«È inutile sperare nella benevolenza della sinistra o di Salvini». È con queste parole che il presidente dei Centristi per l’Italia, Pierferdinando Casini, annuncia la volontà dei moderati di rimanere autonomi nel percorso di avvicinamento verso le elezioni regionali di novembre. L’obiettivo dunque, almeno per il momento, è quello di ricompattarsi. «Bisogna superare le divisioni, riprendere il proprio destino ed essere artefici del cambiamento a partire dalla Sicilia dove siamo determinanti per qualsiasi soluzione», aggiunge il presidente della commissione Affari esteri del Senato, arrivato questo pomeriggio a Catania per prendere parte all’assemblea regionale della formazione politica nata a fine 2016 dalla scissione interna all’Udc.
Nella sala congressi dell’Hotel Excelsior erano presenti i maggiorenti del partito. A partire da Gianpiero D’Alia, che con Casini è stato autore della presa di distanza da Lorenzo Cesa, passando per gli ex assessori regionale Giovanni Pistorio e Gianluca Miccichè e il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, per arrivare ai deputati Marco Forzese, Gaetano Cani, Margherita La Rocca Ruvolo, Pippo Sorbello e Orazio Ragusa. Ad accoglierli una folla di circa seicento persone, diverse delle quali rimaste fuori dalla porta. A testimonianza di come in Sicilia lo spazio per i centristi esista ancora, ma al contempo di un impegno profuso negli ultimi giorni nel riunire i propri seguaci. «Ci siamo chiesti se saremmo stati in grado di riempire la sala – ha detto al microfono Forzese in apertura -. Abbiamo fatto le telefonate, creato una sorta di catena di Sant’Antonio con ognuno che diceva io porto mia madre, mia sorella, mia suocera».
Dagli interventi è emersa la convinzione di avere lavorato bene in questi anni di governo, difendendo una volta di più la scelta di abbandonare l’esecutivo con la legislatura in dirittura d’arrivo. «Uscire è stata una scelta coerente – ha affermato D’Alia -. Perché se diciamo che Crocetta non potrà essere ricandidato, non possiamo al contempo rimanere al governo. Se no avrebbe significato prenderlo in giro». A guardare decisamente in avanti è invece Pistorio, che nell’ultimo governo Crocetta ha svolto il ruolo di assessore alle Infrastrutture. «Sul mio operato non mi pronuncio, parlano gli atti che sono inattaccabili da chiunque – ha rimarcato -. Voglio dire invece che noi siamo migliori rispetto alla sinistra fratricida, alla destra che eccede nell’estremismo e nel populismo che va alla continua ricerca di nemici». L’ultimo riferimento, seppure sotto forma di allusione, va al Movimento 5 stelle che – a differenza di cinque anni fa – stavolta si presenta al voto con il convincimento di potere vincere. Un’autostima non condivisa da D’Alia: «In tutte le città in cui hanno sindaci si sono suicidati. Appena sono entrati in politica sono passati dall’essere credibili all’essere ridicoli».
A parlare per ultima è stata la personalità più attesa tra quelle accorse nella struttura di piazza Verga. Casini è stato acclamato dagli applausi e dagli attestati di stima degli stessi politici isolani. A partire da Forzese che, raccontando di avere viaggiato dall’aeroporto in sua compagnia, ne ha esaltato le doti al volante. «Quando si è leader si è bravi anche a portare la macchina», ha sottolineato il deputato regionale. Dal canto suo, il senatore ha sottolineato che in Sicilia bisogna compattarsi per evitare «di ridurci all’accattonaggio politico ed essere subalterni». Sulla bocciatura, per molti opportunista, del governo Crocetta, Casini ha commentato: «Voglio essere onesto: potevamo uscire qualche mese prima. Avevamo capito però che la nostra uscita sarebbe coincisa con quella del Pd, così non è stato. Ma questo è un problema loro, non nostro».
Tra i temi proposti anche quello dei migranti. Sul quale il leader dei moderati non ha usato giri di parole. «È diventata una situazione insostenibile, non possiamo più accettarne degli altri. Abbiamo dimostrato che l’Italia è un paese straordinario, con gli altri hanno scaricato su di noi la patata bollente. Ma se continuiamo con questo genere di accoglienza – ha specificato – non potremo più mantenere il decoro». Per Casini, l’obiettivo deve essere quello di stabilizzare la Libia. «Ogni Stato sta difendendo il proprio status – ha aggiunto -. Ma se la Germania li ha bloccati in entrata dalla Turchia e la Spagna dal Marocco, è stato perché davanti ha due Stati. Noi abbiamo un non-Stato. Tuttavia – ha avvertito – non possiamo attendere, scelte drastiche devono essere fatte perché prefetture e sindaci sono al limite e rischiamo di avere un rigurgito di razzismo che questo Paese non merita».
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