Fino ad oggi, per tutta la campagna elettorale, non aveva mai preso parte ad alcun incontro con i diversi esponenti nazionali, né aveva presenziato in occasione delle visite dei ministri in carica o della visita di Renzi a sostegno del candidato di centrosinistra Fabrizio Micari alla presidenza della Regione. Ieri, con zainetto in spalla, si è presentato, confondendosi con altri giovani universitari, nella sede del comitato elettorale di Micari dove gli studenti hanno incontrato Piero Fassino, responsabile esteri del Pd, che ha presentato il suo ultimo libro con Micari e l’ex segretario generale dell’Ars, il socialista Ninni Giuffrida. Fausto Raciti, segretario regionale dem, ha ascoltato Fassino fino alla fine del suo intervento per scambiare con lui due battute e salutarlo con un abbraccio.
Ai giornalisti, che gli hanno chiesto come mai non fosse mai intervenuto nel corso di questa campagna elettorale, si limita a dire: «Preferisco parlare sempre poco». Ma Raciti non cela il disagio con il quale vive la spaccatura a sinistra, vista la sua storica vicinanza all’area di D’Alema e Bersani che ora, da quanto afferma la sinistra dem, si vuole misurare con Claudio Fava, in un prova muscolare alle elezioni regionali, strumentalizzando il voto in Sicilia, per far pesare un’eventuale sconfitta di Micari come una sconfitta di Renzi. «In Sicilia abbiamo fatto di tutto per recuperare la frattura di Mdp, accettando un candidato rappresentate del civismo come Micari – ha detto Raciti a Meridionews – un progetto che aveva tutte le condizioni per coinvolgere anche la sinistra. Come e perché abbiano cambiato idea va chiesto a loro».
Raciti è stato anche l’esponente che all’interno del Pd ha segnato, fino alla fine della legislatura, la direzione pro-Crocetta, contro le correnti interne che scalpitavano invece su una presa di distanza dal governatore. «Spero che questa tendenza presa dalla sinistra si possa invertire – dice ancora -. Noi non consideriamo la sinistra un avversario, consideriamo avversari il centrodestra e il M5s. Abbiamo provato a fare il possibile: sono stati loro – sottolinea il segretario – in una riunione con Leoluca Orlando a fare il nome di Micari e avevamo aperto una riflessione attorno a questo nome. Oggi abbiamo un solo obiettivo: risparmiare alla Sicilia il connubio di separati in casa nel centrodestra siciliano, uniti solo occasionalmente, ma già divisi in campagna elettorale. In secondo luogo – è andato avanti il segretario – vogliamo evitare un governo del M5s che ha parlato solo di vitalizi».
Interpellato dai giornalisti, anche l’ex presidente dell’Anci ed ex sindaco di Torino a cui il Pd ha ora affidato i rapporti internazionali, Piero Fassino, ha sostenuto lo stesso appello all’unita della colazione alla vigilia del voto, giocando anche lui le ultime carte. «Penso che abbiamo fatto di tutto per recuperare un rapporto a sinistra. Se è prevalsa nei dirigenti del Mdp una scelta di divisione e rottura non è colpa nostra», ha detto Fassino. «Quanto avvenuto con le elezioni in Sicilia – ha proseguito – appare sempre più una divisione strumentale da far pesare a livello nazionale. Non è un mistero per nessuno che ci sono molti che sperano in umana sconfitta di Micari e del centrosinistra in Sicilia per poi scaricare questa sconfitta su Renzi. Domenica qui non si vota per governare l’Italia, ma una regione importante come la Sicilia». Intanto Fava è sicuro: «Prenderò molti più voti di Micari».
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