Pupi antimafia, va in scena storia di Livatino Il giudice ragazzino? «Un eroe dimenticato»

Ha cominciato la sua attività vent’anni fa come ricercatore al Museo delle Marionette di Palermo. Poi decide di diventare anche lui un puparo e di dar vita ad un ciclo epico tutto suo. Angelo Sicilia, palermitano di 45 anni, ha tolto le armature ai paladini di Francia e li ha fatti diventare Pupi antimafia, con i quali racconta le storie di eroi siciliani uccisi per mano di Cosa nostra. Andrà in scena venerdì 18 marzo alle 21 all’Auditorium della Rai (viale Strasburgo 19) in anteprima, una nuova storia raccontata dai suoi pupi: Storia di Rosario Livatino. Un giudice per bene. «Quella del giudice Livatino è una storia dimenticata – dice Sicilia – il coraggio del giudice ucciso a 38 anni dalla Stidda è antistorico, inattuale. Giovanissimo, alla procura di Agrigento, ha provato a contrastare la stidda. Era anche un uomo di fede che considerava il suo lavoro legato alle parole del vangelo. Adesso c’è anche in corso una causa di canonizzazione per il giudice ucciso». 

Rosario Livatino negli anni ’80 svolse un lavoro investigativo straordinariamente importante che lo portò a scoprire il malaffare e la corruzione della mafia agrigentina. «La figura del giudice Livatino – racconta ancora Sicilia – risulta eccezionale. Egli scoprì gli intrecci tra mafia, politica e corruzione in un periodo difficile, gli anni ’80, e in un territorio, quello agrigentino, in cui coesistevano ben due mafie: la Stidda e Cosa nostra. Lo spettacolo vuole essere un momento di riflessione sull’operato del giudice ragazzino, così venne chiamato all’epoca, che portava avanti quotidianamente il cammino di fede e il senso di giustizia, facendone un insieme senza distinzioni nella vita».

Con i Pupi antimafia ha cominciato circa quindici anni fa, raccontando a Cinisi la storia di Peppino Impastato: «Ho visto che il pubblico era molto coinvolto, – spiega il puparo – i bambini attenti, così ho deciso di continuare raccontando queste storie di eroi dei nostri tempi, un nuovo repertorio». Per lui l’opera dei pupi tradizionale è finita nel 1954 «quando la Rai ha cominciato a trasmettere quotidianamente programmi in Tv – aggiunge – i teatrini si sono via via svuotati e bisognava inventarsi qualcosa di nuovo per farli sopravvivere. Così dopo Peppino Impastato ho raccontato la storia di Falcone e Borsellino, Placido Rizzotto, Turiddu Carnevale, Pio La Torre, Padre Pino Puglisi, i fasci siciliani, e adesso arriva quella del giudice Rosario Livatino». Presto Angelo Sicilia sarà anche in tournée con i suoi pupi, andrà in Emilia Romagna con la storia di Peppino Impastato e in Friuli Venezia Giulia con Falcone e Borsellino. «Noi abbiamo il nostro teatro e museo a Caltavuturo, – conclude il puparo – tra poco ne inaugureremo un altro a Carini, il 2 aprile».

Alessia Rotolo

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