Racconto per immagini del mondo

I giovani produttori e registi, che nei mesi precedenti hanno frequentato seminari e laboratori di EsoDoc 2008, sono arrivati a Catania per partecipare alla fase finale del progetto. La giornata più importante è stata quella della pitching session nell’ex monastero dei Benedettini: la “Pre-visione” dei film in progetto attraverso la proiezioni del primo materiale girato. Schierata davanti ai giovani cineasti una commissione di fama internazionale formata da Leena Pasanen (European Documentary Network), Don Edkins (progetto “Why Democracy?”), Sally Ann-Wilson (Commonwealth Broadcasting Association) e Alexandre Brachet (Compagnia Upian.com).
 
Dei ventidue partecipanti all’European Social Documentary soltanto tredici sono stati i progetti presentati e approvati:ritratti di persone e di contesti storici che attraverso “le cinéma de vérité” verranno raccontati, in un modo pur sempre personale e soggettivo. 
Tirava l’ aria da ultimo giorno di scuola tra questi ragazzi, il cui fine non era proprio il diploma, ma trovare partner finanziari e ricevere consigli per migliorare ogni singolo progetto.
 
La “Commission Editor” era lì, e ognuno di loro parlava – per circa 15 minuti – cercando di rendere quanto più interessante e convincente la presentazione della propria ‘creatura’. Nel susseguirsi poi delle presentazioni fioccavano apprezzamenti reciproci, risate, applausi, le amicizie più forti tra alcuni e le gelosie di altri: proprio come una classe che si presenta agli esami.
 
Eppure, anche se giovani, questi film maker hanno già accumulato una notevole esperienza in giro per il mondo. Per esempio Anna Colom, barcellonese, dopo la laurea triennale, ha realizzato una serie di documentari sociali sull’Africa occidentale. “Il progetto presentato qui – ci ha detto – si chiama ‘Sol de Tijuana’ dove Sol sta per Soledad, una donna messicana che vive a Tijuana, città al confine tra Stati Uniti e Messico, da un po’ di tempo tagliata in due dal muro che gli americani hanno fatto costruire. Mi ha colpito il suo vedere ogni giorno due realtà opposte eppure tanto vicine: la ricca e benestante San Diego, dove lavora come donna delle pulizie, e la povera Tijuana, dove insegna ai bambini di strada, con la speranza che la scuola li salvi da un destino fatto di droga e di miseria”.
 
Come questa tante altre storie alla ricerca di finanziatori e co-produttori. I componenti stessi della commissione possono dimostrare il loro interesse a piazzare il film, o invece limitarsi a dare consigli utili a progetti palesemente più adatti per determinati emittente tv, network… piuttosto che per altri. “Perché ognuno – dichiara Pasanen – ha canoni di ricerca ben precisi: gli inglesi per esempio non vogliono né film doppiati né con i sottotitoli e ciò porta delle conseguenze pratiche; gli scandinavi accettano di più forti storie personali… E necessariamente la drammaturgia della storia non deve annoiare. I topic sociali, politici, di globalizzazione sono i più richiesti…”.
 
Insomma da una parte si dice che il documentario creativo lascia spazio al film maker, dall’altra si deve scontrare con la dura realtà nazionale e internazionale: frequentare i “pitch” (il più grande è ad Amsterdam con circa 130 “commission editor”) e cercare di uniformarsi al mercato.
 
Provvidenziali i suggerimenti tecnici (tipo di inquadrature e sequenze) da attuare e le osservazioni critiche sui contenuti dei trailer. Per esempio su ‘Soledad de Tijuana’ Leena Pasanen suggerisce: “Le scene sono tante e brevi, avrei preferito una sola situazione affrontata in modo più approfondito”. “Troppo veloce il ritmo, ma mi è piaciuta tanto l’inquadratura iniziale del muro tra Usa e Messico” aggiunge Sally Wilson.

 
Mentre per il trailer ‘Fata morgana’ di Zaradasht Ahmed (che tratta il sogno di ragazzi maghrebini di raggiungere l’Europa) la commissione si è detta poco convinta della mancata interazione tra il regista e i personaggi; per “We remember” di Juliana Litsch Landfried (che racconta di quattro anziane donne peruviane – in un particolare contesto sociopolitico – le quali cercano di trasformare un centro di torture in un santuario del ricordo) Leena Pasanen si è compiaciuta del fatto che la film maker abbia vissuto per due anni in Perù interagendo con la popolazione locale.
 
Nell’aspettare di vedere realizzati questi e altri progetti (noi di Step1 li terremo d’occhio per voi), vi rimandiamo alla prossima edizione dell’EsoDoc, scadenza delle iscrizioni prevista per il 3 marzo 2009. La domanda la potete trovare qui: http://www.esodoc.eu/dmdocuments/esodoc_application_form_2009.doc
 
 
(ha collaborato Marina Currao)

Stefania Oliveri

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