Recupero di Italiano per le matricole Unict Quest’anno un corso per gli ammessi con riserva

Leggere e far di conto non sono abilità scontate per gli studenti di scuola e università: lo dicono i dati dell’Ocse e ne prendono atto i docenti. Ma lo pensa anche l’ateneo di Catania, che a partire da quest’anno accademico non ammette ai corsi di laurea se non si assolvono gli obblighi formativi aggiuntivi (Ofa) di Italiano e Matematica.

«Si tratta di competenze che il rettore e la sua delegata alla didattica, Bianca Lombardo, hanno ritenuto imprescindibili per i dipartimenti di Scienze umanistiche, Giurisprudenza, Scienze politiche ed Economia, dimostrando una notevole sensibilità al problema». A spiegarlo è Rosaria Sardo, docente di Linguistica italiana, che nel 2004 ha cominciato a occuparsi da vicino delle conoscenze linguistiche essenziali delle giovani matricole. Lo ha fatto lavorando al progetto Compliness, un’iniziativa che ha coinvolto il dipartimento di Scienze umanistiche di Catania e l’università Roma 3.

«Gli studenti non risultati idonei ai test di ingresso – spiega Sardo – sono stati ammessi sub conditione, e per loro sono stati ideati i Corsi zero per il recupero dell’obbligo formativo in Matematica e Italiano.  A farsene carico, il Centro orientamento e formazione dell’ateneo, che per ciascuno di essi ha programmato moduli di lezioni di 30 ore. «Io stessa sono stata impegnata in questo lavoro – racconta – e per quanto riguarda l’italiano, si è lavorato sui punti critici della grammatica, come le frizioni fra dialetto e italiano, o quelle fra scritto e parlato». E aggiunge: «Piuttosto che condannarlo, occorre riflettere sulla natura dell’errore linguistico». A detta della docente, trenta ore di recupero non avrebbero certo risolto tutti i problemi dello scrivere, ma sulla scorta dei risultati, solo il 5 per cento degli studenti non ha superato il test somministrato alla fine del corso.

Per Rosaria Sardo, che quest’anno ha anche avviato un laboratorio di italiano scritto, quelli concernenti l’alfabetizzazione sono problemi che non coinvolgono solo la scuola e l’università, ma interrogano intere generazioni. «Sento di rispondere agli allarmi di analfabetismo facendo notare che manca un modello grammaticale unico: le stesse categorie di soggetto e verbo sono poco trasparenti, e dalle elementari al liceo, gli studenti cambiano definizioni e si disorientano con gli stessi concetti». Un altro problema, per la linguista, sarebbe lo scollamento fra il sillabo linguistico proposto dal Miur e gli obiettivi comunicativi del Quadro comune europeo delle lingue; ma non andrebbe sottovalutato nemmeno il ruolo dei docenti, che non sempre hanno la giusta conoscenza dei nuovi stili cognitivi e dei nuovi sistemi comunicativi. «Gli studenti sanno quello che gli viene proposto», conclude. 

Barbara Distefano

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