Iniziano ad arrivare i primi dati sull’affluenza per il referendum sulle trivelle. I cittadini fino alle 23 sono chiamati a dire la propria sull’abrogazione della legge che consente di rinnovare le autorizzazioni alle trivellazioni in mare entro le 12 miglia dalla costa. A poter partecipare al voto sono oltre 50 milioni di persone. I numeri, come in ogni consultazione referendaria, sono fondamentali: sarà infatti necessario il raggiungimento del quorum – fissato nel 50 per cento più uno degli aventi diritto – per validare la volontà popolare.
Ciò significa che dovranno recarsi alle urne almeno 25.393.171. Una soglia che per molti rappresenta il principale ostacolo per i sostenitori del sì, dopo che dal premier Matteo Renzi in persona nelle ultime settimane non sono mancati gli inviti a disertare i seggi e considerato che negli ultimi 19 anni soltanto nel 2011 – referendum sull’acqua pubblica – è stato raggiunto il quorum. E quella volta si votò in due giorni.
In tal senso, alle ore 12, i dati sono poco incoraggianti. Negli 8mila Comuni italiani a votare è stato l’8,34 per cento degli elettori. A livello regionale, tuttavia, l’Isola rimane indietro rispetto al resto del Paese con una percentuale del 6,36 per cento. Guardando alle province, quella in cui si è votato di più è Trapani (6,97%) seguita da Catania (6,95%), Palermo (6,64%) e Siracusa (6,55%). Percentuali leggermente più bassa a Ragusa, dove ha votato il 6,32 per cento degli aventi diritto. Sotto il sei per cento Agrigento (5,90%), Messina (5,72%). Dati più bassi a Enna e Caltanissetta, dove si è recato alle urne rispettivamente il 4,78 e 4,72 per cento degli elettori. Il Comune dove si è votato di più è Sant’Agata li Battiati (Catania) con il 11,68 per cento. Quello, invece, con la più bassa percentuale è Marianopoli, nel Nisseno: 1,39 per cento pari ad appena 22 votanti.
Le cifre, tuttavia, non consentono ancora di fare proiezioni sufficientemente accurate. E così, specialmente per i favorevoli all’abrogazione, non rimane che aspettare e magari affidarsi al ricordo del referendum 1995 sulle televisioni. Anche in quell’occasione si votò soltanto in un giorno: alle 11 del mattino era andato alle urne soltanto il 9 per cento, dato che poi a seggi chiusi – alle 22, un’ora prima rispetto a oggi – raggiunse il 58,12 per cento.
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