Regionali, a rischio stipendi di settembre?

Regionali: problemi per gli stipendi di settembre? L’interrogativo circola con insistenza in questi giorni nei ‘Palazzi’ della politica siciliana. Qualche giorno fa i giornali sottolineavano che in certi uffici dell’amministrazione regionale i dipendenti vanno a casa alle 16,00 per risparmiare sulla bolletta dell’energia elettrica. Cosa, questa, che avviene già da qualche mese.

Sempre in questi giorni non mancano parole ‘tranquillizzanti’ da parte di uomini di Governo dell’Isola. Rassicurazioni smentite, però, dai fatti. Perché per la prima volta nella storia dell’Autonomia siciliana si è verificato un fatto un po’ strano che la dice lunga sulla situazione finanziaria della Regione. Per la prima volta, a giugno, tradizionale mese di versamenti, ai dipendenti dell’Assemblea regionale siciliana non sono stati pagati gli stipendi. E per poco, per pochissimo, non sono saltate pure le indennità dei 90 parlamentari? Che sta succedendo?

Nonostante le previsioni dell’articolo 61 della legge regionale numero 2 del 2002 – legge che impegna la Regione a trasferire la dotazione del capitolo dell’Assemblea regionale siciliana in due semestralità anticipate (la prima entro 15 giorni dall’approvazione del bilancio e la seconda entro il 15 luglio) – il versamento della quota parte residua della prima semestralità non è stato ancora effettuato. Il risultato, come già accennato, è che i dipendenti dell’Ars non hanno ancora avuto pagato lo stipendio del mese di giugno.

Stando a informazioni, sembrerebbe che il dirigente del Servizio tesoreria dell’assessorato regionale dell’Economia, Gaetano Chiaro, abbia in colloqui informali addebitato il ritardo nel trasferimento al fatto che le attuali disponibilità di ‘cassa’ non consentano il pagamento dei mandati emessi. Un dato considerato preoccupante alla luce del fatto che giugno, come già ricordato, è tradizionalmente un mese di versamenti erariali. Se la Regione, a giugno, è già in ‘bolletta’ cosa succederà a settembre?

I commenti che circolano in questi giorni negli uffici di Palazzo Reale, la sede del parlamento siciliano, a proposito di un fatto che – lo ripetiamo – non si è mai verificato in passato, sono tanti. C’è chi dice che si è trattato di un caso e chi, invece, parla di un ‘dispetto’ del Governo all’Ars.

Ma c’è anche chi non affida la possibile spiegazione al caso o al dispetto. E ipotizza un quadro a tinte fosche. Spiegando che, a settembre, ci sarà soltanto un Governo in carica per l’ordinaria amministrazione. E siccome quest’anno, al di là delle chiacchiere, i soldi mancano per davvero, non si esclude che ci possano essere problemi seri di liquidità per l’esercito di soggetti che, a vario titolo, vivono di fondi regionali.

Agli osservatori attenti non sfugge, infatti, che quest’anno, per la prima volta dopo sessant’anni di Autonomia (questo è, evidentemente, l’anno dei record negativi), il bilancio della Regione è stato impugnato dal commissario dello Stato. Di fatto, buona parte del bilancio è ingestibile perché pieno di ‘accantonamenti negativi’. In pratica, quest’anno, per la prima volta, Governo e Ars hanno dovuto ridurre al minimo l’appostamento, in bilancio, di entrate fittizie. Mentre il mutuo di oltre 500 milioni di euro è stato ‘azzoppato’.

Se le entrare sono state in buna parte ricondotte sulla ‘retta’ via dalla ‘scure’ del commissario dello Stato, i pagamenti, bene o male, vanno comunque onorati. Cosa che non avviene sempre. Va ricordato che, ormai, i pignoramenti presso l’amministrazione regionale sono all’ordine del giorno. Provvedimenti richiesti dai tanti creditori che non sono stati ancora pagati.

Va aggiunto che i dipendenti della Regione non sono soltanto i 18 mila che prestano servizio negli uffici centrali e periferici. Accanto ai dipendenti regionali ci sono anche altri lavoratori. Si pensi a tutti i soggetti che prestano servizio negli enti riconducibili alla Regione. O ai circa 10 mila dipendenti delle società collegate alla stessa Regione. Per non parlare de precari ‘stabilizzati’ e ancora da stabilizzare.

Nel conto ci sono pure i pensionati dell’amministrazione regionale. Va sempre ricordato che, qualche anno fa, è stato ricostituito il Fondo pensioni della Regione. Di fatto, almeno fino ad oggi, un’idea giusta più che una realizzazione completata, se è vero che la stragrande maggioranza dei pensionati della Regione è ancora oggi a carico del bilancio.

E’ in questo scenario che si inserisce il mancato pagamento degli stipendi di giugno ai dipendenti dell’Ars. Non è da escludere, insomma, che a settembre la situazione possa diventare problematica.

 

Redazione

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