Regionali, Sgarbi candidato all’ombra di Cuffaro «Suoi elettori senza riferimento, sono qui per loro»

Vittorio Sgarbi non ha alcuna intenzione di virare sul candidato alla presidenza Nello Musumeci. Nonostante le parole del critico d’arte ai microfoni di Radio Cusano Campus lasciassero immaginare un’apertura verso la coalizione guidata dall’ex presidente della commissione regionale antimafia, Sgarbi ribadisce il suo no a un ingresso nella coalizione di centrodestra.

«Con Berlusconi – dice a Meridionews – è tutta la vita che ci parlo, non vedo dove stia la notizia. Ma io non faccio alcuna alleanza, corro da solo, candidato alla presidenza della Regione». Una scelta, quella di Sgarbi, che trova l’apprezzamento di Totò Cuffaro e che, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe proprio incoraggiata dall’ex presidente della Regione, sperando silenziosamente di strappare un po’ di consenso a Musumeci

«Con Cuffaro abbiamo parlato in queste settimane – ammette ancora Sgarbi – lui è una vittima del sistema giudiziario, la sua colpa meritava due anni, non sette». Se il critico conti di chiedere consiglio a Cuffaro sull’amministrazione della macchina regionale non è dato sapere, ma lo stesso Sgarbi ammette che «le sue competenze sono indubbie. Il problema è che i suoi elettori non hanno più un riferimento, io mi rivolgo a loro, ma mi rivolgo anche a tutti quei siciliani che hanno seguito il calvario di Contrada e di Mori. Perché ancora si sta a parlare di fatti legati a vent’anni fa e si ignora la mafia vera, si ignora la devastazione dei campi eolici e fotovoltaici, si ignora tutto». Domani Sgarbi presenterà il suo progetto a Palermo, insieme al cantante Morgan, pure lui candidato all’Ars. Ma la chiamata alle armi all’ex frontman dei Bluvertigo non è che un assaggio: «Saranno tanti gli esponenti del mondo dell’arte che sosterranno questa esperienza. Lo stesso Oliviero Toscani, che con me ha condiviso l’esperienza di Salemi, sarà coinvolto in questo progetto». 

Tutt’altro che tramontata la candidatura di Sgarbi, proseguono le scosse d’assestamento nelle grandi coalizioni, dove la transumanza da un partito a un altro non si è ancora fermata. Come nel caso di Nino Germanà, che secondo insistenti voci di palazzo sarebbe in viaggio dal campo centrista verso Forza Italia. Un’ipotesi più che concreta che libera spazi nella lista dei centristi nel Messinese, confermata dal fatto che a candidarsi da capolista sarà il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, inizialmente in trattativa con la lista dei territori di Leoluca Orlando. «Se la circostanza fosse vera – è il commento del capogruppo dei Centristi all’Ars, Marco Forzese – Nello Musumeci potrebbe inaugurare la sua campagna elettorale con l’ingresso ufficiale nel governo Crocetta». L’allusione di Forzese è legata alla vicinanza dell’assessore ai Beni culturali Carlo Vermiglio al deputato messinese.

Ma se il centrodestra di Musumeci è ogni giorno più attrattivo per i moderati siciliani, il candidato alla presidenza deve fare i conti anche con qualche uscita infelice del commissario forzista Gianfranco Micciché, che proprio ieri paragonava i Cinque Stelle all’Aids. «Ricordate quando anche in Italia ci fu un gran caos sessuale, in cui tutti facevano l’amore con tutti? – ha detto domenica intervenendo a un dibattito -. Poi spuntò l’Aids e questa cosa si fermò, si tornò a fare l’amore solo tra marito e moglie. Per questo credo sia un bene che, in un periodo di proteste, siano spuntati i 5 Stelle. Hanno fermato un momento di degrado della politica. Ma ora basta, ora fuori dai coglioni, ora bisogna tornare a governare seriamente».

Ad intervenire, questa volta, lo stesso Beppe Grillo, che dal suo blog parla di «parole folli, irrispettose in primis delle persone che ancora oggi in Italia hanno contratto l’HIV (140.000 persone), soprattutto se dette da questo personaggio, che sostiene la candidatura di Nello Musumeci insieme a tanti altri dinosauri che speravamo si fossero estinti. Parliamo di una figura che deve la sua ascesa politica a Marcello Dell’Utri, il grande mediatore di Cosa Nostra condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Parliamo di un personaggio che negli anni ’80 candidamente ammise di assumere cocaina, che si faceva portare la droga al ministero delle Finanze quando era viceministro».

Miriam Di Peri

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