SI STAMPANO TANTI GIORNALI, MA SE NE LEGGONO SEMPRE DI MENO
di Viviana Di Lorenzo
Se pensiamo ai grandi film stranieri, soprattutto americani, un elemento che li accomuna e che probabilmente osserviamo senza stupirci, è una scena, che si ripresenta in molte pellicole: quella cioè in cui gli attori iniziano la loro giornata facendo colazione davanti ad un bel giornale, recapitato direttamente a casa propria ogni mattina.
Da queste scene, si comprende limportanza che ha la possibilità di avere uninformazione adeguata e sempre aggiornata, senza la quale non si può cominciare la giornata nel migliore dei modi. Se ciò ha un peso rilevante nella vita irreale dei film, si può dire altrettanto per la vita vera? La carta stampata occupa ancora un posto considerevole? Funzionano ancora i giornali cartacei?
Senza ombra di dubbio, oggi le notizie circolano con una velocità incredibile e se un tempo si doveva attendere che uscisse il giornale del mattino per avere informazioni, oggi bastano pochi minuti per far sapere a tutto il mondo ciò che succede in qualunque luogo e in qualsiasi momento. Ciò è possibile grazie alle tecnologie, soprattutto ad internet, che con la sua rete consente di diffondere, istantaneamente e in tempo reale, qualunque notizia, sia essa un gossip, una vicenda di cronaca o di politica che viene immediatamente colta e registrata grazie a nuovi strumenti, quali possono essere le tablet, o un semplice cellulare, con il quale registrare interviste o fare dei video.
Naturalmente, ciò avrà senzaltro dei riscontri e delle conseguenze nelle vendite dei giornali e nella possibilità che questi hanno di guadagnare grazie alle pubblicità pubblicate. La Federazione italiana editori giornali (Fieg) ha diffuso nei giorni scorsi i dati relativi al triennio 2011-2013, ed è emerso un quadro non positivo. Infatti, il periodo preso in esame può essere considerato di difficoltà, soprattutto negli ambiti più importanti delleditoria, ovvero la pubblicità e la diffusione.
La televisione occupa ancora un posto di rilievo, rispetto ai giornali, nel guadagno che ne ricava dalla pubblicità. Soprattutto nel 2012, leditoria ha avuto un calo rilevante negli introiti pubblicitari di circa 630 milioni di euro, se si prende in considerazione il periodo che va dal 2006 al 2013. I guadagni percepibili grazie alla pubblicità sono una fonte importante per le case editrici, che stanno vivendo un periodo di crisi, ma la televisione resta ancora il settore primario per la diffusione degli spot, favorita da una maggiore visibilità e propagazione.
Anche nel settore della diffusione e della lettura si sono registrate delle riduzioni nelle vendite. I quotidiani, ad esempio, hanno raggiunto il numero più basso di copie vendute nel 2012, mentre lanno scorso cè stato un leggero miglioramento; per i settimanali si è riscontrata una diminuzione del 10,7 % , mentre è peggiore il dato riguardante le vendite dei mensili, che vedono un calo del 15 %.
Insomma si parla di numeri notevoli, che influiscono sicuramente sul campo editoriale. Se da un lato si è registrato un calo nelle vendite delle copie cartacee, invece si deve evidenziare laumento delle copie digitali, che dal 2011 al 2013 sono aumentate nettamente.
Questo momento di complessità riscontrato dal bilancio effettuato dalla Fieg mette in evidenza le difficoltà avvertite anche dal punto di vista occupazionale. Infatti le conseguenze sono state registrate perfino riguardo il numero crescente di giornalisti che si sono visti esclusi dal settore editoriale, senza poter far nulla.
Probabilmente è necessario pensare ad un nuovo modo di lavorare nel campo delleditoria, riflettendo sulle possibili soluzioni che possano avvicinarsi al ruolo moderno dellinformazione. La capacità con la quale, oggi vengono diffuse in modo immediato le notizie, tramite la rete o lutilizzo dei social network, deve essere visto dalleditoria come un modo innovativo di lavorare, tutelando in ogni caso limportanza della carta stampata.
È necessario ripensare al ruolo importante che svolge da sempre linformazione, veicolo di conoscenze sul mondo politico, economico, sociale. Le case editrici devono riflettere sui cambiamenti da apportare per far tornare o anche per far avvicinare, forse soprattutto i giovani, alla lettura dei giornali.
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