Non ci sarebbe da stupirsi se negli ultimi tempi qualche turista in visita al Monastero dei Benedettini avesse visto tingersi di rosa le guance paffute dei putti alle finestre. Sarà che le glorie letterarie lusingano tutti, anche la dura pietra. Sarà, insomma, che sono sempre più gli studenti che scrutano la facciata in cerca di ispirazione per un racconto con cui aggiudicarsi il primo premio di “Raccontare il Monastero”.
Il concorso letterario, giunto alla terza edizione, è promosso dalla Facoltà di Lettere di Catania per valorizzare la sua sede, prestigiosa e unica, e renderla ancora una volta musa ispiratrice. Il complesso monastico di San Nicolò, infatti, ha già un illustre passato letterario: Federico De Roberto ne fa un luogo-metafora nel suo capolavoro, “I Vicerè”, oltre che un presente cinematografico, nella recente trasposizione del romanzo derobertiano nell’omonimo film di Roberto Faenza.
Ma tutto ciò riguarda il suo passato e l’immagine di elefantiaca espressione fisica di una altrettanto grande esercizio del potere: quello dei monaci benedettini, la cui vita all’interno del Monastero – loro dimora dal 1578 – troviamo descritta nelle pagine derobertiane. Da allora, il Monastero ha assunto le più svariate funzioni facendo del riutilizzo la sua cifra. In un certo modo, un destino scritto già nella fondazione sui resti romani che ancora oggi possiamo ammirare.
È così che la stratificazione, un viaggio dalle viscere della terra, sempre smosse e rimescolate dal vulcano, alla superficie serena dei grigi e dei bianchi dell’esterno, stupisce il visitatore che dalla domus romana sotterranea, attraverso i corridoi labirintici che nascondono antichi mosaici, viene fuori come da una lunga apnea a prendere aria nella pace dei chiostri (appena ristrutturati). Ma per testimoniare la sua presenza e la sua funzione attuale, questo edificio di grande interesse storico e culturale doveva essere “raccontato” e, prima ancora, conosciuto da chi lo vive quotidianamente.
Era questa l’idea che ha portato chi scrive a proporre, sulle pagine del forum della Facoltà di Lettere, l’istituzione del concorso. Idea accolta con entusiasmo dal Preside Enrico Iachello e presto realizzata. Da allora uno dei principali scopi dell’iniziativa è quello di portare l’attenzione sul Monastero e sui suoi luoghi, sulla sua storia e sulle sue storie. Un’operazione culturale rivolta all’università e alla città, con l’intento fare di uno dei punti di massimo interesse un vero e proprio polo di attrazione, forte della sua storia ma anche di ciò che oggi è in grado di produrre in termini di cultura. E grazie alla creatività degli studenti, è venuto fuori un sorprendente ritratto a più mani di ciò che questo luogo è oggi.
Nei diversi racconti – non solo in quelli vincitori – si trova una testimonianza importante della vita universitaria che svela l’immaginario e le aspettative dei suoi “attori”. Si vede così come il Monastero sia tutt’altro che un involucro o un estraneo scenario della quotidianità, ma un punto di riferimento ricco di significati e, in definitiva, un’espressione di chi lo vive. Di nuovo, il Monastero dei Benedettini diventa una metafora, e metafora del presente. In cosa questa consista sono i racconti stessi a indicarlo. Schermato dalle sue alte mura, il Monastero appare come un luogo in cui coltivare un’alternativa possibile a una città vista come caotica e soffocante. Dalla via di San Giuliano (inattesa protagonista di molti racconti) si raggiunge la Piazza Dante: qui, qualcuno si ferma ad osservare l’enorme, incompleta, chiesa; altri la facciata o lo scalone monumentale, prima di arrivare ai luoghi “preferiti”, che possono vantare la maggiore presenza negli scritti: primi fra tutti i corridoi, instancabilmente percorsi in tutti i racconti, poi i chiostri, il cortile, il giardino dei novizi.
Sono ancora poche le storie ambientate nello spazio, recentemente riaperto, del coro di notte, come nella domus romana e nell’Auditorium. Eppure è proprio qui che si svolge la cerimonia di premiazione di “Raccontare il Monastero”: nell’Auditorium Giancarlo De Carlo che con i suoi piani sovrapposti, le sue asimmetrie, la cascata di sedili rossi che sembra voler proseguire – proprio nel punto in cui si è fermata- la discesa della lava, compendia le vicende costruttive del Monastero e le sue stratificazioni, suggellandone la storia e la vita.
*Serena Ciranna è una studentessa della Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania. Il concorso “Raccontare il monastero” è nato da una sua idea.
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