Dopo la notizia dell’apertura di una indagine della procura sul progetto di riattivazione del poligono di tiro di Punta Izzo, gli attivisti del coordinamento di Punta Izzo Possibile hanno presentato un esposto per chiedere il sequestro preventivo dell’area dell’ex poligono. «Questo – commentano gli ambientalisti assistiti dall’avvocato Sebastiano Papandrea – nell’attesa che gli inquirenti facciano piena luce sulla vicenda e dopo aver appurato che l’esecuzione della messa in sicurezza, che è parte integrante del disegno su quel tratto di costa augustana, attesterebbe l’avvenuto inizio dei lavori di realizzazione del progetto della Marina militare».
Lo scorso 28 gennaio, su delega del sostituto procuratore Antonio Nicastro, gli inquirenti hanno acquisito parte della documentazione dagli uffici della Soprintendenza di Siracusa. In una nota ufficiale, l’organo dell’assessorato regionale ai Beni culturali aveva negato l’accesso al progetto di demolizione e ricostruzione del poligono della Marina, che prevede anche il rifacimento della strada d’accesso e la realizzazione di un piazzale sul tratto costiero. Per questi lavori, era stata la stessa Soprintendenza, il 12 luglio del 2013, a rilasciare l’autorizzazione paesaggistica alla direzione del Genio militare per la Marina di Augusta.
Adesso, nella nota firmata dalla soprintendente Rosalba Panvini e dalla dirigente Rita Insolia, viene riferito che il progetto autorizzato «riguarda anche quei lavori di messa in sicurezza delle infrastrutture» dell’ex poligono, eseguiti nel febbraio 2017 e consistiti nella chiusura degli accessi principali e nella realizzazione di una recinzione di paletti metallici fissati al suolo con cemento, a poche decine di metri dalla battigia. «Un intervento – denunciano gli attivisti – che ha comportato il taglio della vegetazione cresciuta ai margini dell’area addestrativa che corrisponde, peraltro, con una zona sottoposta a vincolo paesaggistico d’inedificabilità assoluta». La scorsa estate, i membri del coordinamento Punta Izzo Possibile avevano già presentato un primo esposto in procura, poi integrato con la documentazione ricevuta a gennaio dal responsabile per la trasparenza del ministero della Difesa.
«L’eventualità che i lavori proseguano e vengano portati a termine – commentano gli attivisti – fa correre il serio pericolo di aggravare le condizioni dell’area costiera o di protrarre le conseguenze dannose dei supposti reati paesaggistici su cui indaga la procura». A questo proposito, gli attivisti hanno richiesto al comando militare marittimo di Sicilia di chiarire se anche le indagini georadar, fatte eseguire nei mesi scorsi dal Genio militare, facciano parte o siano connesse alla realizzazione del nuovo poligono. Dalla documentazione ufficiale risulterebbe che lo scopo dichiarato di queste indagini «verte nel riconoscimento di eventuali tubazioni presenti nel sottosuolo della struttura in oggetto».
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