Potenziare gli uffici comunali, anche valutando la possibilità di inserire personale addetto alla sicurezza in vista delle migliaia di domande che è previsto pioveranno a breve per il reddito di cittadinanza. Lo ha proposto la Cisl Palermo Trapani che condivide le preoccupazioni del sindaco Orlando e dell’assessore alla Cittadinanza solidale Giuseppe Mattina: «Le amministrazioni dovranno farsi carico di tante incombenze e di una notevole mole di lavoro. Noi come sindacato – commenta il segretario generale Leonardo La Piana – non possiamo non esprimere alcune perplessità. La prima è quella legata al personale comunale, se cioè risulta in numero sufficientemente adeguato a gestire tutte le istanze e i controlli relativi che si dovranno svolgere per l’assegnazione del reddito di cittadinanza». Il secondo dubbio riguarda «quale tipo di attività verrà assegnata ai destinatari della misura che saranno a carico dell’amministrazione comunale per i cosiddetti lavori di pubblica utilità. Ci auguriamo che non si crei un altro bacino di precariato».
A questi due temi si lega la questione del ruolo degli uffici comunali periferici delle circoscrizioni, che «saranno punto di riferimento delle istanze di tantissimi cittadini e che proprio per questo potrebbero andare incontro a possibili problemi di sicurezza», spiega il segretario generale della Cisl Palermo Trapani, sottolineando che il personale comunale sarà riferimento di persone esasperate, a volte disperate, delle famiglie più disagiate. «Ci auguriamo – conclude – che i dipendenti delle zone più difficili della città non vengano lasciati soli e che i presidi siano potenziati».
L’amministrazione ha fatto due conti in base ai dati della carta Rei. Sono state oltre 32mila le istanze per il reddito di inclusione presentate in città e di queste circa 12mila sono state accettate, determinando l’attivazione di progetti personalizzati da parte del Comune di Palermo. «Senza correzioni operative il reddito di cittadinanza rischia di essere ingestibile e in parte inattuabile – ha detto il sindaco Leoluca Orlando – non certo per colpa dei Comuni. Proprio per questo, abbiamo fatto nostre le proposte che l’Anci ha inviato al governo e, in ogni caso, stiamo già lavorando per fronteggiare al meglio un servizio che tante aspettative sta suscitando in una ampia parte della popolazione». Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando dal punto di vista politico non è mai stato tenero con il M5s. Ma questa volta il suo allarme arriva in quanto amministratore. Secondo i dati forniti dal Comune 11mila delle 12mila famiglie sono state prese in carico dai servizi sociali comunali per l’attivazione dei progetti. Dei beneficiari, circa il 30 per cento non ha alcun titolo di studio, mentre solo il 15 per cento ha un titolo superiore a quello dell’obbligo. Inoltre 20.300 adulti e 1.200 minori sono stati accompagnati o avviati a percorsi sociali personalizzati. In particolare, per gli adulti, è stato previsto l’invio al centro per l’impiego, il conseguimento titolo di studio, l’avvio di tirocini extra curriculari o tirocini finalizzati all’inclusione sociale, percorsi formativi integrati per inserimento lavorativo, orientamento e consulenza, l’avviamento ad attività di formazione per acquisizione delle competenze, laboratori di alfabetizzazione informatica.
Una piccola parte dei cittadini coinvolti con particolari fragilità (circa 480) sono stati inseriti in cooperative sociali. I minori invece hanno principalmente beneficiato, stanno beneficiando e beneficeranno di interventi legati alla formazione e al percorso scolastico, di servizi di tutela e di laboratori di impresa simulata. Il primo cittadino osserva che «i numeri della carta rei mostrano chiaramente quale sia stato e quale sia in questo momento l’impegno gravoso che gli uffici, dalle circoscrizioni a quelli centrali, hanno dovuto sopportare per offrire a migliaia di famiglie un servizio del quale l’ascolto e il dialogo sono parte integrante ed essenziale».
Il quadro complessivo viene fuori dai dati che l’assessore alla Cittadinanza solidale Giuseppe Mattina ha reso noti in vista dell’attivazione del reddito di cittadinanza e durante alcuni incontri preparatori organizzati con le strutture comunali e con altri soggetti sociali. «In base ai criteri di accesso attualmente previsti e salvo modifiche durante la fase di conversione in legge del decreto – spiega Mattina – il numero di nuclei familiari che potrebbero essere coinvolti potrebbe essere fra i 20 e 25mila». Nei giorni scorsi l’Anci nazionale ha fatto avere al governo una serie di proposte ed ha chiesto chiarimenti circa il ruolo dei Comuni, in particolare per quanto riguarda la prevista attivazione dei progetti di pubblica utilità (in ogni famiglia beneficiaria del reddito di cittadinanza dovrebbe infatti esserci almeno un componente coinvolto in progetti di questo tipo) e per quanto riguarda i controlli anagrafici che sono fondamentali per il riconoscimento del diritto al reddito di cittadinanza.
Al momento non c’è la data sul tavolo comunale di concertazione in vista del 6 marzo, sul tema delle politiche sociali c’è stato un incontro la settimana scorsa, dove si è discusso anche di questa scadenza imminente.
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