiamo che il presidente Musumeci riferisca in Parlamento se è ancora in grado di realizzare il suo programma, in caso contrario ne tragga le conseguenze. Sappia – aggiunge Lupo – che non può contare sui voti del Partito democratico che è all’opposizione ed è pronto ad affrontare le riforme di cui la Sicilia ha bisogno, non certo quelle della sua giunta che riteniamo dannose per la Regione, a partire dalla riforma dei rifiuti. Se Musumeci pensa di non avere i voti per attuare il suo programma – conclude Lupo – ne tragga le conseguenze e liberi la Sicilia dalla paralisi del suo governo». 

Miriam Di Peri

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