Ratatouille, dalle fogne alle stelle

“Ratatouille” – la storia di un topo che sogna di diventare chef, frutto della geniale collaborazione tra il regista premio Oscar Brad Bird e gli straordinari autori Pixar animation Studios – resta primo in Italia con incassi da record.

Nella divertente avventura animata Remy, pur essendo solo un topino, riuscirà nella propria aspirazione di diventare uno chef, a dispetto di tutti coloro che soffrono la fobia dei ratti in cucina. Il piccolo roditore, infatti, si ritroverà per una serie di eventi a Parigi e proprio qui, nelle cucine di Gusteau’s, uno dei più esclusivi ristoranti francesi, metterà alla prova le proprie abilità culinarie grazie all’aiuto e alla collaborazione di Linguini, lo sguattero imbranato della situazione. Insieme i due sconvolgeranno il mondo culinario conquistando il giudizio positivo di tutti i critici gastronomici del paese, tra cui il temuto Anton Ego. Per Ego il piccolo chef preparerà la ratatouille, piatto che lo riporterà con i suoi profumi e sapori all’infanzia e al dolce ricordo della madre, rendendo docile anche il più cattivo dei cattivi della storia.

Questo capolavoro d’animazione lascia incantati per quanto è curato in ogni dettaglio, per la grafica sensazionale e i personaggi straordinariamente realistici. La scena in cui un’intera colonia di topi invade le cucine del ristorante e si mette ai fornelli sotto la guida del topo chef Remy è forse la più sbalorditiva e divertente del film, per cui lo spettatore non sa se esserne orribilmente disgustato o meravigliosamente sorpreso.

Il piccolo chef in questa avventura si ritroverà diviso tra la realizzazione dei suoi sogni – diventare uno chef – e il ritorno alla realtà, la sua esistenza da topo. E’ proprio allora che l’insegnamento di Auguste Gusteau, rinomato cuoco che ha dato il nome al ristorante (”chiunque può cucinare”) si realizzerà concretamente nell’impresa del topolino francese. Il messaggio morale, tipico delle produzioni Disney, è dato da una miscela di buoni sentimenti, dalla scoperta della vera amicizia e dalla ritrovata forza nella famiglia. Il giusto combinarsi di questi ingredienti rende il film una bella favola a lieto fine in cui anche il più spietato dei personaggi, il critico Ego, passa dalla parte dei buoni e tutti, buoni e cattivi, vivono felici e contenti.

Troppo buonismo, forse? Il film è bello, dolce e avvincente quanto basta; ma un po’ troppo zuccheroso rispetto ai precedenti film a cui Pixar ci aveva abituato. La storia è delineata bene ma scorre un po’ monotona e non sembra decollare mai; nel complesso gli sketch ed il finale risultano alquanto banali e troppo prevedibili.

Basti pensare a “Shrek”, ”Alla ricerca di Nemo”, ”Gli Incredibili” o “Cars” che, oltre ad avere quel fiabesco e sottile moralismo finale, si caratterizzavano per qualcosa di più. Ebbene, dove sono finite le risate che caratterizzavano le precedenti produzioni? Un pizzico di ironia e sarcasmo in più, al di là degli straordinari risultati di grafica, sarebbe bastato a rendere questo film davvero perfetto.

In compenso, straordinariamente divertente ed esilarante è stato il corto iniziale su Stu, l’alieno impacciato, che ha preceduto il film caricando la platea di grandi aspettative tuttavia poi deluse. Forse si sarebbe dovuto puntare su una sceneggiatura meno romantica e favolistica ma più incentrata sulla satira e la parodia. O magari porre il corto iniziale al termine del film, per veder uscire dalle sale gli spettatori davvero divertiti…

Federica Motta

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