Chiusi ufficialmente i seggi per il referendum sulla riforma costituzionale. Con più di un terzo dei Comuni che hanno trasmesso i dati, alle 23 ad andare a votare è stato il 56,65 per cento degli elettori siciliani. La partecipazione nell’Isola è stata decisamente più bassa rispetto alla media nazionale durante l’intera giornata. Sia a mezzogiorno che nel tardo pomeriggio. Per ora il dato finale nell’intero Paese, è stato del 68,48 per cento degli aventi diritto. Anche se comunque, trattandosi di referendum confermativo, non esiste il quorum. Secondo i primi exit poll a livello nazionale, il no sarebbe in vantaggio con un vantaggio di circa dieci punti percentuali.
La provincia che ha registrato il più alto livello di partecipazione è quella di Ragusa con il 60,13 per cento. Affluenza definitiva nella provincia di Enna, dove ha votato il 56,32 per cento dei cittadini. Nel Nisseno, invece, è stato il 53,68 per cento ad andare alle urne. In provincia di Agrigento, si è registrato il 52,81, mentre nel Siracusano si è toccato il 56,71. Il dato nel Palermitano è stato del 55,43 per cento, più basso della provincia di Catania dove si sfiora il 59 per cento. In provincia di Trapani 56,14 per cento. Infine, nel Messinese la percentuale dei votanti è stata del 58,68.
Gli elettori si sono espressi sul seguente quesito: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della costituzione?». Vincesse il sì, si approva la riforma, mentre con il no, la Costituzione rimarrà immutata. Tanti i cambiamenti proposti ai cittadini. A partire dalla fine del bicameralismo perfetto, con il senato che vedrà una riduzione del numero di componenti e un restringimento delle funzioni. La riforma prevede poi il cambiamento dei rapporti tra Stato e Regioni, cancellando di fatto le novità introdotte con la riforma del 2001, l’abolizione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) e modifiche in merito alle modalità di svolgimento e indizione dei referendum e delle leggi di iniziativa popolare.
La giornata è stata contraddistinta dal caso delle presunte matite copiative difettose, con diversi elettori che in più luoghi della Sicilia – come nel caso di Catania e Gela – ma anche del resto dell’Italia hanno protestato perché, a loro dire, i tratti sarebbero stati cancellabili con una normale gomma. A riguardo le prefetture, prima, e lo stesso ministero dell’Interno, poi, hanno confermato la regolarità delle matite, sottolineando che soltanto a contatto con la carta delle schede elettorali i segni sono impossibili da cancellare. Spiegazione che, tuttavia, non ha convinto tutti. Infatti, se sui social network si è presto diffusa la voce di possibili brogli a urne chiuse, a esprimersi sulla questione è stata anche il Codacons: «Chiederemo alle Procure dell’isola – scrive l’associazione in una nota – di aprire indagini relative ai seggi sul territorio, per raccogliere le denunce degli elettori e verificare il rispetto delle disposizioni vigenti e la piena regolarità del voto».
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