Quante volte a teatro, magari annoiati o in preda ad una incontenibile vena creativa, avete sognato di poter cambiare il corso della rappresentazione? Da circa un anno, grazie ad una giovane associazione di attori, è possibile. “Improvvisazione a delinquere”, un nome che è tutto un programma, è nata appena un anno fa a Catania, ed è l’unica compagnia del sud Italia a portare in scena spettacoli di improvvisazione teatrale. Eliana Esposito, Carmela Buffa Calleo, Olivia Spigarelli, Raffaella Esposito, Silvia Scipilliti, Orazio Alba, Amalia Contarini, Gabriella Foti, Riccardo Foti e Giuseppe Calaciura, capitanati da Bruno Cortini, in circa un’ora e mezza vi trascinano da un improbabile dramma shakespeariano dal titolo “L’Idraulico” a una telenovela brasiliana. Uno spettacolo che non può mai essere uguale a se stesso. E il tutto grazie al pubblico in sala e alla bravura degli attori, tutti professionisti tranne due nuove leve.
È il Teatro del Canovaccio di via Gulli ad aver ospitato finora questo tipo di spettacolo, ma ora i suoi 54 posti sembrano non bastare più. Sin dall’arrivo al botteghino, si viene presi alla sprovvista: paghi il tuo biglietto e ti allontani con carta e penna in mano, e un cartoncino da un lato rosso e da un lato bianco. Il tutto pensando “E mo’ che faccio?”
La prima fase è intuibile: agli spettatori è richiesto di dare sfogo alla fantasia annotando un verbo, un luogo, un oggetto, una professione, un’emozione e una frase: serviranno da spunti per le improvvisazioni.
In sala, due squadre di attori irrompono sulla scena sulle note dei Queen. Il presentatore, Bruno Cortini, anche lui attore, dà le coordinate. Si sta per assistere ad un “gioco teatrale, una sfida dal sapore medievale”, esagera.
Undici improvvisazioni, incrociate o alternate (che hai voglia a spiegarlo, ma finché non si vedono, non si immaginano) e alla fine di ognuna, sarà il pubblico a votare, brandendo in alto il cartoncino dal lato del colore della squadra preferita.
Lo schema è fisso: Bruno Cortini, dopo aver eletto un re e una regina con funzione di arbitri, pesca una scheda e, tra la suspense generale, sceglie uno spunto. Deciso il tipo di improvvisazione, la categoria e la durata, la squadra ha solo 30 secondi per riunirsi.
“In quel momento abbiamo giusto il tempo di dirci ‘Vai tu, ti chiami così, e fai più meno questo’. Rimpiangiamo un copione!” ci spiega ridendo Eliana Esposito.
Ed è proprio così che si assiste, ad esempio, ad un monologo intitolato “Morire” – frutto della macabra fantasia di uno spettatore – dove una bara si lamenta del suo triste mestiere e un’amante distrutta dal dolore rimpiange la morte di Zio Paperone.
Tutto da immaginare anche un elogio funebre, giusto per restare in tema, che ha come parola chiave “puzzare”.
E così, tra uno sketch e l’altro, il pubblico in sala si ritrova a ridere dandosi di gomito col vicino, o a concentrarsi per capire quale sia il sottile filo, spesso ironico, che lega le azioni di quello o quell’altro attore al tema. Il tutto senza perdere di vista la bravura della compagnia, ché improvvisare non è facile, e coinvolgere ancora meno.
Chi con l’esilarante mimica di cui è dotato, chi con l’impostazione da interprete di teatro dialettale, ogni attore cerca di aiutare i compagni, pronto anche a rimodellare il proprio istantaneo canovaccio secondo le azioni dell’altra squadra. Sempre secondo il capriccio del pubblico.
Non sembra strano così, assistere ad una puntata di “Uomini e donne” o alla trasposizione in scena della storia d’amore della coppia di arbitri: un poliziotto di cui non si capisce bene quale sia il nome e quale il cognome e una insegnante che, per il marito, è un carabiniere. Quando la vita imita l’arte…
A chiusura, un pubblico ormai pronto a tutto, non riesce più trattenere le risa alla visione della stessa scenetta riproposta in più stili: smemorato, ipergentile e volgare.
Come dice Bruno Corsini, l’iniziatore di questo genere in Italia, “solo nella nostra lingua ‘recitare’ non si dice ‘giocare’”. Non è sempre vero, ma rende bene l’idea che sia proprio il gusto per il gioco ad unire ciò che troppo spesso oggi appare distante: il divertimento e la tecnica.
Perché va bene improvvisare, ma loro si allenano, ché, per dirla alla sicula, ‘nessuno nasce imparato’. “Non è detto che tutti gli attori tetrali siano improvvisatori, noi facciamo degli allenamenti specifici, ci caliamo in ipotetiche situazioni”, ci spiega Giuseppe Calaciura. Assumono scioltezza e pratica, insomma.
“Sarebbe bello un giorno confrontarci anche con i nostri colleghi di Roma, o Bologna. Si potrebbero organizzare tanti bei tornei”, aggiunge Eliana Esposito. Ma intanto ce li abbiamo qui, e possiamo approfittarne.
Il pubblico è soddisfatto e ritorna, “Anche perché, specie le prime volte, vogliono vedere se è davvero tutto improvvisato, non si fidano”, ride Giuseppe.
Adesso si pensa a un appuntamento settimanale, sempre al Teatro del Canovaccio, per accogliere più richieste, e a riproporre lo spettacolo al “Gatto Blu”.
Ps A proposito: nelle prossime settimane tenete d’occhio Step1, potrebbe farvi… una bella improvvisata.
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