OrfeoTv nasce a Bologna nel 2002, e prende il nome dall’omonima strada del centro. È la prima Street tv italiana, una televisione pirata, illegale, senza autorizzazione statale, che occupa i coni d’ombra senza interferire con altri segnali. Come nasce un cono d’ombra? Grazie ad un ostacolo che impedisce il passaggio del segnale nazionale lasciando così libera una porzione di etere.
Quest’esperienza di un gruppo di amici bolognesi diventa il soggetto dell’unico cortometraggio italiano selezionato dal progetto WhyDemocracy?, ‘Interferenze‘.
Già, perché, a dispetto delle numerose leggi italiane che proibiscono questo tipo di tv e prevedono fino a un anno e mezzo di carcere per la creazione di emittenti locali pirata, sembra proprio che StreetTv faccia rima con democrazia. Ne sono convinti quelli di OrfeoTv: “L’articolo 19 della Dichiarazione dei Diritti Umani afferma: ogni individuo ha il diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso qualunque mezzo e senza riguardo a frontiere. Noi siamo come i contadini senza terra che hanno occupato le terre non coltivate in Brasile o nell’Italia degli anni 50”.
È un modo diverso di fare tv, alternativo alle reti nazionali pubbliche e private e in Italia ancor più necessario. È la gente comune ad essere chiamata in prima persona a partecipare, non semplicemente a guardarla. Una sorta di ‘citizen tv’ o tv partecipativa in cui inevitabilmente i più deboli hanno un ruolo da protagonisti: periferie, immigrati, speculazione edilizia sono i temi principali.
Sull’esempio della tv bolognese ne sono nate molte altre in Italia, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, dove il caso più famoso è stato quello degli operai di Termini Imerese che hanno dato vita a Telefabbrica, oscurata tempestivamente nel 2003. Stesso destino per la napoletana Disco Volante Tv.
Quella delle StreetTv appare dunque una battaglia persa in partenza ma che almeno può vantare radici molto profonde. A OrfeoTv ne sono certi: “Fu Pericle a parlare della democrazia come quel luogo in cui nemmeno un grammo di intelligenza sociale va perso. Non come una testa un voto, regole e procedure certe. Ognuno deve mettersi a dire qualcosa e deve esserci un luogo in cui questo possa esprimersi”. Fortuna per lui che non sia nato nell’Italia dei nostri giorni.
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