Il day after del referendum a Palermo è, come nel resto del Paese, zeppo di commenti post-voto. Un voto nazionale che in città viene interpretato a livello locale. A esprimersi sui social, come comprensibile, sono più i vincitori che i vinti. E oggi alle 18 a piazza Verdi il comitato Palermo dice no invita i cittadini e le cittadine palermitane a festeggiare la «cacciata di Renzi». I toni sono trionfalistici: «Chiudiamo qui la scalata del Pd, delle banche, dello sfruttamento e della mancanza dei diritti per noi cittadini. Una valanga di No sommerge Renzi, Palermo festeggia. Una grande vittoria che ne chiama tante altre». Il capoluogo si è rivelato tra le città dove il No ha ottenuto le percentuali maggiori. Lo ha ricordato già ieri sera il sindaco Leoluca Orlando, che questa mattina invece sottolinea come «la sconfitta del Pd e di Renzi deriva da tentativo di mascherare uno stravolgimento di alcuni valori della Costituzione dietro slogan vuoti». Tra i più attivi sostenitori del No, tanto da dedicare al tema un libro, c’è l’ex magistrato Antonio Ingroia. Su twitter l’avvocato si concede prima una battuta e poi un auspicio:«#Referendum, il popolo sovrano ha detto sì alla #Costituzione e no a #Renzi. È la #Rexit. Ora la #Costituzione sia finalmente attuata».
Gianfranco Miccichè, commissario regionale di Forza Italia – partito che si è schierato per il No – un po’ a sorpresa dedica «un plauso» a Gaetano Armao, «vero trionfatore di questo referendum in Sicilia». L’economista ed ex assessore della giunta Lombardo da parte sua esulta: «I siciliani non si comprano con le false promesse». Per poi tornare agli accenni autonomisti: «Le #isole danneggiate dalla riforma senza perequazione e dalla sotto-rappresentazione al Senato l’hanno rigettata con decisione».
Il parlamentare Riccardo Nuti, attualmente sospeso dal M5s per la vicenda delle firme false, ritwitta a più riprese il pentastellato Roberto Fico e poi si esprime più in generale, da attivista in carica: «Ora questo benedetto #RedditoDiCittadinanza si può realizzare?». Nessun accenno alle vicende o ai risvolti locali, soltanto l’invocazione di «una legge sulla Rai». Silenzio in generale da parte del Partito Democratico palermitano e dagli esponenti più in vista. Rimangono i tweet di ieri che, a leggerli oggi, fanno un po’ sorridere: «siamo vicini al traguardo», «affluenza alta: ce la stiamo giocando sul filo dei voti», «siamo davvero a un passo da un risultato storico». Ieri a Meridionews aveva rilasciato alcune dichiarazioni Carmelo Miceli, segretario provinciale del Pd: «Bisognerà capire come mai la Sicilia ha risposto in questo modo. Non ci sono scuse di sorta e accettiamo le conseguenze di questa che è stata una scelta democratica e partecipata». L’assessore alla Mobilità Giusto Catania prova già a rilanciare nuove ipotesi di partito: «Dopo il no, ripartire dalla Costituzione per un nuovo soggetto politico di sinistra».
Sergio Lima, di Sinistra Italiana, fa invece una riflessione più generale sulla tendenza a salire sul carro dei vincitori che, trasversale già alla partenza, palesa ora tutta la propria eterogeneità: «Basterebbe fare un giro sul sito del ministero dell’interno e leggere i dati Comune per Comune. Quelli amministrati dal Pd o dal M5s o dalla Lega o dalla lista X. E vedrete come le variazioni sono minime. Alcamo o Carini, Modica o Rosolini: i dati sono praticamente uguali. Con buona pace di chi va in tv a dire ho vinto io».
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