Quanti cambi di casacca nel nuovo Consiglio dei 40 Così le alleanze elettorali insidiano gli schieramenti

Diminuisce il numero dei consiglieri, ma restano tanti i volti noti che torneranno a sedersi tra i banchi di sala delle Lapidi. I nomi non sono ancora ufficiali, ma basandosi sul voto, in attesa della verifica della commissione, ci sono ritorni importanti, addii dettati dal responso delle urne o dal normale turnover all’interno dei partiti e new entry: poche e tutte donne, al netto dei grillini, probabile effetto della doppia preferenza di genere. Lo scacchiere del nuovo Consiglio comunale, che per la prima volta conterà 40 pedine anziché 50, spicca per i cambi di direzione di molti eletti dovuti soprattutto alla rimodulazione delle alleanze. 

E proprio le alleanze rischiano di costare care a Leoluca Orlando. La sua vittoria, perentoria, schiacciante, potrebbe nascondere infatti un punto di flesso proprio nel melting pot venuto fuori dalle urne. Se infatti cinque anni fa l’ascesa di Orlando, seppur consacrata solo al ballottaggio, aveva portato in dote uno zoccolo duro di consiglieri strettamente legati al sindaco, lo stesso non si può dire dei 24 che andranno a comporre la nuova maggioranza, dove gli orlandiani senza se e senza ma non superano la decina. Tanti i fedelissimi del professore rimasti appiedati dall’esito degli spogli. Tanti e buoni i risultati degli alleati che costringeranno il primo cittadino a perseguire seriamente il facciamo squadra che segnava i manifesti della campagna elettorale.

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Il Partito democratico, depotenziato del simbolo e con la lista in condivisione con gli alfaniani, ha fatto il suo dovere. Dal dato degli eletti a uscirne meglio è la corrente che fa capo a Giuseppe Lupo, che porta a casa due dei cinque seggi di Democratici popolari, con i consiglieri uscenti Carlo Di Pisa e Giovanni Lo Cascio. Meno bene il fronte cracoliciano dei dem, mentre ben figura il renziano Dario Chinnici, promosso, così come Rosario Arcoleo, dopo la gavetta in consiglio di circoscrizione. Ma a dominare il listone dei Dp è senza dubbio Francesco Scarpinato, centrista, che con i suoi 3431 voti è il primo dell’intera coalizione orlandina. Una curiosità: Di Pisa, Lo Cascio e Scarpinato, i tre dei cinque eletti che hanno già partecipato alla corsa verso sala delle Lapidi, nel 2012 sostenevano tre candidati sindaco diversi e nessuno di questi era Orlando, ma rispettivamente Ferrandelli, Costa e Caronia.

Persino nel Movimento 139, creatura del sindaco riconfermato, gli eletti non sono tutti ferrei sostenitori del primo cittadino. I fedelissimi, infatti, sono stati ridistribuiti tra la lista che porta il nome del partito e Palermo 2022, ma con alterne fortune. A fare più rumore è il calo verticale di Totò Orlando. Il presidente del Consiglio uscente non replica il record di preferenze del 2012, supera di una manciata di voti Paolo Caracausi, ex Idv e reduce dal gruppo misto, e finisce addirittura dietro a Sandro Terrani (uno che ha attraversato buona parte del centrodestra passando da Pdl a Grande Sud). E dietro anche al sorprendente Fabrizio Ferrara, giovane consigliere uscente che, dopo una legislatura da quasi indipendente nel Pd, si presenta da primo eletto del Mov139 con le sue 1650 preferenze ricevute, forte anche dell’appoggio di Luca Sammartino, che ha così dimostrato ai democratici di potere dire la sua anche nel capoluogo di regione. Degno di nota anche il buon risultato di Valentina Chinnici, al suo esordio tra i banchi di sala delle Lapidi.

Orlando dovrà tenersi caro anche il fronte Uniti per Palermo, che consegna alla maggioranza due nuove leve provenienti da Grande Sud: Inzerillo e Zacco. E tre volti nuovi: Caterina Meli e la dermatologa, docente e ricercatrice Valentina Caputo e Giuseppina Russa. Da Palermo 2022 arriva anche il
ras degli ex Pip, Mimmo Russo, entrato cinque anni fa a Palazzo delle Aquile in quota MpA a sostegno del candidato di destra, Alessandro Aricò. E si fa decisamente notare anche l’inatteso exploit della sinistra, per una volta unita, con la lista di Sinistra Comune che supera il sei per cento, ma soprattutto sottoscrive la schiacciante vittoria politica di Giusto Catania. Il quasi ex assessore alla Mobilità, papà della Ztl, si prende il seggio da primo degli eletti tra i suoi e assiste alla rovinosa caduta del fronte anti-Ztl: da Nadia Spallita a Marcello Robotti, passando per Massimo Merighi, in tanti si sono candidati ma nessuno di loro è stato eletto. Se poi ci si aggiunge che Catania ha mietuto consensi anche in quel centro storico interessato dal provvedimento anti traffico, il successo personale è difficile da discutere. Nessun problema per l’altra assessora uscente, Barbara Evola, seconda nella classifica degli eletti di Sinistra Comune, che si completa con l’esordiente Katia Orlando, maestra, e l’ex consigliere di circoscrizione Marcello Susinno

Il primo banco di prova per la nuova maggioranza sarà rappresentato dalla nomina del nuovo presidente del Consiglio. Leoluca Orlando vorrebbe continuare sulla strada già tracciata, con il suo omonimo del Mov139. Ma gli altri, superiori quanto a numero di voti ed espressioni di gruppi interni alla maggioranza, saranno disposti a fare un passo indietro? La politica, si sa, più che sui programmi, si fonda sui numeri. E in un Consiglio comunale dove per la prima volta il presidente (così come i suoi vice) sarà passibile di sfiducia, forse il sindaco dovrà rivedere la sua indole da accentratore. Così come dovrà fare per la ripartizione delle cariche nei Cda delle partecipate. 

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Se Atene piange, tuttavia, Sparta di certo non ride. Forza Italia lascia in eredità a Fabrizio Ferrandelli tre pezzi da novanta, anzi, due e mezzo: il sempre presente Giulio Tantillo, Andrea Mineo e Sabrina Figuccia,  esordiente sorella del parlamentare regionale Vincenzo e discendente della dinastia Figuccia, che prende il posto in Consiglio del padre, Angelo. Qui il volto nuovo è quello della psicologa Roberta Cancilla. Si rivede Marianna Caronia, prima in assoluto tra le donne candidate, che proprio a Ferrandelli e a Orlando aveva conteso la poltrona cinque anni fa. Porta con sé Elio Ficarra, primatista di preferenze due elezioni fa e l’ex assessore allo Sport di Cammarata, Alessandro Anello, politicamente molto vicino all’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio. 

In questo caso l’incognita è data dalla volontà espressa dallo stesso Ferrandelli di estendere l’esperienza dei Coraggiosi anche alle prossime Regionali. Come si porrà nei confronti degli alleati in caso di una candidatura del suo neonato partito al di fuori degli schieramenti? E ancora, come si concilierà la guida dell’opposizione da parte di Ferrandelli con la figura di Tantillo, capo aperto al dialogo della minoranza negli ultimi cinque anni? In Consiglio saranno, oltre allo stesso Ferrandelli, in tre a tenere alta la bandiera dei Coraggiosi: l’avvocato Claudio Volante, non certo un ferrandelliano della prima ora e i due fedelissimi del candidato sindaco: Cesare Mattaliano e il giovane Giovanni Tarantino, consigliere uscente della quinta circoscrizione, dove era stato eletto in quota Pd. 

Per trovare un gruppo formato interamente da facce nuove, però bisogna bussare in casa del Movimento cinque stelle. Ugo Forello, campione assoluto di preferenze, guiderà l’opposizione grillina, ma dovrà vedersela con l’irruenza del suo sfidante alle
comunarie, il poliziotto sindacalista e pasionario pentastellato Igor Gelarda, l’unico a rimanere saldo sul treno delle primarie a cinque stelle, salvo poi essere sconfitto al voto tra gli attivisti. Insieme a loro altri tre: l’architetta Giulia Argiroffi, anche lei reduce dalle primarie, da cui si è ritirata prima del voto, Viviana Lo Monaco e la psicologa Concetta Amella.

Gabriele Ruggieri

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