Regione, 1.500 assunzioni all’assessorato al Lavoro Cobas: «Persone di cui si conosce nome e cognome»

È bufera sul ddl stralcio che ha iniziato il suo viaggio tra le commissioni parlamentari all’Assemblea Regionale. Un disegno di legge che, di fatto, include tutte quelle norme non inserite in Finanziaria e che a questo punto dovranno essere esaminate singolarmente dalle commissioni competenti, a cominciare da quella Bilancio, che ne dovrà verificare l’eventuale copertura finanziaria. Ma ecco spuntare, come denunciato dal Cobas, l’ipotesi di nuove assunzioni.

Si tratterebbe, naturalmente se approvata dall’Ars, dell’assunzione «a tempo determinato alla Regione di circa 1.500 persone (provenienti dagli sportelli multifunzionali), negli uffici dell’assessorato al Lavoro (dove ci sono già circa tremila addetti di ruolo) anziché – accusa il sindacato Cobas-Codir – prevedere una norma per il loro inserimento a tempo indeterminato nelle società partecipate».

Secondo il sindacato, la politica vorrebbe «mettere le mani sopra questo bacino di lavoratori, appioppando loro il giogo a vita della precarietà». «Ovviamente non si parla di selezioni aperte a tutti i cittadini – aggiungono dal sindacato – o allo stesso personale regionale interno dotato dei necessari titoli. Si prevedono invece assunzioni riservate esclusivamente a persone di cui si conosce già nome e cognome, il tutto con la scusa che tanto paga l’Unione Europea e che il posto sarebbe solo per due anni (ma la storia insegna che alla Regione chi entra resta precario e non esce più): insomma il governo, dopo lo snellimento degli organici, vorrebbe mettere sul groppone della Regione altri 1.500 precari da soggiogare al ricatto politico».

Intanto, sempre nello stesso ddl, è stata inserita l’apertura delle porte dell’ufficio legislativo e legale per cinque nuovi avvocati provenienti da altre amministrazioni e che saranno inquadrati in comando a Palazzo d’Orleans. Una norma che anche in questo caso non piace ai Cobas, secondo cui si tratta di una «vergognosa assunzione nei ruoli regionali di alcuni avvocati senza, invece, valorizzare le professionalità interne che vengono mortificate, non essendo riconosciuto attualmente neppure il profilo professionale di avvocato. Amici – si chiude il j’accuse del sindacato – di qualcuno che conta?».

Miriam Di Peri

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