Qui va in onda Radio ateneo

Chissà cosa penserebbe Margaret Thatcher riascoltando una sua intervista alla 131000 Radio della Brune University datata 1972, nel corso della quale affermò che la Gran Bretagna non avrebbe mai permesso a una donna di diventare primo ministro. Possiamo immaginare. invece, di quale fama goda Christian Verwaerde tra gli universitari di Lille: nel 1969, per tenere a battesimo la prima radio universitaria francese, l’allora giovane studente di elettronica utilizzò come antenna la rete metallica del suo letto, mentre, per rilevare gli ascolti, chiese ai colleghi di spegnere le luci nelle loro camere: un’invenzione da far invidia ad Audiradio.

Aneddoti a parte, resta il fatto che, specialmente nel Regno Unito, già alla fine degli anni Sessanta, la radio sia entrata nella tradizione e nella cultura universitaria; negli Stati Uniti, in Canada, in Argentina, in Messico e in Cile. le prime esperienze risalgono addirittura al periodo immediatamente successivo al primo conflitto mondiale.

In questi paesi, si è attribuito un ruolo di primo piano alle radio perché. in realtà, esse recepiscono delle funzioni che sono proprie della stessa Università: sostengono l’orientamento e la didattica, veicolano la cultura locale (musica compresa). svolgono un ruolo di primo piano nella diffusione delle informazioni. alimentano il dibattito e la dialettica cercando di coinvolgere quanti vivono ogni giorno all’interno del campus.
In Italia, invece, la radiofonia universitaria prende piede più tardi con l’avvento di altri presupposti: la produzione normativa degli anni Novanta, che ha portato a una rivalutazione delle autonomie locali e ha riconosciuto nella comunicazione un fattore strategico e la riforma universitaria, che ha messo in moto un sistema di competizione tra gli atenei.

La prima radio universitaria, Facoltà dì frequenza. nasce a Siena nel 1999 e resta oggi un punto di riferimento nel settore. In questi sette anni il panorama delle radio universitarie è cambiato: uno sguardo alle iniziative in corso mette in luce quanto sia eterogeneo questo fenomeno e come, al suo intento, si possano individuare diverse tipologie: le web radio, conte Fuori Aula Network di Verona (febbraio 2005), Radio Zammù di Catania (marzo 2006), oltre a Radio 6023 del Piemonte Orientale e a Radio F2 dell’Università Federico l di Napoli che dovrebbero prendere il via già quest’autunno. Altre esperienze di radiofonia universitaria sono quelle che vedono impegnati gruppi di studenti nelle eminenti locali: è il caso di Fuoricorso a Trento (nata alla fine del 2001 su iniziativa dell’Opera universitaria), che va in onda su Radio Dolomiti e ha recentemente avviato una collaborazione con la Radio Rai regionale.

Ci sono poi Radio Frequenza di Teramo (aprile 2003) con quattro ore di programmazione quotidiane su Radio Activity, Radio Campus Village di Foggia con un appuntamento settimanale su Inforadio (ottobre 2004). Radio Campus Bligny di Savona dell’Università di Genova (maggio 2005), con una rubrica trasmessa ogni domenica da Radio Savona Sound, e, infine, Pavia Live U (ottobre 2004), con sette ore settimanali su Radio Ticino, ideate, gestite e realizzate dall’omonimo gruppo studentesco finanziato dall’ateneo pavese. A un’ulteriore categoria appartiene Facoltà di frequenza che trasmette simultaneamente via etere e via web, direzione verso la quale si stanno muovendo l’Università di Padova (Radiobue, fine 2002) e l’Università di Torino. Qui dopo il lancio nel marzo 2005 di Ricerca la frequenza – rubrica dedicata ai temi della ricerca scientifica – l’ateneo ha dato il via alle prove generali della radio on line con un notiziario e alcuni radiodrammi.

A margine di questa carrellata, segnaliamo le attività dei laboratori di alcune università, come per esempio quello dell’Università Lumsa di Roma (2005) e dello latini di Milano (2003) e le iniziative dell’Università di Pisa con Quarto d’ora accademico (2005) e di Viterbo (Notiziario accademico. 2006), che mettono a disposizione un notiziario on line prodotto esternamente da un gruppo di giornalisti.

Al termine di questa carrellata possiamo osservare come una più decisa apertura alla radiofonia da parte del mondo accademico sia avvenuta in tempi recenti ed è questo interessamento che intende intercettare Raduni, il coordinamento degli operatori radiofonici universitari composto da studenti, laureati e professionisti del settore. L’associazione, in occasione dei Radio Incontri di Riva del Garda (dal 2 al 4 giugno prossimi), illustrerà gli obiettivi che intende perseguire: sensibilizzare gli atenei italiani a dare il via a nuove emittenti universitarie, incoraggiare la ricerca e la sperimentazione in questo ambito della comunicazione. Il futuro delle radio universitarie italiane è appena cominciato. Solo su queste basi potrà nascere un circuito universitario che agevoli lo scambio, la formazione e la crescita di iniziative culturali veicolate dal mezzo radiofonico.

Romeo Perrotta

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