Quanto vale offrire un cero a Sant’Agata?

L’offerta della cera a Sant’Agata è una tradizione che affonda le sue origini sin dal 1435 quando re Alfonso ne formalizzò l’obbligo per le maestranze e per i quartieri in alternativa a offerte in denaro. Oggi, cessato l’obbligo, l’offerta del cero nasce dall’intimo rapporto tra il devoto e la Santa traendo origine dalla richiesta di una grazia o dal ringraziamento per una ricevuta.

Le cererie del centro storico di Catania parecchi giorni prima della festa di Sant’Agata sono già un viavai di persone. C’è chi prenota l’acquisto di ceri di decine di chilogrammi, chi si informa semplicemente dei prezzi che variano a seconda delle dimensioni: le candele bianche è possibile acquistarle anche ad 1,50 euro, i ceri gialli alti un metro possono arrivare anche a tre euro. Il prezzo dei ceri più alti può arrivare a due euro a chilogrammo.

“La dimensione dei ceri dipende dal voto di ciascuno – afferma la titolare di una nota cereria – spesso la gente che ha ricevuto una grazia per problemi di salute acquista ceri corrispondenti al proprio peso. La festa di Sant’Agata è una delle poche feste, insieme a quella di Sant’Alfio a Trecastagni, dove la devozione è rimasta immutata nel tempo. Vengono da noi persone che pur non stando bene economicamente non rinunciano a donare un cero a Sant’Agata”. 

“La cera offerta sul Fercolo la chiamiamo rottame, perché non può essere utilizzata altrimenti –afferma mons. Rosario Currò, parroco della Basilica Cattedrale – questa durante la processione viene caricata sui camion lungo il percorso per essere portata direttamente al macero”.

Proprio per evitare che i ceri venissero distrutti poche ore dopo, l’allora arcivescovo di Catania mons. Bommarito qualche anno fa invitò i fedeli a comprare solo candele bianche.

“L’appello sortì gli effetti sperati – continua mons. Currò – e da allora, ogni anno, un terzo della cera offerta in sagrestia è bianca. Una parte la utilizziamo in Cattedrale durante l’anno ma la gran parte la doniamo alle parrocchie più bisognose della città”.

L’offerta della cera corrisponde spesso ad un voto: la miracolosa guarigione da una malattia, l’intercessione di Sant’Agata per la vita dei propri cari. Il voto si scioglie lentamente nelle spalle di ciascuno, lungo un estenuante pellegrinaggio fino a Piazza Borgo, o in alternativa a Piazza Palestro nella processione del 4 Febbraio. La vita dei devoti è pronta così a ricominciare in attesa che la lunga notte di Sant’Agata ritorni e il rito ripetersi inesorabile.

Riccardo Consoli

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