Questo matrimonio non s’ha da fare

Il binomio donne – politica non sembra voler attecchire nella nostra società. Negli ultimi anni diversi governi in carica hanno parlato di inserire per legge delle quote minime di presenza femminile all’interno delle rappresentanze politiche nazionali e, malgrado ci sia già stato bisogno di fare una legge, non sembra sortire l’effetto delle “pari opportunità”.

In Parlamento la presenza delle donne, su un totale di 630 deputati, è solo di 100. Al Senato, rispettando la proporzione (arrotondata per difetto, ovviamente) è di 44 senatrici su 322.

Si potrebbe obiettare che, a certi livelli, la bramosìa di potere sia maggiore e gli uomini, in questo, hanno più voce in capitolo nell’assegnare le sedie non fosse altro perchè, ancora, si trovano loro nelle”stanze delle decisioni”. Ma se si vanno a controllare i livelli più bassi di rappresentanza politica, regionale, provinciale e comunale, ci si accorge che il fenomeno non tende a scomparire ma, anzi, raggiunge dei picchi preoccupanti.

Alla regione Sicilia su dodici assessori, solo tre sono donne e tra i deputati regionali sono appena quattro su novanta membri dell’assemblea.

Passando alla provincia di Catania, le donne si devono iniziare a cercare con il lanternino e non è detto che si trovino. Dei quattordici assessorati provinciali, solo i due relativi alle politiche culturali e alle pari opportunità hanno una rappresentanza femminile. E meno male che alle pari opportunità l’assessore è donna!

Non c’è ombra di gonne invece tra i 45 consiglieri provinciali.

E’ pur vero che l’interesse maggiore per il mondo della politica è più presente negli uomini piuttosto che nelle donne, ma le poche rappresentanti del “gentil sesso” ancora faticano parecchio a raggiungere posizioni di prestigio.

In Francia la prima esperienza di primarie ha consacrato una donna a contendere il titolo di Primo ministro francese. E mentre Ségolène Royal potrebbe diventare il primo presidente rappresentante del mondo femminile nella storia della Repubblica francese, da noi la più alta carica politica ricoperta da una donna è quella di Ministro della Repubblica. Sono sei le donne ministro del governo attualmente in carica, ma solo una lo è con un incarico pieno e relativo “portafoglio”: Livia Turco, ministro della Salute.

Se si va a guardare a livello regionale, le carica più alte sono quelle di tre rappresentanti che guidano gli assessorati relativi all’industria, lavori pubblici, ambiente e territorio e quella relativa alla presidenza della Commissione regionale ambiente e territorio.

Certo non molto.

Pregiudizi? Mancanza di fiducia nelle reali capacità delle donne in ambito politico? Sta di fatto che il divario di rappresentanza parte da livelli molto bassi della società. Basti pensare che alle ultime elezioni studentesche per la designazione dei venti rappresentanti agli organi superiori dell’Ateneo catanese, solo uno è stato il seggio assegnato ad una donna.

Fossimo almeno pienamente soddisfatti dell’operato degli uomini…

Michele Spalletta

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